Tamponi e test rapidi, regioni in ordine sparso: dove si possono fare e a quali prezzi.

Articolo del 12 Ottobre 2020

In principio c’era il tampone molecolare, il gold standard per le diagnosi da Covid, che si poteva fare solo ed esclusivamente se chiamati dalla Asl. Da settimane però il panorama è cambiato radicalmente e dopo l’avvento dei test sierologici che scoprono attraverso gli anticorpi se si è venuti in contatto con il virus ora c’è la possibilità di fare nel laboratorio sotto casa anche l’ambitissimo tampone con prezzi che vanno da 60 a 120 euro ma in alcuni casi arrivo fino a oltre 200 euro. Un’opzione però possibile solo in Lombardia, Emilia, Veneto, Piemonte, Basilicata e Trentino. Nelle altre Regioni, invece, il tampone dal privato è off limits anche se si paga di tasca propria. Il Lazio però ha appena siglato un accordo con i laboratori che consentirà di poter fare i tamponi rapidi – test antigenici ora impiegati massicciamente nelle scuole – al costo di 22 euro.

Dove fare i tamponi nelle Regioni

Da diversi giorni il Servizio sanitario attraverso i suoi dipartimenti di prevenzione ha superato la soglia dei 100mila tamponi al giorno. Test che si fanno su pazienti sintomatici, ma anche su tutti i contatti (il famoso tracciamento) che, ora che inizia la stagione delle sindromi influenzali, farà salire ancora di più il fabbisogno di tamponi visto che spesso i sintomi si confondono. Da qui l’apertura di alcune Regioni alla possibilità per i cittadini di fare dal laboratorio privato, pagando di tasca propria, il tampone con costi che variano in media dai 60 ai 120 euro.

Tra i centri privati più grandi con una rete capillare di laboratori in tutta Italia ci sono ad esempio Synlab, presente in Italia in otto Regioni (Lombardia con oltre 130 punti di prelievo, Liguria, Toscana, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Campania, Emilia Romagna) e Lifebrain presente in 17 Regioni che con un costo medio di 80 euro (85 a Trento e 60 in Basilicata) garantiscono l’esame con il tampone dove le disposizioni regionali lo consentono dietro comunque prescrizione medica. Gli stessi centri in tutta Italia offrono anche i test sierologici con costi da un minimo di 20 euro per il test qualitativo fino a un massimo di 60 per il test quantitativo. «Ad oggi abbiamo eseguito oltre 500mila tra test sierologici e tamponi, mettendo al centro professionalità e massima qualità dei nostri servizi analitici, forti di una rete logistica e territoriale che ci consente di offrire un supporto capillare in 17 regioni italiane», spiega Riccardo Manca, direttore generale del Gruppo Lifebrain. Che tra l’altro lavora anche a fianco di aziende per effettuare i test tra i lavoratori – ad esempio la Ferrari – e del mondo dello sport «in favore di club calcistici e Federazioni nazionali, come la Federazione Italiana Pallavolo o la Fir», aggiunge Manca.

Il caso dei test rapidi, Lazio apripista

La nuova frontiera degli esami per il Covid sono i test rapidi antigenici che danno i risultati in 15-20 minuti anche se sono meno affidabili. Ci sono due versioni: quello che assomiglia al tampone tradizionale perché le modalità di prelievo sono le stesse (si usa un lungo cotton fioc da inserire nel naso) e per questo sono stati ribattezzati “tamponi rapidi” e poi i test salivari che prevedono il prelievo della saliva e sono dunque meno invasivi. Entrambi questi test sono attualmente sperimentati in modo massiccio nelle scuole. Il Lazio ha deciso di fare da apripista e ha siglato da poco un accordo con le associazioni di categoria Aiop, Federlazio, Anisap e Unindustria per portare in circa 200 laboratori i tamponi rapidi anti-genici al prezzo calmierato di 22 euro.

Il test di riferimento per una diagnosi di Covid, comunque, al momento resta quello molecolare e i prezzi sono standardizzati. Il “cotton fioc” con la provetta di trasporto del materiale naso-faringeo raccolto, quindi la prima fase, costa 1-1,50 euro; il reagente più l’ammortamento della macchina dai 18 ai 25 euro a seconda della tecnologia, a cui va aggiunta la “manodopera” del chimico, 40-45 euro.

L’affidabilità dei test antigenici che ricercano proteine e non l’Rna del virus arriva invece all’85%. Quindi un valore molto vicino al tampone tradizionale, in grado soprattutto di scovare i positivi quando la carica virale è alta. La cartina di tornasole sul costo di questi test l’avremo con la gara Invitalia per 5 milioni di test per le scuole.

E i cosiddetti salivari? «I test sulla saliva sono in stand-by in attesa di validazione – precisa Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli) – Saranno sicuramente il futuro, ma prima occorre superare l’elemento che ne ritarda l’autorizzazione: la saliva è un fluido che varia notevolmente da persona a persona, è quindi una variabile che incide troppo sul risultato. E parlare di prezzi in questa fase è presto».

Medicina di laboratorio, così è cambiata in 20 anni

Che siano laboratori pubblici o privati, chi non mostra alcun sintomo di malattia, nè ha avuto contatti stretti con persone positive e vuole farsi il tampone ha solo una strada: pagarsi il test, qualunque esso sia.

«Ogni regione può applicare la tariffa che richiede più opportuna, dal punto di vista del sistema sanitario regionale (Ssr), con un range tra i 60 e gli 80 euro. Ma il Ssr ha poche possibilità di svolgere questa attività, perché è dedicata quasi esclusivamente ai ricoverati» spiega Clerici.

Infatti i laboratori privati eseguono i tamponi anche per soggetti pubblici. «Per esempio la Lombardia, nei mesi dell’emergenza, ha sottoscritto convenzioni con due diversi laboratori (uno francese e l’altro in provincia di Napoli) per processare migliaia di campioni al giorno che non si riusciva a processare – continua Clerici -. Oggi siamo autonomi, se non arriva la seconda ondata, riusciamo a gestirli».

Le unità operative autonome di microbiologia oggi operanti in italia sono poco più di 40, oltre alle centinaia di sezioni di microbiologia che si trovano all’interno dei laboratori ospedalieri misti (cioè che occupano di microbiologia, biochimica ed ematologia). Non sono pochi eppure non bastano. «Questo perché negli ultimi 10 anni i laboratori pubblici hanno perso dal 25 al 30% del personale, non hanno finanziamenti e sono considerati un costo – riprende Clerici – Questo è successo nel momento in cui i laboratori hanno fatto il salto di qualità: da attività semimanuale all’automazione. Da qui, sono passati due concetti sbagliati: i laboratori sono un’ entità di produzione, una sorta di catena di montaggio, e rappresentano un costo fisso. Invece sono un utile investimento di prevenzione pubblica. La medicina di laboratorio rappresentata in tutte le sue discipline è infatti una medicina che definisce diagnosi precise. Ogni esame viene analizzato, verificato, c’è un controllo e un incrocio dei dati del paziente, è un lavoro clinico».

A oggi non possiamo sapere quante persone sane si rivolgono ai centri privati per eseguire il tampone, ma tra circolari e dpcm che invitano a farlo se si prenota un vol o ci si reca in certi Stati, la popolazione che fruisce di questi servizio è un numero importante.

«Se ci fossero stati gli investimenti in questa attività, la domanda poteva essere drenata anche dai laboratori pubblici – conclude Clerici -. Io sarei in difficoltà se un’azienda mi chiedesse di fare un screening ai dipendenti, dal momento che a mala pena riesco a soddisfare le esigenze della popolazione del mio territorio». E le Ats? «In Lombardia le Ats fanno solo attività di controllo e programmazione, mentre una volta le Asl avevano i laboratori di igiene e prevenzione». Già, la famosa medicina del territorio.

Fonte: IlSole24Ore