Il mondo è la casa di circa 50 miliardi di uccelli selvaggi, all’incirca sei per ogni essere umano. I pennuti sono quasi tutti appartenenti a quattro specie prevalenti, gli altri sono esemplari di specie rare. I dominatori dei cieli – oltre un miliardo di esemplari – sono la passera europea, o passera oltremontana (Passer domesticus) ovvero il comune passerotto, un cosmopolita, lo Sturnus vulgaris, o storno comune che praticamente vive ovunque tranne che in America Latina e Antartide, il Larus delawarensis, un gabbiano che spazia tra Nord America, Europa e Africa, e infine Hirundo rustica, la rondine comune, presente ovunque. Si tratta probabilmente di specie di «super invasori» che si sono create ampie nicchie ecologiche in tutto il globo.

È questo il «censimento dei cieli», ottenuto grazie a un lavoro pubblicato sulla rivista «Proceedings of the National Academy of Sciences» («PNAS»). Si tratta del primo censimento veramente accurato sull’intero mondo dei pennuti, che soppianta un precedente tentativo di ben 24 anni fa, ma molto più approssimativo. Lo studio ha evidenziato che 1180 specie di uccelli sono numericamente rappresentate da pochissimi esemplari, in media meno di 5 mila per ciascuna: per esempio la Cotinga Turchese (451 esemplari), il Grande Kiwi Maculato (377) in Nuova Zelanda, il pappagallo dell’Isola di Santa Lucia nelle Piccole Antille (meno di 100).

Il lavoro è stato condotto da Corey Callaghan della University of New South Wales, in Australia che spiega: «Per l’ecologia, la biologia evolutiva e la conservazione delle specie è essenziale stimare l’abbondanza numerica degli organismi. Quantificare la numerosità di diverse specie è comunque un’impresa difficile – aggiunge – e molto dispendiosa in termini di tempo. Di qui l’idea di sfruttare i dati raccolti dalla scienza di tutti, la citizen science, nel database mondiale eBird».

«Abbiamo stimato – rileva Callaghan – qualcosa come 9700 specie di uccelli (circa il 92% di tutte le specie esistenti) e dedotto che ci sono molte specie rare, e poche molto abbondanti» e praticamente ubiquitarie. Gli esperti hanno utilizzato i dati collezionati nel database pubblico eBird, basato sugli avvistamenti dei cittadini di tutto il mondo: si tratta di un grande progetto, che contiene milioni e milioni di dati caricati dai birdwatcher di tutto il mondo, liste di specie avvistate, prove fotografiche e audio degli uccelli riconosciuti. Per essere sicuri della correttezza del loro metodo, gli scienziati australiani hanno incrociato i risultati ottenuti per 724 specie di uccelli con quelli disponibili in altri database più rigorosi. L’incrocio dei dati ha testimoniato un’elevata accuratezza. Così si è arrivati a contare 9700 specie e circa 50 miliardi di uccelli selvatici nel mondo, ribadisce Callaghan, scalzando la precedente stima, molto più imprecisa, di 200-400 miliardi, ottenuta nel 1997 in un lavoro pubblicato sulla rivista «Biodiversity & Conservation».

«Una delle conclusioni del nostro studio è che Madre Natura ama le specie rare e che – come avviene in Amazzonia, dove 227 specie di piante costituiscono oltre metà della flora presente nel polmone della Terra – anche per gli uccelli esiste l’iper-dominanza da parte di alcune poche specie, mentre la maggioranza delle specie è poco rappresentata e quindi rara. «Si tratta della cosiddetta legge della frequenza dei rari – conclude Callaghan – che finora era stata però dimostrata solo a livello locale (come in Amazzonia) e mai su scala globale».

 

Fonte: La Stampa