Riscrivere il Genoma umano non è più materia da romanzo di fantascienza, ma siamo pronti a usare l’editing genetico per cambiare l’eredità umana? In altre parole, per riscrivere l’umanità? “Forse nel 2032, nel centenario del romanzo distopico di Aldous Huxley, “Il mondo nuovo”. O nel 2053, nel centesimo anniversario della scoperta della doppia elica. O nel 2100, un secolo dopo aver decifrato la sequenza del Genoma umano. Ma non ora, non ancora”. Parole di Kevin Davies.

“Riscrivere l’umanità” è il suo ultimo libro, pubblicato da Raffaello Cortina, in cui il genetista, direttore-fondatore di “Nature Genetics” e del “CRISPR Journal”, illustra dettagliatamente come CRISPR – “tecnologia affinata dall’evoluzione nel corso di centinaia di milioni di anni, perché si basa su un meccanismo usato dal sistema immunitario dei batteri per neutralizzare gli attacchi dei virus” – possa guidare la nostra evoluzione biologica.

Nel raccontare come si è arrivati a questa scoperta e come è esplosa la cosiddetta “crispermania”, Davies ci conduce nei laboratori di ricerca di tutto il mondo, racconta il lavoro frenetico in corso e i dilemmi etici che la comunità scientifica si pone, facendoci conoscere gli scienziati e le scienziate artefici di questa scoperta considerata la più sorprendente e forse più gravida di conseguenze del secolo, almeno fino a oggi.

CRISPR, infatti, consente di tagliare e cucire il DNA, riscriverlo e modificarlo con estrema precisione, prendendo in mano il destino della vita. Anche quello di animali estinti. Almeno in teoria. Il riferimento è a George Church della Harvard Medical School: “Il Genoma, per lui, è diventato un gigantesco parco giochi sperimentale, affascinato com’è dalla possibilità di editarlo”. Tanto che, come una sorta di John Hammond del romanzo “Jurassic Park”, ipotizza anche di poter resuscitare i mammut lanosi.

Sebbene l’ambizioso tentativo di Church di riportare in vita animali estinti oltre 3 mila anni fa sia ancora di là da venire, “CRISPR – puntualizza Davies – un po’ alla volta sta rendendo possibile trasformare la science fiction in realtà, permettendo di modificare il Genoma di qualsiasi organismo vivente”. Particolarmente incoraggianti sono i nuovi scenari terapeutici che si aprono grazie a “questo fantastico cursore molecolare, che è in grado di scansionare i tre miliardi di lettere che compongono il Genoma umano alla ricerca di una sequenza specifica per poi tagliarla, ripararla o cambiarla”.

Per quanto si tratti di risultati ancora preliminari, “l’editing genomico si sta dimostrando infatti molto promettente dal punto di vista clinico per i pazienti con tumore, malattie ematiche, forme ereditarie di cecità e tante altre patologie”. Proprio per questi motivi a Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna – la microbiologa francese e la biochimica statunitense che hanno unito le forze per mettere a punto questa tecnica rivoluzionaria – è stato assegnato il Premio Nobel per la Chimica 2020. “Parliamo di una tecnologia che non ha ancora compiuto dieci anni, ma che è già stata consacrata con il Nobel ed è pronta a trasformare innumerevoli aree della scienza”. E così, proprio per la sua versatilità, se da un lato è esplosa la crispermania, dall’altro ha alimentato un animato dibattito sulle implicazioni etiche.

Del resto – sottolinea Davies, citando il celebre biologo Siddhartha Mukherjee – “il DNA non è solo un codice genetico, ma anche un codice morale. E la rivoluzione genomica ha già scatenato una sorta di vertigine morale: con la struttura della doppia elica, la scoperta del codice genetico, la rivoluzione del DNA ricombinante, la diagnosi genetica prenatale, le staminali embrionali e la clonazione di Dolly. Con CRISPR la storia si ripete”.

In particolare il dibattito si è infiammato nel 2018 con l’annuncio della nascita delle prime “bambine editate”: lo scienziato He Jianku “ha infatti osato riscrivere lo spartito della vita, cambiandone la stesura per questa e per le future generazioni, editando, in totale segretezza, il DNA di embrioni umani. Ha varcato il Rubicone scientifico”, togliendo così alla fantascienza l’esclusiva in fatto di manipolazione del Genoma ereditabile, la linea germinale. Ora “JK è in carcere e delle due gemelline non sappiamo nulla, se non il loro nome, Lulu e Nana”.

“Forse un giorno potremo ritenere l’editing ereditabile del Genoma tecnicamente sicuro, eticamente solido, giustificabile dal punto di vista medico e pubblicamente accettato. Ma non ora”, continua Davies, ricordando che “le legislazioni della totalità dei Paesi proibiscono interventi di editing genomico sulle cellule della linea germinale umana nella prospettiva di un loro sviluppo embrionale in utero”.

Intanto, nel dibattito pubblico sulle potenziali applicazioni di CRISPR, si insinua la possibilità di potenziare le prestazioni umane: c’è chi parla di super-soldati insensibili al dolore o ipo-dormienti, in pratica instancabili, chi dell’opportunità di potenziare intelligenza e capacità matematiche o di arrivare a scegliere altezza o colore della pelle. Una sorta di lista dei desideri transumanista. L’autore, allora, ricorda che “quasi tutte le discussioni sui cosiddetti bambini su misura scivolano in fondo nei dibattiti sull’intelligenza e su altre caratteristiche fisiche e comportamentali in teoria desiderabili. Ma queste fantasie utopiche (e anche distopiche) sottovalutano la scoraggiante complessità genetica e l’eterogeneità di questi tratti complessi. La prospettiva di modellare con precisione un grande numero di geni contemporaneamente in un embrione umano, e ottenere l’esito auspicato, non è al momento fattibile. E prima di poter rispondere alla domanda se prenderemo mai in considerazione interventi del genere, e quindi così estremi, dobbiamo identificare tutti i geni necessari per cambiare il comportamento umano oppure la personalità o, ancora, le prestazioni cognitive. E non è affatto semplice”.

 

Fonte: La Stampa

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