Congelare il tumore fino ad eliminarlo con la crioablazione: ad utilizzare questa tecnica, già conosciuta in passato per il trattamento di alcuni tumori del rene e della prostata, è stato per la prima volta in Italia l’Istituto Rizzoli di Bologna grazie ad uno studio clinico del dottor Costantino Errani della clinica di Ortopedia Oncologica diretta dal Professor Davide Donati in collaborazione con il dottor Giancarlo Facchini della Radiologia diagnostica ed interventistica diretta dal dottor Marco Miceli.

Ice ball in grado di ridurre la massa tumorale

«Fino ad ora la fibromatosi desmoide veniva trattata in due modi: chirurgicamente, ma con alta probabilità di recidiva, o preferibilmente con sedute di chemioterapia per bloccarne la crescita – spiega Errani -. In questo modo però la massa tumorale non veniva rimossa ed il paziente doveva sottoporsi ad un anno di chemioterapia. La crioterapia al contrario è una tecnica poco invasiva, si parla di radiologia interventistica, che consiste nell’utilizzare degli aghi che vengono inseriti nella massa tumorale durante la Tac, che permette grande precisione. Un ago è in grado di congelare un’area di 3 cm. Questi aghi formano delle ice ball, che a seconda del volume della neoplasia variano di numero in modo da poter trattare tutta la massa tumorale. Ad esempio, se la neoplasia è di dieci centimetri si utilizzeranno tre o quattro aghi. Queste ice ball raggiungono temperature molto basse di circa meno ottanta gradi che generano una esplosione delle membrane cellulari e quindi la loro morte, ovvero la necrosi del tumore».

Crioterapia per il trattamento della fibromatosi desmoide

Il dottor Errani, che aveva visto applicare questa terapia nel 2006 negli Stati Uniti per altre patologie e in Italia per il trattamento di alcune neoplasie del rene e della prostata, decide di trasferire la tecnica in ambito ortopedico oncologico nel trattamento della fibromatosi desmoide, una forma di tumore benigno aggressivo molto raro. In Italia sono circa 150 i pazienti colpiti e sono in prevalenza donne tra i 18 e i 35 anni. «Si tratta di una malattia che in ambito ortopedico non riuscivamo a trattare – racconta -, quindi la mia idea è stata di trasferire quella tecnologia nel trattamento di una patologia che non aveva una cura reale. Ho preso in carico il primo paziente a luglio 2020, un uomo di 39 anni che soffriva di un dolore debilitante nella zona di crescita del tumore. Il follow up sta dando ottimi risultati: oggi il paziente sta bene e la massa è quasi scomparsa. Questo grazie a una sola seduta di crioterapia».

In Italia sei pazienti trattati e risultati incoraggianti

In tutti i pazienti trattati, nei controlli a tre, sei mesi e un anno, la massa solida è diventata liquida, soffice e si è sgonfiata come un palloncino. Errani ha chiesto allora l’intervento del comitato etico e, grazie ai risultati raggiunti da due studi, uno francese e uno americano, realizzati su 100 pazienti e risolutivi nel 80-85 per cento dei casi, è partita la sperimentazione in Italia.

«I primi sei pazienti sono andati molto bene e quindi abbiamo deciso di comunicare che un’alternativa alla chirurgia ed alla chemioterapia per questa rara neoplasia è possibile. Sono convinto che i buoni risultati ottenuti nel trattamento di una patologia rara permetteranno in futuro di estendere la crioterapia al trattamento di neoplasie più frequenti. La strada intrapresa è quella giusta. Stiamo cercando di capire se funziona anche nelle metastasi scheletriche. Se dovessimo ottenere risultati promettenti siamo fiduciosi che la tecnica potrà essere diffusa anche ad altre neoplasie».

Pochi effetti collaterali e grande resa

«I presupposti sono ottimi – rimarca lo stesso Errani -. Scendere a una temperatura di meno ottanta gradi comporta dei rischi per gli organi limitrofi, che si tratti di un nervo, della cute o di un organo viscerale, ma in quel caso viene irrorata nella zona da trattare della soluzione fisiologica calda per evitare possibili complicazioni dalla crioterapia. Occorre perciò molta attenzione ed è per questo che non tutti i pazienti possono essere trattati. A rendere più accessibile questa operazione è la possibilità di fare l’intervento sotto guida TAC che garantisce precisione e sicurezza durante la procedura».

Due milioni di euro per nuove apparecchiature

Grazie all’intervento di Regione Emilia-Romagna con un investimento di 2 milioni di euro, l’Istituto Rizzoli potrà dotarsi a breve di una nuova apparecchiatura TAC di ultima generazione che permetterà di effettuare oltre la crioterapia, anche altre tecniche di radiologia interventistica come la termoablazione con radio frequenza, ago biopsie ed embolizzazioni.

 

Fonte: Sanità Informazione

LEGGI TUTTE LE ALTRE NEWS