Nei giorni scorsi il caso della donna morta in Sardegna dopo la puntura che le aveva provocato una brutta infezione ha riacceso l’attenzione sul problema delle zecche. In realtà era già qualche giorno che si parlava di zecche, con l’allarme per alcune zone verdi di Roma, dove, complici il degrado delle aree urbane, starebbero prosperando. Con diversi rischi anche per la salute umana. Non strettamente dovute però alle zecche in sé, come parassiti, come si potrebbe credere. Abbiamo messo insieme una piccola guida in chiave vero o falso per conoscere più da vicino questi animali, chiarendo alcuni aspetti del loro comportamento, grazie alle informazioni diffuse dal ministero della salute, dall’Istituto superiore di sanità, dall’European Centre for Disease Control and Prevention, dagli americani Cdc, e all’aiuto di un esperto del campo. Che conferma: sì, a quanto pare questo anno sembra essere particolarmente propizio per le zecche.

Le zecche sono in aumento

Verosimile, dicevamo, almeno secondo alcuni indicatori. Non si parla di numeri o monitoraggi in particolare ma di alcune evidenze indirette. “Da una parte le zecche che ci vengono portate, qui presso l’Istituto zooprofilattico del Lazio e della Toscana, sembrano in aumento – commenta a Wired Claudio De Liberato, entomologo presso l’Istituto – dall’altro i campionamenti che stiamo effettuando a fini di ricerca mostrano che è incredibilmente facile trovarne, forse per questioni climatiche particolarmente favorevoli”. Ma attenzione a parlare delle zecche come animali esclusivamente estivi e amanti del caldo.

Le zecche sono stagionali

Vero, ma con qualche distinguo. Se da un parte è vero che, come moltissimi animali, le zecche – piccoli animaletti, aracnidi, dal corpo rotondeggiante, grandi al massimo circa 1 cm, che succhiano sangue da diversi ospiti, spesso con poca specificità – hanno nella primavera ed estate il loro momento di massima attività, questo vale in generale. Anche in virtù di fattori non strettamente legati alle zecche: “In primavera ed estate passiamo più tempo all’aperto e questo aumenta le probabilità di incontro con le zecche”, ricorda De Liberato: “Ma le zecche non sono animali come le zanzare che con il freddo spariscono e soprattutto ogni zecca ha le sue preferenze in materia di clima e ambiente”. Così per esempio, continua l’esperto, le due specie più abbondanti e rilevanti in Italia – la Ixodes ricinus (cosiddetta zecca dei boschi) e la Rhipicephalus sanguineus (la zecca del cane) – mostrano preferenze molto diverse: “La prima ama gli ambienti freddi e umidi, perché è molto soggetta a disidratazione, la seconda al contrario predilige climi secchi e caldi. Questo implica che al variare delle condizioni climatiche vari anche l’abbondanza delle diverse specie e che in alcune zone in funzione di questo siano più abbondanti alcune di altre”. Per esempio, la zecca del bosco è particolarmente abbondante nelle zone nord orientali – al punto che le pinzette per eliminarle sono alquanto comuni nelle farmacie del luogo, confida l’entomologo – mentre quella del cane al Centro e nel Sud Italia.

Le zecche possono provocare diverse malattie

Vero, anche se occorre fare alcune precisazioni. Quando si parla dei rischi sanitari legati alle zecche ci si riferisce al loro potenziale di trasmettere malattie più che al pericolo legato alle loro punture. Le zecche infatti pungono, meglio succhiano sangue, ovvero sono dei parassiti ematofagi e nel farlo possono trasmettere virus o batteri, causando malattie, in alcuni casi purtroppo, ma raramente, anche mortali. Si parla dunque di infezioni, che si differenziano geograficamente – vale a dire in determinate zone alcune sono più comuni che altre – e legate alle diverse specie di zecche.

In Italia, in virtù delle specie presenti, possono verificarsi la malattia o borreliosi di Lyme, trasmessa dalle zecche Ixodes e dovuta a batteri del genere Borrelia, l’encefalite da zecca (o Tbe, da Tick Borne Encephalitis), di origine virale (virus del genere Flavivirus) anch’essa soprattutto per mezzo delle Ixodes, e la febbre bottonosa del Mediterraneo, un tipo di rickettsiosi comune appunto nel Mediterraneo, dovuta ai batteri rickettsie e trasmessa dalla zecca del cane. “Non ci sono evidenze dell’aumento di incidenza di queste malattie e nella stragrande maggioranza dei casi le punture di zecca non hanno conseguenze”, va avanti l’esperto, “ma in molti casi le infezioni cui danno origine hanno esordi subdoli o ritardati, e per questo sono importanti le ricerche che conduciamo, tra gli altri, qui all’istituto, che mirano a rintracciare, dopo la rimozione della zecca, la presenza di eventuali patogeni, per comprendere se il soggetto punto è a rischio”. In generale vale il consiglio di eliminare quanto prima la zecca, con l’aiuto di pinzette: “Prima si toglie meglio è: la probabilità di trasmettere un agente patogeno è direttamente proporzionale al tempo trascorso nel corpo”. E se è vero che in molti casi le zecche non portano conseguenze o le infezioni sono paucisintomatiche, in altri i sintomi possono essere molto gravi – con encefalite e morte nel caso della Tbe – o fino a cronicizzarsi – è il caso della malattia di Lyme, che nella fase avanzata (si parla anche a distanza di anni) porta a problemi cardiaci, neurologici e articolari. Dalla Tbe – comune soprattutto nel nord-est, complice anche un processo di riforestazione che ha favorito l’ecologia delle Ixodes ci spiega l’esperto – ci si può proteggere con un vaccino.

Un’altra delle zecche presenti nel nostro territorio ma che finora non ha destato problemi a livello sanitario dalle nostre parti è la Hyalomma marginatum: “In Italia non è un vettore di malattia, come invece lo è in Spagna, ma può diventarlo – racconta l’entomologo – questa zecca infatti solitamente viaggia su uccelli migratori di provenienza subsahariana. Se si stacca ed è infetta potrebbe essere un modo attraverso cui la malattia correlata, la febbre emorragica Congo-Crimea [dovuta ai Nairovirus, nda] potrebbe essere introdotta anche da noi”.

Le zecche volano

Falso. Le zecche raggiungono i loro ospiti appostandosi e aspettandone il passaggio. Si trovano comunemente a qualche centimetro da terra nascoste nelle erbe e cespugli e da qui, grazie a un sistema sensibile al calore, captano la presenza di un possibile ospite e vi si attaccano. Solitamente senza che il mal capitato se ne accorga, grazie all’aiuto di alcune sostanze analgesiche che secernono. Possono rimanere attaccate per giorni anche all’ospite, anche perché per alcune specie di zecche il pasto di sangue può durare settimane.

Le zecche vanno rimosse

Vero. Se le precauzioni non bastano – dal vestiario coprente, ai repellenti, alla cura e ispezione del corpo, nostro e di eventuali animali da compagnia – e si è stati punti, meglio procedere alla rimozione, tenendo a mente alcune indicazioni (quelle complete le trovate sul sito di Epicentro), ma prestando attenzione soprattutto ad alcuni aspetti: “Vecchi rimedi come uso di olio, benzina o alcol, o fia,miferi vanno assolutamente evitati: il rischio è che la zecca rigurgiti e diffonda eventualmente il patogeno di cui è portatrice – conclude l’entomologo – meglio procedere con pinzette, con delicatezza per evitare che rimangano dei pezzi nella pelle ed evitando di schiacciare l’addome, sempre per evitare eventuali rigurgiti”. In caso di sintomi o rossori contattare il medico.

 

Fonte: Galileo

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