Un nuovo metodo derivato da Crispr-Cas9 è oggetto di due nuovi trial clinici, e potrebbe aiutare contro il 60 per cento delle malattie di derivazione genetica. In particolare, contro quelle che coinvolgono un singolo nucleotide, ovvero una singola lettera che compone il Dna. Fra queste ci sono l’anemia falciforme, una malattia molto diffusa che riguarda i globuli rossi del sangue, e l’ipercolesterolemia familiare eterozigote, che provoca alti livelli di colesterolo indotti dal malfunzionamento di un particolare gene che ne regola il livello nel sangue. Lo scopo dei due trial clinici annunciati in questi giorni è sperimentare l’efficacia della nuova tecnica, che modifica il genoma agendo chimicamente sul nucleotide coinvolto senza tagliare il Dna.

base editing

La tecnica, di cui si è sentito parlare la prima volta nel 2016, sfrutta il concetto alla base di Crispr-Cas9 senza però dover ricorrere alle forbici molecolari per modificare “tagliare e ricucire” il Dna. L’idea del base editing – questo il nome del metodo in fase di sperimentazione – è quella di convertire una base azotata in un’altra, modificando così il nucleotide malfunzionante in modo sicuro, efficiente, ed esente da cambiamenti genetici inattesi.

Funziona così: l’enzima Cas9 usato nel metodo Crispr-Cas9 viene modificato in modo che non tagli più il Dna, e viene invece legato a un enzima in grado di convertire chimicamente una lettera di Dna, o base azotata, in un’altra. Per indirizzare il Cas9 disattivato verso il suo bersaglio nel genoma, poi, si sfrutta un segmento di Rna guida, lo stesso impiegato anche nel metodo tradizionale Crispr-Cas9.

Potrebbe risolvere l’ipercolesterolemia genetica

Il base editing si è mostrato efficace in alcuni test preclinici eseguiti lo scorso anno sui macachi affetti da ipercolesterolemia di matrice genetica. Il gene coinvolto è quello che codifica la proteina Pcsk9, che regola il livello di colesterolo nel sangue, e l’editing genetico agisce convertendo la base azotata adenina in guanina. Lo scopo è quello di ridurre la presenza della proteina nel sangue: è stato visto che la disattivazione della Pcsk9, infatti, riduce i livelli di colesterolo e il rischio di malattie cardiache. Oggi, in commercio, esistono già diverse terapie che mirano a ridurre l’attività della proteina, ma agire direttamente sul Dna potrebbe rivelarsi fondamentale, soprattutto per le persone con livelli di colesterolo estremamente elevati e con un rischio grave di incorrere in conseguenze di tipo cardiaco. Nei macachi, il trattamento si è mostrato sicuro e ha ridotto i livelli ematici della proteina dell’81%, abbassando i livelli di colesterolo nel sangue senza effetti collaterali dannosi.

I due trial clinici

Verve Therapeutics ha annunciato che il primo paziente con ipercolesterolemia familiare eterozigote è stato trattato nel corso del trial clinico appena cominciato. L’azienda ha in programma di arruolare in tutto 40 pazienti con la stessa malattia durante l’anno in corso e di pubblicare i primi risultati nel 2023. Anche per il trattamento dell’anemia falciformeil trial clinico comincerà a breve e dovrebbe produrre i primi risultati il prossimo anno. L’azienda in questo caso è la Beam Therapeutics, che ha anche collaborato con Verve allo sviluppo della terapia genetica per il colesterolo.

 

Fonte: Galileo

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