COVID-19: Tutte le tipologie di tamponi che vanno a caccia del virus.

Articolo del 21 Settembre 2020

Che si vada a ricercare l’Rna virale o gli antigeni, i test nasofaringei o salivari sono ancora imperfetti. Occorrono esami di nuova generazione più precisi e rapidi.

In principio fu il tampone molecolare. Probabilmente, quando in futuro si riscriverà la storia scientifica dell’individuazione precoce delle persone che hanno contratto l’infezione da virus Sars-CoV-2, gli autori partiranno da questo esame, fondamentale per cogliere soggetti anche asintomatici ma, ahinoi, imperfetto. «Attualmente 1-1,5 soggetti su dieci può risultare falso negativo dopo un tampone nasale classico, specie se la carica virale è molto bassa – spiega Carlo Federico Perno, primario di Microbiologia all’Ospedale Bambin Gesù di Roma -. Questo significa che non si può ancora considerare un esame ottimale, anche per costi e tempi di realizzazione e che abbiamo bisogno di test di nuova generazione, che offrano una qualità ancora superiore.

Questo deve essere l’impegno delle aziende – prosegue – , sia che si parli di ricerca dell’Rna del virus attraverso meccanismi di amplificazione in laboratorio (in pratica si fanno riprodurre i campioni prelevati in macchine che, progressivamente, vanno a individuare il materiale genetico di Sars-CoV-2, ndr), sia che si vada sulla via dei test antigenici, che invece vanno a cercare proteine virali presenti in liquidi biologici, come appunto le secrezioni nasali o, in futuro, la saliva. In pratica, si ripete quanto avvenuto con il virus Hiv: all’inizio avevamo test non sempre affidabili, poi lentamente siamo arrivati ad esami oggi estremamente precisi».

La caccia agli asintomatici

Occorre quindi trovare sistemi di controllo tanto specifici e precisi da cogliere anche i soggetti che hanno una carica virale estremamente bassa ma albergano il virus, magari senza sintomi, e possono anche trasmetterlo ad altri facendo “allargare” l’epidemia.

E allora, come fare nella logica delle tre T “Test-Track-Treat”, strumento ottimale per identificare e spegnere rapidamente, con l’isolamento, i nuovi focolai infettivi?

«La grande differenza, anche in termini numerici e di gravità globale del quadro, di oggi rispetto a qualche mese fa è che si fanno test anche ad asintomatici mentre all’inizio i tamponi venivano riservati solo a chi presentava sintomi significativi – segnala Stefano Vella, docente di Salute Globale all’Università Cattolica di Roma -. Questo significa che, mediamente, gli asintomatici con una carica virale bassa possono in qualche occasione sfuggire ai risultati dei test disponibili. Per il classico tampone, ad esempio, esiste una variabilità che si lega non solo alle tecniche di laboratorio ma anche a chi esegue fisicamente l’esame nelle cavità nasali. Per questo, in termini di screening, i test antigenici (test rapidi) che già peraltro si stanno facendo e danno risultati in pochi minuti e a costi limitati potrebbero diventare uno strumento di ampio impiego».
Senza dimenticare, tuttavia, che anche in questo caso il risultato non è sempre preciso ed esiste un rischio di falsi negativi ancora superiore di quello osservato con i tamponi molecolari classici.

Si fa strada l’impiego della saliva

A prescindere dal materiale biologico in questione, si sta facendo strada l’impiego della saliva. E dallo Spallanzani di Roma fanno sapere che «entro fine mese saranno disponibili i test salivari che stiamo testando e che potranno aiutare anche nello screening della popolazione scolastica». Comunque ad oggi non esiste un test assolutamente sicuro e certo e i risultati, parlando di positività, dipendono molto dalla carica virale del singolo individuo.

«Quello che sappiamo è che se la carica virale è elevata i test antigenici riescono a cogliere quasi tutti i soggetti che hanno contratto l’infezione, se la carica virale è media siamo intorno al 75% e se è bassa si rischia di “perdere” diversi positivi, molto più che con il classico tampone – ricorda Perno -. È vero che i test antigenici sono facili da eseguire, ma soprattutto a basse cariche possono dare molti falsi negativi e questo può essere un serio problema perché perdiamo persone che oggi sono a bassa carica e poco infettanti, ma domani con l’evoluzione dell’infezione possono diventare ad alta carica e pertanto potrebbero essere altamente infettanti. Quindi occorre ricordare che un test antigenico negativo oggi non è una patente di negatività: se ci sono sintomi va fatto il tampone. Ma anche se non ci sono e non ci saranno sintomi non è una garanzia assoluta che la persona non sia infettata e infettante».

«Oggi l’importante, in attesa anche di modalità di prelievo più semplici sulla saliva, è fare il triage con i test a più persone possibile – conclude Vella -. Risultano sempre meno importanti, sotto l’aspetto del controllo dell’infezione, gli esami del sangue per la ricerca degli anticorpi: possono avere un significato di “numerosità” delle persone che hanno incontrato il virus, ma non aiutano, anche per la presenza di un “periodo finestra” legato alla comparsa degli anticorpi stessi in seguito all’infezione, che può ingannare».

Fonte: 24+ de IlSole24Ore