Gambe gonfie per il caldo: i consigli per migliorare la circolazione

Articolo del 18 Luglio 2022

L’aumento di temperatura favorisce la vasodilatazione. I consigli per migliorare la circolazione. La cosa peggiore per le gambe è stare fermi in piedi. Ottima invece la camminata quotidiana.

Con il caldo la vasodilatazione è evidente soprattutto a livello delle vene e dei vasi linfatici degli arti inferiori. Da qui ritenzione idrica, stasi di liquidi e gambe gonfie con sensazione di tensione e dolore. Le cause possono essere diverse: malattie infiammatorie e infettive, esiti di traumi, “cuore stanco”, che non riesce a pompare adeguatamente e malattie trombotiche (flebiti e trombosi venosa profonda). Le soluzioni sono diverse: meccaniche, terapie mediche e stili di vita virtuosi.

I mestieri a rischio

Cominciamo dalle prime: fa bene camminare, muoversi, usare indumenti adeguati e calze elastiche. Stare in piedi fermi è la posizione peggiore per le varici. Non a caso tra le categorie “a rischio” ci sono camerieri, commesse, fornai, cuochi, chirurghi, casalinghe. Al contrario, tutto ciò che è movimento è prevenzione delle varici o miglioramento dei sintomi: camminare, correre piano, fare ginnastica “dolce” o – meglio di tutto – nuotare o passeggiare con le gambe in acqua almeno fino alle ginocchia: pressione, temperatura dell’acqua, moto ondoso e corrente stimolano la circolazione.

Come scegliere le calze adatte

Veniamo al capitolo vestiti e calzature: evitare pantaloni stretti, scegliere tacchi sui 4 cm, limitando l’uso di scarpe con suola piatta o tacchi molto alti. La calza migliore è il collant (gambaletti e autoreggenti fanno “effetto laccio”): protegge la gamba e la coscia e veicola i liquidi in eccesso verso la vena femorale, quindi la vena cava e il cuore. La calza ideale è a “compressione graduata”, con maggiore spinta sulla caviglia che diminuisce salendo. Il gradiente pressorio facilita il ritorno venoso e linfatico.

Calze di due tipi

Le calze sono di due tipi: preventive (riposanti, di supporto, calze elasticizzate) e terapeutiche (calze elastiche). Le prime si misurano in denari (generalmente dai 40 ai 140) e si possono usare nei disturbi iniziali come tensione, pesantezza e gonfiore.

Le calze terapeutiche – che devono essere prescritte dallo specialista – si misurano in classi di compressione (da 1 a 4) e in millimetri di mercurio (mmHg). Sono indicate in caso di varici sintomatiche (pesantezza continua e alterazioni della cute), postumi di flebiti o trombosi venose profonde, linfedema (stasi di linfa). Una classe di compressione sbagliata può diventare dannosa (come in un paziente con varici e diabete). Dovrebbero essere indossate la mattina, scendendo dal letto, quando le gambe sono più sgonfie. E associare sempre una corretta attività motoria.

L’alimentazione ideale

Ci sono poi sostanze fleboprotettrici, come aloe vera (riepitelizzante, antinfiammatoria), bioflavonoidi e antocianine contenute nei frutti rossi (more, lamponi, mirtilli, fragole), vino rosso, cacao, e diuretici alimentari (ananas, asparagi, cocomeri, meloni, sedano, cetriolo). È fondamentale non stare a lungo seduti e comunque dedicare alcuni minuti a esercizi di flesso-estensione dei piedi, alzandosi ogni 45 – 60 minuti. Una volta a casa togliersi scarpe e stivali costrittivi e leggere o guardare la televisione con le gambe in alto; dormire con grossi rialzi sotto ai piedi del letto per facilitare il ritorno venoso.

Le varici e i problemi alla cute

Infine, le varici: si manifestano con sensazione di pesantezza, tensione e gonfiore a piedi e gambe. In assenza di complicanze è difficile che si provi dolore. Con il progredire della malattia la cute delle gambe può diventare più sottile, arrossata fino a pigmentarsi e ulcerarsi. Il trattamento dipende “oggettivamente” dal rischio di complicanze: flebiti, sanguinamenti (varicorragie), alterazioni della cute fino alle ulcere. Ma anche dall’impatto emotivo del problema.

L’intervento chirurgico e la terapia sclerosante

L’indicazione per un eventuale intervento chirurgico o terapia sclerosante deve essere valutato caso per caso e – soprattutto – condiviso con il paziente. Lo specialista deve poter offrire tutte le possibilità della moderna chirurgia flebologica su misura che vanno dagli interventi tradizionali (mini-stripping, micro-flebectomie) a soluzioni più avanzate come scleroterapie o trattamenti con laser o con radiofrequenze.

 

Fonte: La Repubblica

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