Il problema – come rileva l’Istat nel suo ultimo Rapporto annuale – è che l’Italia presenta una «fragilità demografica strutturale», accentuatasi certamente a causa dalla pandemia ma accumulata nel corso degli anni.

Se la tendenza non si arresterà, nel medio/lungo periodo l’effetto della crisi demografica rischia di avere conseguenze pesanti su Pil, occupazione e conti pubblici. Il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, stima che nel 2022 i nuovi nati si fermino a 385mila unità, contro i 399mila del 2021, nuovo record storico negativo: una vera e propria emergenza. In primo luogo per gli effetti che avrà sulla crescita: la popolazione in età da lavoro (15-64) che quest’anno è pari al 63,4% del totale dei residenti, scenderà al 53,4% nel 2050, per poi attestarsi al 54,3% nel 2070. Meno occupati, meno entrate e Pil in flessione.

Se calerà il denominatore (Pil) non potrà che esservi un effetto sul “numeratore” (il debito, ora attorno al 147% del Pil). Occorre mettere in campo un più ampio sostegno alle politiche attive del lavoro e appare prioritario rispettare tutti gli impegni del Pnrr. Il problema – come rileva l’Istat nel suo ultimo Rapporto annuale – è che l’Italia presenta una «fragilità demografica strutturale», accentuatasi certamente a causa dalla pandemia ma accumulata nel corso degli anni.

Preoccupa la tenuta del sistema previdenziale di welfare

Preoccupa la tenuta del sistema previdenziale e di welfare nel suo complesso, condizione indispensabile per la sostenibilità del debito pubblico nel medio periodo. Per una popolazione che vede flettere in modo così drastico il numero dei nuovi nati (dunque dei futuri occupati) e che continua a invecchiare, i conti della previdenza in un sistema a ripartizione in cui sono gli attivi a sostenere il peso dei pensionati rischia di entrare in grave sofferenza. Gli over 65 ammontano a 14,4 milioni, 3 milioni in più rispetto a venti anni fa (23,8% della popolazione totale). Nel 2042 saranno quasi 19 milioni, pari al 34% della popolazione. La spesa previdenziale è destinata inevitabilmente a lievitare, se non sarà sostenuta dai nuovi occupati. Lo documenta la Ragioneria generale dello Stato, nell’ultimo aggiornamento disponibile sulle tendenze di medio e lungo periodo di previdenza e sanità.

Spesa per le pensioni già in crescita

La crisi demografica (non più compensata dall’afflusso dei migranti regolarizzati), l’impennata dell’inflazione e del costo dell’energia, la pandemia stanno già provocando un aumento della spesa per pensioni in rapporto al Pil dal 15,7% del 2022 al 16,2% nel 2023. Nel periodo 2022-2045 si stima un incremento degli oneri in media di 0,4 punti percentuali di Pil e un aumento dei costi previdenziali medi dello 0,5% del Pil nel periodo 2022-2070. Rispetto al livello del 2021, la maggiore spesa per pensioni potrà generare cumulativamente nel periodo 2022-2070 maggior debito per circa 29,4 punti percentuali di Pil. Cifre allarmanti per l’Italia e non solo.

Il monitoraggio di Bruxelles

L’andamento della spesa previdenziale e della crisi demografica è attentamente monitorato da Bruxelles e dalle principali istituzioni internazionali, dall’Ocse al Fmi, per i connessi effetti di sostenibilità sul debito pubblico. Non sono mancati i rilievi critici alle conseguenze sulla spesa previdenziale di “quota 100” e “quota 102”, ora accentuati dalle promesse elettorali di alcune delle forze politiche. È ancora la Ragioneria a ricordare come gli interventi di riforma varati dal 2004 in poi, compresa la legge Monti/Fornero, «hanno generato una riduzione della spesa pensionistica in rapporto al Pil di circa 60 punti percentuali cumulati nel 2060».

Questione da affrontare con molta accortezza, dunque, per arrestare il declino demografico anche attraverso politiche mirate di welfare e di sostegno alla maternità. E con politiche economiche orientate alla crescita e all’occupazione. L’Istat segnala che da qui al 2030 si prevede un vero e proprio «crollo» degli «occupabili», in particolare tra i 30 e i 64 anni, con possibile flessione della forza lavoro di 1,9 milioni di unità. Di questa emergenza dovrebbero occuparsi in via prioritaria i partiti in vista delle prossime elezioni.

 

Fonte: IlSole24Ore

LEGGI TUTTE LE ALTRE NEWS