Il Decluttering è la pratica di rimuovere gli oggetti superflui. La sua finalità è quella di migliorare il Benessere psico-fisico- emotivo attraverso un lavoro concreto sullo spazio, attingendo e potenziando le risorse personali e organizzative della persona, che sviluppano funzioni assegnate ad entrambi gli emisferi del cervello.

La pratica del Decluttering scioglie i blocchi emotivi collegati agli accumuli di oggetti superflui superando le resistenze del:

• “non si sa mai”, “può sempre servire” per liberarsi dall’ ansia per il futuro

• “è un ricordo”, “è costato dei soldi”, “può valere qualcosa”, per liberarsi dalle ancore del passato

• “è sempre stato li”, “nel mio disordine trovo tutto”, “sono disordinata/o perché sono creativo”,

per superare la mania del controllo e la paura del cambiamento.

Queste resistenze privano della possibilità di godere della vita nel presente e richiedono un lavoro “analogico” a livello di emisfero destro.

Le cause che spingono ad acquistare oggetti ben oltre i bisogni funzionali sono, in linea generale, le medesime per le quali si mangia ben oltre le necessità biologiche. La società del consumo, facendo leva sulla paura della mancanza o su altre insicurezze, induce le persone a comprare oggetti o cibo per agganciare a fattori esterni il proprio valore personale e per tamponare disagi emozionali. Si instaura così un rapporto disordinato con il cibo e gli oggetti (oltre che un danno ambientale e sociale). Accumulare peso e oggetti è facile, ma una volta presi è difficile rimuoverli.

Il primo passo è porsi le giuste domande per comprendere i bisogni, che rimasti disattesi, originano gli stati emotivi e i comportamenti spesso impulsivi, agiti per tamponare situazioni di disagio:

– “Perché sto comprando oltre il bisogno funzionale dello spazio?” (perché sto mangiando oltre il bisogno biologico richiesto dal corpo?)

– “Compro perché è un oggetto che mi serve, perché quello che avevo si è rotto, rovinato o è assente?” (“mangio perché sento la fame biologica?”)

– “Ho già in casa quello che sto comprando?” (“ho già nel corpo quello che mi serve?”)

– “Sto acquistando un oggetto doppio e sono pronto/a a lasciare andare quello presente in casa?” (“Nel mangiare nuovamente altro cibo, sono pronto/a ad alleggerire i pasti successivi?”).

Il secondo passo è riconoscere a se stessi che, anche attraverso il rapporto con gli oggetti, così come con il cibo scatta una sorta di effetto craving, per cui comprare o mangiare diventano gratificazioni e difese nei confronti di quello che nella vita è faticoso da affrontare, compensando:

– carenze di valore personale

– disistima

– paura di farsi trovare impreparati o di sbagliare

– sensi di colpa o di vergogna

– paura della mancanza

– vuoti affettivi

– paure per il cambiamento

– ansia e disagi impulsivi

Silvia Ruffilli esplora il parallelismo tra le dinamiche mentali ed emozionali che legano il rapporto corpo-cibo e quelle che legano il rapporto casa-oggetti nei percorsi di dimagrimento, perché le cause di accumulo nel corpo sono analoghe a quelle di accumulo in casa.

Casa e Corpo sono due spazi che parlano lo stesso linguaggio perché sono depositari della tua anima, uno il prolungamento dell’altro, entrambi sono lo specchio del tuo mondo interiore.

 

Fonte: L’altra medicina

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