Provate a immaginare cosa accade nella mente delle persone che, mentre ascoltano un brano musicale a occhi chiusi, vedono immagini tridimensionali simili a spirali o percepiscono profumi che inebriano l’olfatto. Oppure nelle persone che quando leggono i numeri, invece di vedere un simbolo sul foglio, li percepiscono con delle specifiche posizioni spaziali. Stiamo parlando di persone sinestetiche, cioè di individui che hanno costantemente percezioni scatenate da diversi input sensoriali. “Secondo uno studio dell’Università di Bergen in Norvegia, circa il 20% della popolazione ha avuto almeno per una volta nella vita queste particolari sensazioni”, spiega Antonio Cerasa neuroscienziato dell’Istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica (Irib) del Consiglio nazionale delle ricerche. “Il fisico premio Nobel Richard Feynman diceva al riguardo: ‘quando vedo le equazioni, vedo sempre delle lettere a colori’, descrivendo una delle forme più studiate di sinestesia chiamata grafema-colore, una condizione in cui gli individui percepiscono i colori associati a lettere e numeri”.

Per molto tempo si è pensato che la sinestesia fosse una condizione neutra, priva di  benefici o deficit. “Le neuroscienze hanno dimostrato che ci sono diverse caratteristiche cognitive e fisiologiche che si accompagnano alla sinestesia e alcune di esse sono molto positive. La ricerca si concentra sempre più su cosa significhi essere sinestetici e su cosa possiamo imparare dalle persone con questa condizione”, aggiunge Cerasa. “In primis i sinestetici hanno una migliore capacità di memoria. Come dimostrato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Brighton in Inghilterra, le persone con sinestesie ricorrenti tendono ad avere una migliore memoria visiva rispetto a quella verbale e questo sarebbe legato al fatto che hanno di default (per motivi genetici) una predisposizione a elaborare particolari categorie di stimoli in maniera da privilegiare la categoria visiva rispetto ad altre. Un po’ quello che è stato già dimostrato per le persone che hanno ricorrenti dejà-vù. Infatti, anche nel loro caso il fenomeno sensoriale sarebbe la manifestazione di una differente capacità di memorizzazione”. Questa differente predisposizione neurocognitiva dei sinestetici sarebbe confermata anche dalla ricerca psicologica, che ha dimostrato che questi individui hanno anche un diverso profilo di personalità rispetto agli altri: hanno un punteggio più alto nel tratto dell’apertura mentale, cioè la misura in cui si definisce una persona che tende sempre a sperimentare ed esplorare nuovi spazi o eventi.

Ma i sinestetici sono anche più creativi? “Sull’argomento non ci sono ancora forti evidenze empiriche, ma sicuramente dedicano più tempo all’arte e alla musica rispetto alle altre persone e tendono ad avere un tipo di creatività chiamata convergente, cioè tendono a mettere insieme idee disparate per creare un nuovo insieme”, spiega il ricercatore del Cnr-Irib.

Per chi volesse sapere di avere il dono della sinestesia esiste un’App. “I ricercatori dell’Università Radboud, in Olanda, hanno sviluppato “SynQuiz”, un’applicazione che permette di sapere con poche semplici domande se si è o meno dei sinestetici”, conclude Cerasa. Provare per credere.

 

FonteLe Scienze

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