Da 115all’infinito: l’organismo ha un limite biologico?

Articolo del 25 Novembre 2020

Esiste un limite biologico, invalicabile, che sancisce la durata massima della vita o le nostre aspettative sono destinate crescere in modo indefinito?

Uno dei maggiori interrogativi scientifici del momento ha preso le forme di un dibattito più che acceso, coinvolgendo scienziati di fama, impegnati a darsi battaglia a suon di dati statistici e stoccate pubbliche. In primo piano c’è uno studio pubblicato su «Nature» da un genetista molecolare dell’Albert Einstein College of Medicine di New York, Jan Vijg, che ha confrontato i dati sulla longevità in 40 nazioni, dimostrando che la curva d’invecchiamento della popolazione si è improvvisamente appiattita per la prima volta a partire dagli Anni 90. Da qui l’ipotesi che esista un limite massimo alla durata della vita e che l’umanità abbia toccato per la prima volta quel limite, collocato dal team attorno ai 115 anni.

Alla luce di questi dati i ricercatori hanno sottolineato la forte «improbabilità» che una persona riesca a battere il record di longevità di Jeanne Calment, la donna francese scomparsa nel 1997 alla veneranda età di 122 anni, conosciuta come l’essere umano più longevo di cui la storia abbia mai avuto traccia. Nel frattempo, lo scorso aprile, si è spenta all’età di 117 anni Emma Morano, la decana del Pianeta che viveva sulle rive del Lago Maggiore e che aveva conquistato i media con la sua dieta a base di carne macinata e uova crude. Dopo la sua scomparsa il dibattito scientifico sul limite biologico di 115 anni si è fatto ancora più acceso, fino ad arrivare ad oggi, in cui cinque diversi studi scientifici pubblicati sempre su «Nature» hanno rivelato – con una lunga serie di dati statistici – che, in realtà, potrebbe non esistere alcun limite alla longevità umana o che, perlomeno, quel limite non è ancora stato raggiunto.

«Le prove indicano che non esiste alcun limite incombente. Allo stato attuale le evidenze scientifiche suggeriscono che, se esiste un limite, questo è superiore a 120 anni, forse molto al di sopra, o forse non esiste affatto», ha commentato Jim Vaupel del Max Planck Institute for Demographic Research tedesco, specialista in studi sull’invecchiamento e autore di una delle ricerche. Lui non si è trattenuto dallo sparare a zero sul lavoro di Vijg che aveva tracciato il famoso limite. «È la peggior ricerca che abbia mai letto sulla rivista “Nature”. Sono indignato che un giornale che rispetto profondamente possa pubblicare una tale assurdità», ha chiosato pubblicamente il ricercatore. Critiche che hanno spinto Vijg a rispondere per le rime, affermando che, probabilmente, il decano delle ricerche sull’invecchiamento fosse sconvolto dal fatto di essere stato messo di fronte alla propria mortalità.

Riguardo allo studio di Vijg, gli autori dei nuovi studi contestano prima di tutto il metodo statistico con cui è stata condotta la ricerca, che ha suddiviso i dati sulla mortalità in brevi segmenti temporanei, dove appariva evidente un potenziale plateau o un declino delle aspettative di vita in alcuni periodi, malgrado il trend complessivo della longevità fosse in evidente ascesa. «Non c’è ragione di aspettarsi che il limite massimo della durata della vita umana sia stato raggiunto», ha quindi affermato Joop de Beer del «Netherlands Interdisciplinary Demographic Institute», che ha preso in esame un campione di ultracentenari giapponesi, giungendo alla conclusione che già entro l’anno 2070 si possa raggiungere il nuovo limite di 125 anni di vita.

In un altro studio, condotto da Siegfried Hekimi, genetista della McGill University di Montreal, gli scienziati hanno invece preso in esame un campione di ultracentenari nel Regno Unito, Usa, Francia e Giappone. In questo caso si è dimostrato che la durata media e massima di vita appare in evidente crescita dal 1968 a oggi e, di conseguenza, non esiste motivo per cui non possa ancora crescere in futuro. «La mancata identificazione di un limite massimo della durata di vita suggerisce che l’aumento della durata media potrebbe proseguire per un bel po’», ha commentato Hekimi.

Anche alla luce dei nuovi dati, tuttavia, gli autori sono concordi nell’affermare che l’esistenza o meno di un limite naturale alla durata della vita rimane un questione aperta, alla quale si potrà dare una risposta solo dopo aver condotto un numero adeguato di analisi statistiche sulla longevità incrociate con ricerche sul genoma. Come a sottolineare che le indagini sono in una fase adolescenziale e che la strada da percorrere per conoscere i segreti dell’esistenza è lunga.

 

Fonte: La Stampa

LEGGI TUTTE LE ALTRE NEWS