Anticorpi monoclonali: A marzo possibile distribuzione negli ospedali.

Articolo del 29 Ottobre 2020

Gli anticorpi monoclonali hanno curato il Presidente Trump e, quando saranno disponibili su larga scala, potranno essere la soluzione che metterà fine alla pandemia, per come la conosciamo. In Italia, la ricerca è portata avanti dal polo d’eccellenza senese, il Mad Lab della Fondazione Toscana Life Sciences. Per capire i tempi e la strategia di distribuzione Sanità Informazione ha intervistato Emanuele Andreano, ricercatore Monoclonal Antibody Discovery.

Dottor Andreano, state per iniziare la fase sperimentale clinica degli anticorpi monoclonali sull’uomo? Come si struttura questa fase, e quando verrà completata?

«Puntiamo ad entrare in clinica prima della fine dell’anno. Lo studio inizierà con una prima fase di valutazione della cosiddetta “safety and tollerability” per valutare la sicurezza del nostro anticorpo. Questo è un prerequisito fondamentale e siamo estremamente confidenti dell’esito positivo di questo studio. Successivamente, l’anticorpo verrà testato per la sua efficacia terapeutica in soggetti positivi per il Covid-19».

La Fase 3 della sperimentazione prevedrà una coorte di pazienti ampia?

«L’organizzazione degli studi clinici è attualmente in fase di definizione e pianificazione».

Presumibilmente, quando potrà arrivare negli ospedali la prima dose del vostro monoclonale?

«Se le fasi cliniche procedono bene, per marzo–aprile l’anticorpo potrebbe essere disponibile».

Qual è la principale differenza tra i vostri monoclonali e quelli usati da Trump?

«Ci sono due differenze principali. In primis, l’anticorpo MAD0004J08 che abbiamo selezionato ha dimostrato in vitro una superiore capacità di neutralizzazione del virus rispetto agli anticorpi somministrati al Presidente Trump (prodotti dall’azienda americana Regeneron). In secundis il nostro anticorpo è un monoclonale, ovvero copie di un singolo anticorpo, mentre Regeneron somministra contemporaneamente due anticorpi differenti».

La sperimentazione della società californiana Eli Lilly sugli anticorpi monoclonali è stata interrotta, perché? Ci sono rischi di reazioni avverse?

«Gli anticorpi monoclonali vengono ormai utilizzati da molti anni soprattutto nel campo dell’oncologia dimostrando da sempre di essere un prodotto sicuro. Lo studio di riferimento è uno studio randomizzato in doppio cieco con controllo-placebo. Ad oggi non sono ancora note le motivazioni per le quali è stato momentaneamente interrotto e quale braccio dello studio sia coinvolto, ma è importante considerare che i trials clinici, proprio perché “trials”, vengono svolti per evidenziare eventuali problematiche non osservabili in vitro. È grazie a questi studi che si dà garanzia alle persone della sicurezza del farmaco candidato senza correre il rischio di sottovalutare, soprattutto in questo periodo di emergenza, possibili effetti collaterali».

In poche parole e semplici, come funzionano gli anticorpi monoclonali?

«Gli anticorpi monoclonali principalmente hanno tre diversi meccanismi di azione: neutralizzare, forare la superfici dei patogeni e richiamare altre cellule del sistema immunitario per attaccare virus e batteri. Il nostro anticorpo neutralizza il virus legando e bloccando la ormai nota proteina “spike”, posta sulla superficie del virus ed utilizzata da quest’ultimo per entrare ed infettare le cellule dell’ospite. Una volta bloccata la spike, il virus non è più in grado di infettare il nostro organismo».

Quanti anticorpi ci possono essere in una sacca di plasma, e qual è stata la difficoltà maggiore che avete trovato nell’individuare il vostro anticorpo monoclonale?

«Il plasma di un uomo adulto può contenere diverse decine di milioni di anticorpi e la maggior parte di questi saranno diversi tra loro. In seguito ad infezione o vaccinazione la quantità di anticorpi specifici verso un determinato patogeno aumenta anche se attaccheranno il virus o il batterio in modo diverso dimostrando anche una variabile efficacia. Nel nostro caso, abbiamo selezionato l’anticorpo più potente da oltre 4000 candidati ed una singola copia di questo anticorpo può essere migliaia di volte più potente del 99% degli anticorpi sviluppati in seguito ad una infezione naturale».

La differenza principale tra anticorpo monoclonale e vaccino?

«Bisogna distinguere due tipi diversi di immunizzazione: l’immunità attiva, ovvero il vaccino che una volta somministrato stimola il sistema immunitario per produrre naturalmente gli anticorpi, e l’immunità passiva, ovvero gli anticorpi monoclonali che vengono direttamente immessi nel sistema per debellare il virus. Nel primo caso lo sviluppo di un’immunità forte richiede qualche settimana e può permanere per diversi anni, mentre nel secondo caso il potere terapeutico è immediato ma la sua efficacia può durare fino a 6 mesi prima di dover essere sottoposti ad una seconda dose».

Se riusciste a mettere a punto la distribuzione, potreste arrivare prima del vaccino, e sareste il game changer?

«Questo è il nostro obiettivo, arrivare quanto prima possibile in clinica per poter salvare quante più vite possibili ed uscire da questa pandemia».

La produzione di anticorpi monoclonali è complessa e costosa, o grazie alle nuove possibilità laboratoriali si è trovata una sintesi agile di produzione su larga scala?

«Grazie all’avanzamento tecnologico e metodologico degli ultimi anni è ormai possibile sviluppare anticorpi ad un costo molto inferiore rispetto a prima. Infatti inizialmente il costo di produzione era di diverse migliaia di dollari al grammo mentre adesso si può raggiungere un costo fino a 10 volte inferiore».

 

FonteSanità Informazione