Come verrà distribuito il vaccino Pfizer e l’allerta della logistica.

Articolo del 12 Novembre 2020

Scatole termiche, ghiaccio secco, sensori di temperatura e Gps. Per la distribuzione del vaccino anti Sars-Cov2 Pfizer ha messo a punto un piano anche per la sfida nella sfida: trasportare le fiale di vaccino dal sito di produzione agli ospedali, garantendo lungo tutte le fasi del viaggio una temperatura costante di -75 gradi. Le tolleranze sono minime: la temperatura potrà salire fino a -60 gradi o scendere fino a -90 gradi. Fuori da questo range, il vaccino perderà la sua efficacia.

Una complicanza non da poco per il candidato vaccino sperimentale di Pfizer e BioNTech, il primo che dovrebbe arrivare sul mercato, si stima a gennaio, se gli ultimi studi clinici avranno successo. La Commissione europea è in contatto con la Big pharma per la fornitura di 200 milioni di dosi, da distribuire tra gli Stati dell’Unione, con un’opzione di acquisto per ulteriori 100 milioni di dosi.

La catena del freddo

Le fiale destinate al mercato europeo saranno prodotte a Puurs, in Belgio. Per garantire la catena del freddo, Pfizer e BioNTech hanno messo a punto un dettagliato piano logistico. Il trasporto delle dosi dei vaccini dalla fabbrica e fino al punto di somministrazione sarà effettuato da Pfizer e dai suoi fornitori di servizi logistici utilizzando uno speciale packaging termico progettato ad hoc. Si tratta di una scatola con pareti termoisolate e interno a temperatura controllata: grazie a un alloggiamento per ghiaccio secco, può garantire la temperatura richiesta (-75 gradi) fino a 10 giorni.

A vigilare sulle dosi di vaccino contenute nella scatola un sensore termico collegato a un Gps, che invia in tempo reale a una torre di controllo centralizzata la temperatura rilevata all’interno della scatola, lungo tutto il tragitto. Nulla sarà lasciato al caso. Ogni scatola avrà un peso di circa 31 kg: questo permetterà alla rete logistica un agevole trasporto via nave o aerea fino ai principali centri di smistamento nazionali, e poi via terra fino ai punti di somministrazione del vaccino dislocati sul territorio.

Ogni scatola può contenere da 195 a 975 dosi di vaccino. Entro il primo trimestre del 2021 Pfizer disporrà anche di una confezione per lotti più piccoli. Una volta arrivate negli ospedali, le dosi potranno essere stoccate in appositi frigoriferi, se la struttura ne è dotata, oppure potranno rimanere nelle scatole in cui hanno viaggiato: inserendo una nuova quantità di ghiaccio secco, le scatole manterranno la temperatura di progetto per altri dieci giorni. L’operazione è ripetibile.

200 candidati al vaccino

Quello di Pfizer non è l’unico vaccino in arrivo. Nel mondo si lavora a oltre 200 candidati: 47 sono in fase clinica e 11 in fase 3 (tra cui quello di Pfizer). «Il problema non sarà distribuire il vaccino, ma averlo», spiega Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, che aggiunge: «Quando arriveranno vaccini efficaci, l’industria non si farà trovare impreparata sul piano logistico. Consegneremo le dosi agli ospedali rispettando le linee guida. Bisognerà piuttosto programmare molto bene la loro distribuzione sul territorio nazionale, soprattutto se come speriamo i vaccini saranno più di uno. Servirà un sistema di tracciamento per capire quale vaccino è stato somministrato e a chi».

L’allarme della logistica

E proprio sul tema della distribuzione in Italia dei vaccini anti Covid è già suonato più di un campanello d’allarme. Nei giorni scorsi, Confetra ha inviato una lettera al governo chiedendo la convocazione urgente di un tavolo con operatori e istituzioni per prepararsi «in maniera serena ma strutturata e pianificata» a questa importante sfida. Al momento, però, gli operatori della logistica non sono stati ancora convocati.

Secondo Assoram, che riunisce gli operatori commerciali e logistici della distribuzione primaria di farmaci, «da 1 a 10, la risposta delle istituzioni fino a ora è stata -1». E proprio ieri Assoram ha provveduto a inviare un sollecito alle istituzioni per chiedere l’avvio di un tavolo di confronto tra Stato e operatori sul tema.

Il ruolo di Malpensa

L’aeroporto di Malpensa, da parte sua, è pronto ad accogliere grandi quantità di prodotti farmaceutici e dispone già di strutture di transito e stoccaggio adeguate. All’interno della cargo city di Malpensa sono presenti circa 3.700 metri quadrati di aree a temperatura controllata (da -20 a +15) dedicate esclusivamente ai prodotti farmaceutici. Dalle informazioni disponibili, sembrerebbe che gli altri candidati vaccini possano essere trasportati a temperature più simili a quelle dei vaccini classici (-8/-2 gradi), quindi Malpensa sarebbe in grado di svolgere il ruolo di hub nazionale dei vaccini.

Spiega Giovanni Costantini, cargo manager di Sea (la società di gestione dell’aeroporto): «Qualsiasi richiesta particolare, come la necessità di contenitori frigoriferi o attrezzature speciali per il trasporto o la conservazione di vaccini a temperature inferiori, come ad esempio i -70 gradi, saranno gestite dagli spedizionieri e dai terminalisti, che gestiscono i magazzini in aeroporto, ai quali Sea darà tutto il supporto necessario. Stiamo lavorando – prosegue Costantini – con tutti gli attori della filiera, dai gestori dei terminal cargo agli spedizionieri, dall’associazione degli aeroporti a Federfarma, alla Protezione Civile, per facilitare la gestione della distribuzione del vaccino e individuare la strategia migliore».

Una priorità per il Governo

Ma per assicurare una distribuzione realmente efficace e senza colli di bottiglia, serve una regia nazionale e, quindi, è auspicabile che la messa a punto di una supply chain adeguata a gestire questa situazione senza precedenti entri al più presto tra le priorità del governo e del Commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri.

 

Fonte:  24+ de IlSole24Ore

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