I benefici dei semi oleaginosi

Articolo del 13 Febbraio 2021

Noci, mandorle, nocciole, semi di sesamo sono ricchissimi di proprietà benefiche, ma il consumo deve essere equilibrato.
I benefici dei semi oleaginosi (noci, mandorle, nocciole, semi di sesamo, ecc.) sono veramente importanti, ma spesso incontrano la diffidenza di molte persone per il loro eccesso calorico, e la conseguente paura di ingrassare.

La mandorla, ad esempio, ha funzioni molto peculiari nella biochimica intracellulare delle cellule neoplastiche per quanto concerne la degradazione della vitamina b17 e l’apoptosi che viene selettivamente indotta. Tali meccanismi generati da elementi naturali e non brevettabili sono, se non invisi ed osteggiati dalla medicina ufficiale, quantomeno ignorati. Orbene l’azione della b17, contenuta in svariati semi ma in particolare nelle mandorle (in quelle amare fino a livelli di allerta) pesche, albicocche, é di una importanza fondamentale nell’approccio alimentare e non solo, del paziente neoplastico.

Ma questo non è l’unico meccanismo benefico di questi meravigliosi alimenti!

La frutta secca è molto ricca di  ferro, calcio, fosforo, vitamina E, vitamina B2 ed è  molto ricca di grassi in prevalenza insaturi (acido linoleico, acido linolenico, acido oleico).

Spesso si associano alla cottura dei cereali perché li rendono più digeribili, rallentando inoltre l’assimilazione degli zuccheri.

Ci sono inoltre molti studi che hanno concluso che una maggiore assunzione di noci è associata a un ridotto rischio di malattie cardiovascolari, cancro totale e mortalità per tutte le cause e mortalità per malattie respiratorie, diabete e infezioni.

Dalla diffidenza all’eccesso!

Purtroppo quando un alimento viene promosso con certe nobili caratteristiche, come in questo caso, la traduzione che spesso viene fatta da chi si sta informando, è: ”ah ma se poco fa bene tanto  farà ancora meglio!”.

Molte persone vanno in ufficio portandosi un sacchetto intero di frutta secca (contenuto circa 30/50 mandorle, o noci, o nocciole o anche miste), pensando di avere uno spezza fame d’élite, e lo è sicuramente, ma è necessario informare che c’è sempre un rovescio della medaglia quando non si esagera, sempre.

Due strade per la conoscenza

L’interazione e l’integrazione tra la scienza moderna e le antiche sapienze è sempre più necessaria, anche non è certo semplice da spiegare in poche righe, ma è fondamentale dare sempre degli spunti per fornire informazioni più complete e offrire un valore aggiunto alla scienza con strumenti di cui la scienza stessa non dispone.

La Medicina Tradizionale Cinese, non prende in considerazione il singolo nutriente, ma lo vede in un contesto di insieme. In un alimento esiste una natura, ovvero ciò che un alimento è in grado di trasmettere in senso di “caldo” o di “freddo”. Ad esempio  se io soffro  di bruciori di stomaco (caldo) e continuo ad assumere degli alimenti  di natura calda come ad esempio le spezie, questi bruciori di stomaco potrebbero aumentare. Oppure, se si è in menopausa e si hanno  delle vampate importanti, è bene  non assumere un cibo di natura calda, come il caffè, le spezie, ecc.

Prendendo come esempio le noci, possiamo dire che la loro natura è tiepida, il loro sapore è dolce (azione umidificante), e i canali  destinatari sono: Polmone, Rene, Intestino Crasso, ed è indicata per

  • dolore e astenia lombari e alle ginocchia, calcolosi renale (rene);
  • tosse cronica e asma (polmone);
  • stipsi con secchezza all’intestino, specie nell’anziano (intestino).

Una correlazione da considerare

Oltre all’importanza della natura, sono altre le considerazioni come la consistenza, la forma, il sapore, il profumo, ecc.. ed è curioso scoprire che ci  sono alcune analogie tra forma dell’alimento e organo correlato.

Tenendo sempre presente la noce, possiamo vederla orizzontale  e osservare la sua assomiglia con il  cervello, ma se la mettiamo in verticale fa subito pensare al polmone. Non abbiamo lo spazio per spiegare la correlazione tra Cervello e Reni  ma lo sono sul piano funzionale (insieme al Cuore) cosi come lo sono le ossa.

Punti di incontro

Studi epidemiologici suggeriscono che l’incidenza di malattie cardiovascolari e dell’osteoporosi in post menopausa nel bacino del Mediterraneo è basso e le noci, tra gli altri alimenti, svolgono un ruolo importante nella nutrizione.

L’introduzione delle  noci nella dieta è associata ad un ridotto rischio di malattia coronarica, ipertensione, calcoli biliari, diabete, cancro, sindrome metabolica e obesità viscerale. Il consumo di noci e bacche è associata alla riduzione del danno ossidativo, infiammazione, la reattività vascolare, e l’aggregazione piastrinica, e il miglioramento delle funzioni immunitarie. Tuttavia, solo recentemente si sono dimostrati gli effetti del consumo di noci e bacche sul cervello, sui diversi sistemi neurali, e sulla cognizione.

È sempre più evidente che la sinergia e l’interazione di tutte le sostanze nutritive e altri componenti bioattivi nelle noci e bacche possono avere un effetto benefico sul cervello e la cognizione. Il consumo regolare di noci, il consumo di frutti di bosco, o entrambi potrebbero eventualmente essere utilizzati come una strategia terapeutica aggiuntiva nel trattamento della  prevenzione di numerose malattie neurodegenerative e disfunzioni cerebrali legate all’età. Un numero crescente di studi sull’uomo mostrano che una integrazione alimentare con noci, frutti di bosco, o entrambi sono in grado di modificare  le prestazioni cognitive negli esseri umani, invertendo gli effetti della neuro-degenerazione nell’invecchiamento.

È importante però considerare anche altri aspetti che non possono essere supportate da un’analisi molecolare.

L’assunzione di noci o frutta secca in genere, ma anche di tutti gli altri alimenti, è soggettiva, difatti la quantità da assumerne non è traducibile in grammi (a meno che l’assunzione non sia farmacologica), ma nella quantità di cui  il nostro organismo ne ha necessità, in quanto ci possono essere degli squilibri in atto per cui la frutta secca può essere addirittura controindicata sul momento.

Ad esempio, se soffriamo di diarrea  cronica o comunque, per problemi di infiammazioni intestinali le feci espulse non sono formate,  oppure,  quando la tosse presenta una manifestazione di calore (espettorato giallo o verde), o ancora, in alcune  manifestazioni tipiche della menopausa (vampate, sudorazioni notturne), la frutta secca potrebbe non essere indicata.

Non so se ci sono ricerche scientifiche che confermano tutto questo, ma di fatto è quello che l’osservazione clinica mostra, e di questo bisogna tenerne conto. Non si vuole assolutamente  dire di  non mangiare le noci,  ma non possiamo nemmeno dire che più se ne mangiamo e meglio è, perché non è così.

Citando il Dr. Ivan Cavicchi:”le opinioni del malato sono assolutamente complementari alle verità scientifiche della scienza. Quando tu non hai le opinioni del malato la scienza rischia di essere più fallibile”.

Una scienza che deve ripensarsi

Il messaggio che la scienza deve far passare, è di un cambiamento alimentare nel suo insieme, le ricerche scientifiche devono essere fatte e condivise per gli addetti al lavoro, questo per limitare i rischi di incomprensioni e di eccessi che sono molto dannosi e purtroppo all’ordine del giorno. La scienza non deve enfatizzare un alimento perché esiste un equilibrio soggettivo, e questo  va rispettato; divulghiamo un alimentazione sana, un’alimentazione che dia enfasi alla nostra cultura, che si riporti la tradizione del territorio, che si riduca l’assunzione le proteine animali a una volta la settimana, ma l’equilibrio personale va rispettato. Il messaggio della scienza deve cambiare.

 

FontePrevenzione a tavola

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