Ambiente, alimentazione, infiammazione e neurodegenerazione

Articolo del 02 Maggio 2021

«Spesso si sottovaluta la connessione tra stati infettivi e/o infiammatori cronici e la neurodegenerazione, come quella dell’Alzheimer» dice il dottor Paolo Giordo, neurologo, medico specializzato in omeopatia ed esperto di nutrizione. «L’infiammazione cronica può essere considerata la madre di tutte le malattie e può promuovere uno stato neurodegenerativo anche senza che questa sia presente all’interno del cervello. I fattori causali e concausali di uno stato infiammatorio cronico sono tutti intorno a noi. L’inquinamento ambientale, le polveri sottili, i composti organici volatili, l’uso massiccio di igienizzanti, detersivi, fitofarmaci, e via dicendo, contribuiscono a produrre uno stato infiammatorio cronico». Condizione che può danneggiare le cellule cerebrali.

Possibile co-fattore patologizzante è anche l’alimentazione spazzatura, «che inonda il nostro corpo, e quindi anche il nostro cervello, di inquinanti di ogni tipo» prosegue Giordo. «Se dobbiamo seguire una via per porre un freno a queste aggressioni è quella di una sana alimentazione fatta di cibi naturali biologici e integrali; dovremmo cercare di vivere in un ambiente quanto più possibile vicino alla natura, poiché la presenza di verde e di alberi ha effetti neuroprotettivi e contribuisce ad attivare diverse popolazioni di neuroni.

L’attività fisica, poi, promuove il riequilibrio ormonale e immunitario.

Anche molti supplementi ci possono aiutare per mitigare lo stato infiammatorio cronico, come la curcuma, la boswellia, la withania, l’astragalo, la cannella, sostanze che esplicano un’azione antinfiammatoria e immunomodulante. L’aglio e il timo hanno poi proprietà antibatteriche e antivirali. Il coenzima Q10 è indispensabile al mantenimento delle riserve energetiche cellulari, la cui presenza nel sangue tende a diminuire con l’età e con l’uso di alcuni farmaci, per esempio le statine. Sono importanti anche le vitamine liposolubili (A, D, E, K2) che hanno affinità con le cellule cerebrali e ne regolano il funzionamento. Un altro integratore utile in queste condizioni è l’NADH (nicotinamide adenina dinucleotide) che deriva dalla vitamina B3 e che è coinvolto in tutta la produzione energetica del sistema nervoso.

Interessanti risultati si sono visti nell’Alzheimer con l’uso dell’olio di cocco contenente trigliceridi a catena media che vengono scomposti in corpi chetonici che entrano nel metabolismo energetico della cellula nervosa. Con uno stile di vita e alimentare sano e l’assunzione degli adeguati integratori si possono ottenere buoni risultati nel malato di Alzheimer, soprattutto se in una fase iniziale o intermedia, quando cioè l’organismo ha la capacità di rispondere alle sollecitazioni».

 

Fonte: TerraNuova.it

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