Dal 24 al 30 maggio si celebra la Settimana Mondiale della Tiroide. Dagli specialisti dell’Associazione Medici Endocrinologi (AME-ETS), le pratiche a rischio d’inappropriatezza di cui medici e pazienti dovrebbero parlare.

Choosing Wisely. Altrimenti detto: fare di più non significa fare meglio. E’ questo il messaggio ribadito dall’Associazione Medici Endocrinologi (AME-ETS) in vista della Settimana mondiale della Tiroide, che si terrà dal 24 al 30 maggio.

«Sono ancora tanti gli esami e i trattamenti per la tiroide che continuano a essere prescritti ed effettuati senza che ci sia un motivo valido”, dice Franco Grimaldi, presidente dell’AME-ETS -. Spesso sono i pazienti a chiederlo e i medici a cedere per paura di conseguenze medico-legali. Ma è sbagliato – continua – per svariate ragioni: da un lato per lo spreco di risorse e dall’altro per possibili conseguenze sulla salute, fisica e mentale, dei pazienti che in realtà non avrebbero bisogno né di seguire trattamenti e né di sottoporsi a esami».

Il ricorso sempre più frequente a “Dottor Google” ha di fatto alimentato questa cattiva prassi. «Dopo aver cercato su Internet i pazienti si rivolgono al medico e fanno pressioni per prescrizioni che quasi sempre si rivelano inappropriate» dice Grimaldi.
Sono già diversi anni che AME è attivamente impegnata a contrastare questa pericolosa tendenza e, per questo, in vista della Settimana mondiale della Tiroide ha diffuso cinque raccomandazioni utili sia per i medici che per i pazienti.

1) Non richiedere di routine l’ecografia tiroidea. L’ecografia tiroidea è un esame fondamentale nella diagnostica delle patologie tiroidee; il suo impiego, tuttavia, deve avvenire in un contesto clinico appropriato. L’esecuzione indiscriminata delle ecografie non solo individua un numero elevato di noduli tiroidei privi di “significato patologico” ma può essere causa di ansia nel paziente e di un aumento delle procedure diagnostiche e degli interventi chirurgici, con conseguenti costi ingiustificati per la collettività, oltre che possibili danni per il paziente. L’ecografia tiroidea è indicata di routine solo nei soggetti con segni o sintomi di patologie tiroidee e appartenenti a gruppi a rischio per carcinoma tiroideo.

2) Non ripetere densitometria ossea di routine a intervalli minori di 2 anni. La densità minerale ossea (MOC) valutata con tecnica DXA è da considerarsi la metodica d’elezione nella valutazione della massa ossea. I controlli sono opportuni per monitorare l’efficacia della terapia e nei soggetti che “perdono osso” troppo velocemente, ma la rivalutazione della MOC ad intervalli minori di 2 anni dall’inizio o dal cambiamento di terapia è giustificata solo in casi selezionati.

3) Non richiedere il dosaggio del testosterone libero per sospetto ipogonadismo e iperandrogenismo. Il metodo di riferimento da utilizzare come supporto diagnostico è quello che si basa sul testosterone totale.

4) Non richiedere di routine il dosaggio della FT3 nei pazienti con patologia tiroidea. Nei casi di disturbi aspecifici e a basso rischio è sufficiente soltanto la rilevazione del TSH. In caso quest’ultimo fosse elevato, si procede con il dosaggio degli ormoni tiroidee, FT4 e FT3. Inoltre, Nel monitoraggio della terapia sostitutiva dell’ipotiroidismo con L-tiroxina il dosaggio della FT3 non è utile per valutare l’adeguatezza della posologia.

5) Non prescrivere la levotiroxina indiscriminatamente. Solo in casi selezionati di pazienti con noduli tiroidei possono trarre beneficio dalla levitiroxina per prevenire la comparsa di altri noduli o l’aumento del volume della tiroide. In alcuni casi, come donne in menopausa con osteoporosi e anziani con cardiopatie, può avere effetti collaterali.

«In ogni caso è necessario sempre affidarsi alla valutazione e al giudizio del medico» conclude Grimaldi.