La prescrizione indiscriminata e massiccia di medicinali, soprattutto nelle persone anziane, è causa di danni, spesso irreparabili.

Un rapporto sull’uso dei farmaci nella popolazione anziana in Italia nel 2019, pubblicato lo scorso mese di ottobre, nella prima sessione, focalizza l’attenzione su due punti fondamentali:

1. Alcune associazioni di farmaci sono riconosciute come interazioni potenzialmente dannose:

– uso concomitante di almeno due farmaci con aumento del rischio di sanguinamento gastrointestinale fra FANS, anticoagulanti e antiaggreganti;

– uso concomitante di due o più farmaci a rischio di allungamento del tratto Q-T dell’ECG;

– uso concomitante di due o più farmaci a rischio di favorire l’insufficienza renale come FANS, spi- ronolattone, ACE inibitori e sartani.

2. Sette indicatori di appropriatezza prescrittiva, ovvero farmaci che negli anziani presentano rischi che superano i benefici: antidepressivi triciclici, citalopram/escitalopram, digossina, ketoralac, dronedarone, nifedipina a rilascio immediato, sulfaniluree.

La seconda sezione del rapporto è dedicata alla deprescrizione farmacologica.

La deprescrizione è fattibile in un contesto di collaborazione fra professionisti e buona intesa col paziente, che spesso appare scontento di aggiunte alla lista di farmaci da assumere.

Metterla in atto richiede un discreto investimento in tempo da dedicare alla visita, accettando un approccio trasversale alle varie patologie, una reale conoscenza delle caratteristiche del paziente (anche sociali e di temperamento), mettendo definitivamente da parte la logica di una pillola per ogni disturbo. Non è casuale l’uso dell’espressione “riconciliazione farmacologica”.

Argomenti sui quali più volte i medici di segnale insistono e che da sempre costituiscono la base del rapporto medico-paziente.

 

Fonte: L’altra medicina

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