Il digiuno terapeutico è una pratica utile per migliorare alcune patologie, dai disturbi metabolici alle malattie infiammatorie, fino ad arrivare alle malattie degenerative.

Il digiuno terapeutico si distingue da quello finalizzato al benessere (fisico e mentale) perché si rivolge a pazienti che soffrono di un disturbo. In questi casi è quindi necessario essere seguiti dal punto di vista medico, innanzitutto per verificare l’assenza di controindicazioni, ma anche per adattare i trattamenti, se necessario, e valutare la durata ottimale.

Il digiuno terapeutico. Salute e benessere

I disturbi metabolici: colesterolo, diabete, ipertensione…

I disturbi più evidenti e per i quali il digiuno può essere particolarmente utile, sono quelli legati alle malattie metaboliche, ovvero le cosiddette “malattie da civilizzazione”. Si tratta del diabete di tipo 2 (e non il diabete giovanile di tipo 1, il quale  rappresenta una controindicazione), l’eccesso di colesterolo e di trigliceridi, l’ipertensione, e l’eccesso di acido urico con le sue conseguenze negative, come la gotta.

Spesso questo insieme di disturbi è associato all’ipertensione arteriosa e a un’obesità addominale e del tronco1. Dopo alcuni giorni di digiuno tutti i parametri tornano alla normalità, ma spesso bisogna proseguirlo per due settimane per poter stabilizzare i risultati. È possibile prolungarlo un’altra settimana in funzione della risposta e del modo in cui viene sopportato. Le risposte sono sempre positive ma, che si tratti del diabete di tipo 2 o dell’ipertensione, è necessario effettuare una o più altre cure ad alcuni mesi di distanza, ad esempio inizialmente una cura 2 o 3 volte all’anno, poi una sola all’anno. Ovviamente bisogna modificare anche la propria alimentazione, così da evitare che si ripresentino i disturbi trattati o migliorati, e durante il digiuno bisogna adattare i trattamenti facendosi seguire da un medico.

Le malattie infiammatorie

• Malattie reumatiche come l’artrite reumatoide, la pelvispondilite reumatica, l’artrosi galoppante, l’artrite infiammatoria, la tendinite, la capsulite.
• Malattie respiratorie come la bronchite cronica o asmatica, l’enfisema, ecc.
• Malattie digestive come i disturbi funzionali gastrointestinali, il reflusso gastrico, l’epatite, la litiasi, ecc.
• Malattie dermatologiche come la psoriasi, l’acne o l’eczema.
• Malattie neurodegenerative come la sclerosi a placche o laterale amiotrofica, un dolore di tipo algodistrofico o neuropatico.

Tutte queste malattie reagiscono bene e in fretta al digiuno. I dolori possono diminuire sin dai primi giorni ma bisogna sapere che, in certi casi, può verificarsi un peggioramento temporaneo. Questi benefici sono legati agli effetti del digiuno sulla sindrome metabolica e sull’effetto antinfiammatorio generale. Digiunando, impedite l’infiammazione prodotta dall’eccesso alimentare e dai conseguenti disturbi della flora intestinale. Voi permettete al vostro organismo di sbarazzarsi dei batteri intestinali patogeni e di ristabilire la vostra flora intestinale saprofita. Tutto questo contribuisce a ritrovare un equilibrio.

 

Le malattie cerebrali degenerative: Alzheimer e Parkinson

Il digiuno è da sempre noto come un buono strumento per migliorare la propria concentrazione e l’umore, e gli studi realizzati in Russia hanno dimostrato anche il suo ruolo nei confronti delle patologie psichiatriche.

Di conseguenza, ci sono buone ragioni per credere che il digiuno possa avere un effetto benefico su patologie come l’Alzheimer, il Parkinson e sindromi affini. È ciò che è stato dimostrato da varie equipe mediche, in particolare dagli studi di George Cahill, della Harvard Medical School, e di Richard Veech. Quello che accade è che durante il digiuno, mentre da una parte si assiste a un incremento della produzione dei corpi chetonici, che sembra migliorino la nutrizione del tessuto cerebrale, dall’altra si registra una riduzione della formazione delle proteine tau e beta-amiloidi, le quali concorrono allo sviluppo dell’Alzheimer e del Parkinson.

Il cancro

Il digiuno è probabilmente interessante in due casi: come forma di prevenzione e per accompagnare una chemioterapia. Diciamo “probabilmente” perché, anche se numerosi casi ci invitano a essere ottimisti, non sono ancora stati perfettamente chiariti tutti i meccanismi coinvolti. Certo, sono stati pubblicati degli importanti studi condotti sui topi, ma non esiste ancora un numero sufficiente di studi svolti sulle persone per avere delle certezze.

Negli animali, Valter Longo ha dimostrato che il digiuno non è nocivo per chi è affetto da cancro, e che anzi rappresenta un’arma efficace contro le cellule cancerogene. In altre parole, mentre le cellule sane sembrano non risentire di periodi anche lunghi di digiuno, alle cellule cancerogene avviene l’esatto contrario, ovvero risultano più fragili. Tutto ciò può essere direttamente spiegato dall’effetto del digiuno sui geni, che vengono rafforzati nelle cellule sane e, al contrario, distrutti in quelle cancerogene. Tuttavia, nonostante siano stati condotti diversi studi sugli esseri umani, i risultati non sono ancora disponibili. Ma è necessario attenderli per provare a sfruttare tutte le possibilità di remissione?

Ovviamente non si tratta di vendere dei sogni o delle false illusioni, ma semplicemente di constatare che, nell’ambito della grave situazione in cui versa la sanità pubblica, dove i trattamenti convenzionali sono costosi e presentano numerosi effetti collaterali, esiste una soluzione semplice, forse fin troppo semplice, in grado di aiutare i pazienti.

 

Fonte: TerraNuova.it

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