I batteri intestinali cambiano con l’età e potrebbero accelerare l’invecchiamento

Articolo del 20 Ottobre 2021

La flora batterica intestinale delle persone anziane è diversa da quella dei più giovani e potrebbe essere collegata sia a malattie sia a processi tipici dell’invecchiamento. Proteggere questa comunità di batteri dunque potrebbe aiutare le persone ad avere una vita più lunga in salute.

Illustrazione della flora batterica presente nell’intestino umano

Il variegato insieme di batteri intestinali del corpo umano è stato collegato a varie patologie associate all’invecchiamento, comprese le malattie cardiovascolari e il diabete di tipo 2. Ora uno studio ha scoperto che l’invecchiamento stesso è associato a cambiamenti del microbioma, e che queste alterazioni sono distinte da quelle collegate a malattie oppure all’uso di farmaci. I risultati suggeriscono la possibilità che cambiamenti nella composizione della comunità dei batteri intestinali possano aiutare a guidare il processo di invecchiamento, e che proteggere questi microbi potrebbe aiutare le persone ad avere una vita più lunga e più sana.

Nel nuovo studio, pubblicato su “Cell Reports”, alcuni ricercatori del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles hanno prelevato campioni di batteri dall’intestino tenue di 251 persone tra i 18 e gli 80 anni di età mentre erano sottoposte a endoscopia superiore, un esame in cui un medico infila una piccola sonda in gola fin oltre lo stomaco. Di solito i ricercatori studiano i batteri dell’intestino tramite campioni di feci. Ma quei microbi, provenienti dalla fine dell’intestino, possono essere molto diversi dai batteri nell’intestino tenue, più vicino allo stomaco. È lì che avviene la maggior parte della digestione e dell’assorbimento dei nutrienti. “Tutta la magia avviene nell’intestino tenue”, dice il co-autore dello studio Mark Pimentel, gastroenterologo al Cedars-Sinai.

Dopo aver analizzato i campioni, i ricercatori hanno scoperto che l’invecchiamento era collegato a cambiamenti nelle popolazioni batteriche. Le persone anziane avevano più batteri dalle famiglie Enterococcaceae, Lactobacillaceae, Enterobacteriaceae e del genere Bacteroides, “e questi sono tutti gruppi di batteri che possono causare malattie negli esseri umani,” dice Heidi J. Zapata, specialista di malattie infettive e immunologa alla Yale School of Medicine, non coinvolta nello studio. Per esempio, i batteri Escherichia coli, che fanno parte della famiglia Enterococcaceae possono causare diarrea e infezioni del tratto urinario. La diversità complessiva dei batteri è diminuita anche con l’avanzare dell’età, calando via via che le persone andavano verso gli 80 anni. La bassa diversità è stata collegata anche a problemi di salute, dice Pimentel. Gli studi hanno trovato una relazione tra bassa diversità batterica e malattia di Crohn, sindrome dell’intestino irritabile e cancro colorettale, tra l’altro.

Non è chiaro come i cambiamenti del microbioma potrebbero guidare l’invecchiamento, o se lo facciano davvero. Studi su roditori hanno dimostrato che sconvolgimenti nel microbiota intestinale possono rendere più difficile la rigenerazione delle cellule staminali intestinali. Questo effetto potrebbe influenzare il metabolismo come anche la salute generale della barriera intestinale; problemi con questa barriera sono stati collegati all’invecchiamento e a condizioni legate all’età come malattie del fegato, malattie metaboliche, malattie infiammatorie intestinali e problemi a polmoni e cervello. I cambiamenti microbici che si verificano più tardi nella vita possono anche creare un ambiente più infiammatorio nell’intestino, contribuendo a guidare il processo di invecchiamento. In uno studio del 2017, quando alcuni ricercatori hanno trapiantato microbi intestinali da topi anziani in topi giovani senza germi, i topi giovani hanno sviluppato un’infiammazione indicativa dell’invecchiamento.

Poiché il nuovo studio ha trovato solo associazioni, non prova che questi cambiamenti causino l’invecchiamento. I batteri intestinali, al contrario, potrebbero anche cambiare dopo che le persone invecchiano: “Non sappiamo davvero se sia l’uovo o la gallina, ma dobbiamo scoprirlo”, dice Pimentel. Lo scienziato spera di trovare risposte in studi futuri, compresi ulteriori esperimenti che trapiantano microbiomi “più vecchi” in animali giovani per vedere se un simile trapianto li fa invecchiare più velocemente oppure li fa ammalare. Sarebbe anche interessante, secondo Pimentel, studiare i microbiomi di centenari sani e identificare le differenze che potrebbero giocare un ruolo nell’invecchiamento in salute.

Poco chiaro è anche quanto sia possibile estendere i risultati della ricerca, perché i pazienti sono stati sottoposti a endoscopie superiori e “un’endoscopia non è qualcosa per cui le persone si offrono felicemente come volontari,” dice Elena Biagi, ricercatrice dell’Università di Bologna, esperta di microbioma e non coinvolta nello studio. Queste persone potrebbero aver avuto problemi medici di base che le hanno spinte a effettuare endoscopie: i loro batteri intestinali, quindi, potrebbero non essere stati rappresentativi di individui sani.

I ricercatori sono stati in grado di capire anche che l’uso di farmaci e la presenza di malattie hanno influito sul microbioma dell’intestino tenue, ma in modo separato dall’invecchiamento. Per esempio, hanno trovato che più farmaci prendevano le persone, più batteri Klebsiella avevano nel loro intestino, e che l’abbondanza di Klebsiella non era correlata alla loro età o al numero di malattie che avevano. Klebsiella può causare infezioni ospedaliere tra cui polmonite, infezioni del sito chirurgico e meningite, e spesso questi batteri sono resistenti agli antibiotici. Gli autori hanno anche trovato che le persone con condizioni preesistenti, indipendentemente dalla loro età o dall’uso di farmaci, tendevano ad avere più batteri Clostridium nell’intestino, che possono causare pericolose infezioni da Cdifficile.

 

Fonte: Le Scienze

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