«Al momento non ci sono elementi che suggeriscano una connessione tra la malattia e la vaccinazione, e anzi diverse considerazioni porterebbero ad escluderla». Queste le parole con cui l’Istituto superiore di sanità (Iss) smentisce l’ipotesi, emersa da qualche giorno, sul possibile legame tra le epatiti acute misteriose nei bambini e la vaccinazione anti-Covid.

Nessuno dei bambini colpiti dalle epatiti misteriose risulta vaccinato

Le voci circolate in questi giorni, secondo cui il vaccino contro Covid-19, potesse aver contribuito in qualche modo alla diffusione di questa epidemia di epatiti nei bambini hanno spinto l’Iss a fare chiarezza. Sul sito infatti spiega che tra e considerazioni da fare c’è quella secondo cui «nella quasi totalità dei casi in cui si è a conoscenza dello status i bambini colpiti non erano stati vaccinati». Evidenzia, questa, sottolineata anche dal Sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri: «I vaccini Covid-19, in Italia possono essere somministrati soltanto a bambini al di sopra dei cinque anni di età e in Gran Bretagna al di sopra dei dieci». E la maggior pare dei bambini colpiti dalle epatiti ha dai 2 ai 5 anni d’età.

Per l’Iss anche la vaccinazione anti-Covid nell’adulto non avrebbe alcun ruolo sulle epatiti

L’Iss smentisce anche il possibile ruolo che avrebbe la vaccinazione anti-Covid nell’adulto, come ipotizzato da Maurizio Federico, responsabile del Centro nazionale per la salute globale dell’Iss, secondo il quale «la vaccinazione di massa con vaccini a vettore adenovirale potrebbe aver favorito eventi ricombinativi» e che quindi «possono così essere emersi dei virus mutanti». Smentendo il suo stesso ricercatore l’Iss chiarisce che «l’ipotesi che sia un adenovirus a causare le epatiti, avanzata da qualche ricercatore, è di per sé improbabile, in quanto questo tipo di virus normalmente non è associato a malattie epatiche».

Impossibili fenomeni di ricombinazione con i virus usati in alcuni vaccini anti-Covid

«In ogni caso l’adenovirus contenuto nei vaccini a vettore adenovirale anti Sars-CoV-2 utilizzati in alcuni Paesi (in Italia AstraZeneca e Janssen), è geneticamente modificato in modo da non replicare nelle cellule del nostro organismo», spiega l’Iss. «Allo stato attuale delle conoscenze quindi, non sembrano biologicamente possibili i fenomeni di ricombinazione tra adenovirus circolanti e ceppo vaccinale. Questi infatti presuppongono il rimescolamento di geni tra virus mentre questi si moltiplicano, ma questo non è possibile per il vettore utilizzato per la vaccinazione», aggiunge.

 

Fonte: Sanità Informazione

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