Covid, prepariamoci ai vaccini di seconda generazione

Articolo del 07 Gennaio 2021

Che cosa dimostra lo studio di Rappuoli: che il virus cerca di sfuggire ai nostri anticorpi. Per questo dobbiamo fare un passo avanti, e pensare a nuovi monoclonali e a vaccini che tengano conto delle mutazioni.

Una vecchia mutazione  come la D614G e le più recenti mutazioni di Sars-CoV-2 nella subunità  S1 dei domini recettoriali della proteina spike del virus, oltre a documentare la capacità di migliorare la sua trasmissibilità, continuano ad indicare la possibilità che alcune mutazioni possano conferire al perfido coronato la capacità di sfuggire all’immunità conferita dagli anticorpi neutralizzanti che si ritiene siano i maggioti effettori della protezione da questo virus, in particolare quella conferita dai vaccini.

Un caso clinico  è giù stato riportato da Choi e collaboratori in un soggetto con cronica infezione da Sars-CoV-2. Ora uno studio  del gruppo di ricerca di Rino Rappuoli ne offre una dimostrazione piuttosto significativa. I dati sono stati postati su un pre-print server ma ho letto il lavoro e credo che per la sua qualità ed originalità sarà rapidamente accettato per la pubblicazione  su una qualificata rivista scientifica peer.reviewed.

In estrema sintesi, questi Autori dimostrano che plasma iperimmune di soggetti guariti dall’infezione da Sars-CoV-2, messo a contatto con il virus in colture cellulari in vitro, ne neutralizza completamente le capacità di infettare ed uccidere le cellule, come ci si aspetta, ma solo per un certo tempo. Man mano che il contatto anticorpi del plasma-virus continua, la capacità neutralizzante degli anticorpi diminuisce fino a perdersi totalmente. dopo un paio di mesi di contatto.

L’analisi della sequenza del genoma virale mostra che il virus durante l’esposizione agli anticorpi ha acquisito mutazioni nella subunità S1 dello spike, in particolare nel dominio N-terminale e in quelli di legame al recettore ACE2 (RBD), che lo rendono resistente alla neutralizzazione pur mantenendo la capacità di infettare efficientemente le cellule. Alcune di queste mutazioni sono in aree della proteina S1 in cui si sono recentemente verificate mutazioni in soggetti infetti dal virus, in particolare nelle cosiddette varienti inglesi e sudafricane, una delle quali è stata recentemente evidenziata anche in pazienti italiani.

Messo, per cosi dire, alle strette dalla pressione selettiva degli anticorpi, Sars-CoV-2 dimostra la sua capacità di evolvere per adattarsi alla nuova situazione e continuare ad infettare.

La lotta fra noi e microbi virulenti è piena di questi eventi. La resistenza agli antibiotici e antivirali nasce come evento naturale e inevitabile di questo continuo incontro e scontro fra noi e loro. Anche gli anticorpi si confrontano con la incredibile plasticità genomica di batteri e virus, ed è del tutto plausibile che eventi mutazionali di Sars-CoV-2 possano verificarsi sotto la pressione selettiva esercitata sul virus dalla presenza di anticorpi.

Alla lunga, è ragionevolmente un evento atteso anche in soggetti vaccinati, pur tenendo presente le differenze fra esperimenti in colture cellulari in vitro e soggetto infetto o vaccinato, in cui è presente un corredo di risposte immunitarie, comprese quelle cellulari, che arricchiscono le nostre armi di lotta al virus. E’ tuttavia doveroso tener ben presente questa capacità del virus di sfuggire a quella che al momento sembra essere la nostra principale arma di difesa, gli anticorpi neutralizzanti generati tramite vaccinazione, o si spera in un vicino futuro, da miscele di anticorpi monoclonali.

Tuttavia, abbiamo le armi per un confrontarci ed il lavoro del gruppo di Rino Rappuoli e collaboratori in parte anche le indica: monitorare continuamente l’evoluzione del virus e prepararsi a generare vaccini di seconda generazione diretti  contro una varietà di epitopi protettivi, possibilmente universali e critici, che il virus non possa cambiare senza perdere la sua capacità infettante. Non consideriamoci già vincitori per aver dei vaccini, forse sarà necessario farne di diversi e migliori, come anche proseguire nella generazione di anticorpi monoclonali e potenti farmaci antivirali che, come l’esempio di HIV insegna, possono completare il nostro corredo di lotta, presumibilmente lunga ma vittoriosa,  a Sars-CoV-2-.

 

Fonte: La Repubblica

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