Covid,così il virus danneggia il cervello

Articolo del 07 Gennaio 2021

I danni neurologici non sono dovuti all’azione diretta di Sars-Cov-2 ma all’infezione e all’infiammazione che scatena danneggiando i vasi sanguigni. Studio su New England.

Dalla perdita dell’olfatto al mal di testa, fino a condizioni più gravi quali le disfunzioni cognitive e il delirio: sappiamo che Covid-19 ha effetti rilevabili anche a livello del sistema nervoso centrale. Già a giugno su Annals of Neurology si definiva come “Neurocovid” questa sfaccettatura dell’infezione provocata da Sars-CoV-2 non è però ancora ben definita, nella sua origine. È possibile affermare oltre ogni ragionevole dubbio che sia dovuta all’ingresso del virus fino al cervello? Sembrerebbe di no, leggendo le conclusioni di un lavoro pubblicato sul New England Journal of Medicine. La causa prima di questi problemi sarebbe una conseguenza indiretta dell’infezione, dovuta alla portata della risposta infiammatoria dell’organismo e al danno determinato a livello dei vasi sanguigni.

Le spie accese nel cervello dei malati

A tracciare questo quadro è il lavoro di un gruppo di ricercatori dei National Institutes of Health statunitensi che indaga sui disordini neurologici e sulle origini dell’ictus cerebrale. La loro ricerca si è basata sia sugli esiti delle risonanze magnetiche effettuate su 19 pazienti deceduti con Covid-19 tra marzo e luglio sia sull’analisi post-mortem compiuta sui loro tessuti cerebrali. Le immagini hanno messo in risalto diversi punti, tra il bulbo olfattivo e il tronco cerebrale, caratterizzati da un’elevata infiammazione e da sanguinamento locale. Analizzando le aree in questione più da vicino, con l’ausilio del microscopio, i ricercatori hanno rilevato che i “punti luminosi” altro non erano che un aggregato di vasi sanguigni danneggiati (più sottili) e di proteine contenute nel sangue. Attorno a questi aggregati, diverse cellule del sistema immunitario: dai linfociti T alla microglia (“scudo” del sistema nervoso centrale). Nessuna traccia, invece, del virus a livello cerebrale a seguito dell’esame autoptico.

Per quanto riguarda un possibile coinvolgimento neurologico, era noto già dalle precedenti epidemie da Coronavirus (Sars nel 2002-2003 e Mers nel 2012) che tali virus possono determinare complicanze neurologiche durante o dopo l’infezione. Stesso destino riguarda Sars-CoV-2. I primi dati relativi a complicanze neurologiche dell’infezione sono stati riportati in uno studio effettuato negli ospedali di Wuhan un anno fa, che evidenziava come oltre un terzo dei pazienti ricoverati mostrasse complicanze neurologiche rilevabili a livello del sistema nervoso centrale (cefalea, vertigini, confusione fino al delirium, disturbi motori e sensitivi) e di quello periferico (perdita o distorsione di gusto e olfatto e infiammazione dei nervi periferici). Le conseguenze osservate nei mesi successivi hanno confermato come la presenza e l’entità del danno neurologico viaggino a braccetto con la gravità della malattia da Covid-19.

Inoltre, dallo studio Strokovid condotto nelle 10 strutture “Hub” della Lombardia per il trattamento dell’ictus cerebrale, è emersa una maggiore incidenza (e gravità) della problematica nei pazienti reduci dalla polmonite bilaterale. “Questo può essere legato alle alterazioni della coagulazione innescate dal legame del virus alla parete dei vasi – spiega Carlo Ferrarese, direttore della clinica neurologica dell’ospedale San Gerardo di Monza e consigliere Sin (società italiana di neurologia) – inoltre, un meccanismo di danno del sistema nervoso in seguito all’infezione virale può essere legato a una abnorme attivazione del sistema infiammatorio e immunologico, con produzione di citochine infiammatorie. Proprio per questo il cortisone, che spegne l’infiammazione, viene spesso usato assieme agli anticoagulanti nelle forme gravi di Covid-19″.

Effetti a lungo termine

L’ultimo lavoro dà sostanza all’ipotesi che non sia l’infezione in sé a colpire direttamente il cervello. Bensì, una sua ricaduta indiretta. Sulla base di questi dati, secondo i ricercatori, “possiamo dire che il cervello delle persone contagiate da Sars-CoV-2 è più esposto al danno a carico dei vasi sanguigni più piccoli determinato dalla potente risposta infiammatoria all’infezione”, afferma Avindra Nath, direttore medico dell’Istituto di ricerca sulle malattie neurodegenerative degli NIH. Un rilievo che, secondo l’esperta, potrebbe aiutare a riconoscere in maniera più tempestiva (e a curare in modo più appropriato) gli eventuali disordini neurologici rilevati nei pazienti con Covid-19.

“Ci aspettavamo che il danno cerebrale potesse essere causato dalla carenza di ossigeno. Invece l’origine dei problemi è più probabilmente di natura vascolare, con un danno simile a quello che si osserva nei pazienti colpiti da un ictus o da una malattia neuroinfiammatoria”. L’obiettivo, adesso, è capire quali sono i meccanismi alla base del danno ai vasi sanguigni e come questo produca sintomi non soltanto a breve, ma anche a lungo termine, con disturbi di concentrazione e di memoria.

 

Fonte: La Repubblica

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