I nuovi giardini terapeutici, cosa sono e perché aiutano la guarigione

Articolo del 08 Marzo 2021

Dalla mente di Andrea Mati, garden designer, nasce l’evoluzione dei giardini terapeutici, in aiuto alla riabilitazione sanitaria e al benessere diffuso.

Che per l’uomo riconnettersi con la natura sia ormai diventata una priorità è assodato. Ma per chi soffre, “vivere il verde” – come nei giardini terapeutici – è diventato un vero e proprio strumento di benessere.

Il 2020 è stato un anno difficile per tutti sotto tanti punti di vista. I lunghi mesi di isolamento per il lockdown, il senso di incertezza e di preoccupazione per il futuro hanno contribuito a un aumento dei disturbi dell’umore e dell’attenzione. Depressione e ansia, ma anche un aumento dei disturbi alimentari sono solo alcuni dei fenomeni emersi durante la pandemia e che, grazie anche alla riconnessione con la natura, possono trovare un aiuto importante. Così come l’elaborazione del lutto, individuale e collettiva, una necessità rilevante per il nostro Paese che ha registrato un numero impressionante di vittime rispetto agli altri Paesi colpiti.

Uno dei pionieri in Italia a intuire la potenzialità del verde come fonte di benessere davvero per tutti è Andrea Mati. Paesaggista, vivaista, ma anche musicista e poeta, a capo di Mati 1909, storica azienda agricola pistoiese, insieme ai fratelli Francesco e Paolo, oggi è considerato uno dei massimi esperti italiani nell’ideazione del verde terapeutico. Vulcanico e creativo, Mati lancia il progetto dei suoi “healing garden” in esclusiva con LifeGate che condividendone i valori vestirà il ruolo di supporto scientifico e di media partner.

Un impegno iniziato nel 1986

Da 30 anni l’architetto si occupa di realizzare giardini terapeutici per rispondere alle esigenze delle utenze fragili e per contribuire a ridurre, proprio grazie al diretto contatto con la natura, la somministrazione di farmaci nei protocolli di cura. Un progetto in cui la centenaria azienda toscana crede dal 1986. Anno in cui inizia la collaborazione tra Mati e le comunità di recupero come San Patrignano e la Comunità Incontro. Insegnando a persone disagiate e socialmente emarginate un mestiere, quello del giardiniere, molte di queste hanno ritrovato la propria strada.

Lavorare con il verde, secondo Mati, vuol dire comprendere le regole della natura e imparare così a conoscersi meglio, accettarsi e crescere. Questo è infatti quello che accade nel giardino di San Pantaleo (Pistoia) della Cooperativa Puccini Conversini, fondata da Andrea Mati. 3mila metri quadri di parco dove, ogni anno, uomini e donne con storie difficili alle spalle ritrovano la passione per un lavoro e l’amore per se stessi in mezzo al verde.

Giardini terapeutici: tanti i benefici verificati dalla scienza

Stare nel verde sembra proprio un modo per migliorarci, perché, come dice Stefano Mancuso, direttore del laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale di Firenze, “le piante sentono meglio degli animali. Perché gli animali, e noi tra loro, risolvono quasi tutto col movimento. Una pianta invece deve risolvere il problema, non può scappare”.

Dalle comunità agli ospedali, la green therapy di Mati

Oggi il progettista pistoiese, che in curriculum ha giardini di straordinaria bellezza in Italia e in Europa, come quello del Guggenheim di Venezia e delle ville di star come Sting e i “Giardini di Marzo” di Mogol, porta avanti il suo format dei giardini terapeutici per aiutare, non solo i disagiati, ma anche i malati nel loro percorso di riabilitazione cognitiva e fisiologica. “Una persona in difficoltà è come una pianta sofferente: con cure appropriate, tempo e pazienza può riprendersi, tornare a crescere e rifiorire”, dice appunto Mati che ha pensato la sua “terapia verde” a seconda della patologia.

A ogni patologia il suo giardino

Dal Giardino ecocentrico, pensato per tutti quelli che semplicemente sentono il desiderio di riconnettersi con la natura, al Giardino del benessere, creato per le persone affette da depressione e disturbi dell’umore, al Giardino per i disturbi alimentari fino a quello specifico per la Terza età. Ciò che li accomuna è la stimolazione dei sensi.

Annusare un fiore o una piantina aromatica, osservare la danza di un’ape, ascoltare il fruscio dei rami, sentire sulla pelle il calore del sole, toccare una foglia o un petalo, sono tutte azioni semplici che hanno però il potere di risvegliare ricordi e donare una sensazione generale di benessere. Nell’era della iperconnessione le persone hanno bisogno di prendersi una “pausa” dagli schermi, guardarsi attorno e tornare a sentirsi parte della natura.

Proprio per questo, i giardini botanici di Mati sono studiati nei minimi particolari: dall’accostamento delle specie, al tracciamento dei percorsi alla suddivisione degli spazi, tutto è ideato ad hoc – insieme al personale sanitario – a seconda della patologia.

Per esempio, in quelli disegnati per chi soffre di depressione e ansia, ci sono suoni, colori e materiali che riaccendono nei pazienti la loro capacità d’ascolto. In quelli per le persone affette da patologie dello spettro autistico, invece, ci sono aree “protette” e al chiuso, dove i pazienti ritrovano il contatto con l’esterno grazie alle attività svolte insieme al personale sanitario.

E ancora, i giardini ideati per le persone con Sindrome di Down, fatti di spazi aperti, alberi e fiori colorati con compiti da svolgere che stimolano la socialità e la voglia di stare insieme nella natura.

Infine, i giardini per l’elaborazione del lutto. Un’area dove il dolore prende una dimensione più sopportabile: trascorrere qualche ora in un ambiente popolato di piante, alberi e fiori conforta chi ha subito una grave perdita. Si tratta di un percorso nel verde da un “mondo presente” a un “mondo futuro” guidato da un team di psicoterapeuti e ortoterapeuti per arrivare all’accettazione del lutto e riuscire a guardare avanti.

L’arte della coltivazione per imparare a conoscersi

Nel giardino dei disturbi alimentari, invece ci sono molti alberi da frutto e ampi orti per insegnare ai pazienti l’arte della coltivazione e della raccolta. In questo modo i partecipanti scoprono di far parte della natura e ad avere cura di un altro essere vivente.

Anche per i malati di Alzheimer gli effetti del verde sono importanti: il contatto con le piante, con i loro profumi, riaccende nei pazienti la memoria a lungo termine e aiuta la riabilitazione motoria.

Insomma, secondo Mati “quello del giardino è un modello terapeutico gentile, ecologico e non invasivo, complementare alle cure mediche”.

Il suo sogno? Realizzare aree verdi in ogni ospedale d’Italia. Gli “healing garden” di Mati, infatti, sono un progetto molto ambizioso, ma concreto, che si rivolge agli ospedali, alle Rsa e a tutte le aziende che desiderano e possono realizzare aree verdi per i propri dipendenti o che prevedono di donare a ospedali, aree pubbliche e scuole per la realizzazione di giardini.

 

Fonte: LIFEGATE

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