Il “super antibiotico” efficace contro i batteri resistenti ma anche contro forme di tumori molto aggressive

Articolo del 18 Aprile 2019

Un risultato epocale: ci sono voluti 20 anni di ricerche ma alla fine il team guidato dal britannico Martin Lear e dal giapponese Masahiro Hirama è riuscito a riprodurre in laboratorio la kedarcidina, una sostanza dalla struttura molto complessa, isolata nel 1992 da actinomiceti presenti nel suolo dell’India, e dotata di attività sia anti-tumorale che antibiotica. Da questa scoperta potrebbe dunque scaturire una nuova classe di antibiotici, preziosa in epoca di antibiotico-resistenza, ma anche un nuovo tipo di trattamento mirato in maniera specifica al DNA delle forme tumorali più aggressive.

La misteriosa sostanza che, a detta dei ricercatori, rappresenta una scoperta senza precedenti (schiere di scienziati in tutto il mondo da anni stanno cercando di sintetizzarla in laboratorio) è la kedarcidina, un agente dalla struttura molto complessa che è in grado di danneggiare il DNA, colpendo un target preciso. Lear, Hirama e gli altri ricercatori sono riusciti a ‘craccare’ il codice chimico di questo ‘antibiotico anti-tumorale’, efficace sia contro le cellule cancerose, che contro una serie di batteri antibiotico-resistenti, riuscendo per la prima volta a riprodurlo in laboratorio. Questa scoperta potrebbe inaugurare dunque una nuova era nella terapia anti-tumorale e per la produzione di antibiotici inediti.

La kedarcidina è stata scoperta per la prima volta 30 anni fa, quando un’azienda farmaceutica l’ha isolata nella sua forma naturale da un campione di suolo in India; il terreno rappresenta la fonte naturale di tutti antibiotici sviluppati a partire dagli anni ’40, ma per poter essere utilizzati come farmaci è necessario riuscire a sintetizzarli in laboratorio. La particolarità di questa super-sostanza è che non possiede solo proprietà antibiotiche ma è anche attiva contro le cellule tumorali, e questo la rende dunque un potenziale nuovo trattamento oncologico.

La scoperta del team anglo-giapponese è di non poco conto. Secondo le ultime proiezioni, entro il 2050 ci saranno almeno ulteriori 10 milioni di persone destinate a morire ogni anno a causa di infezioni resistenti agli antibiotici. E’ dunque di fondamentale importanza individuare nuove potenziali classi di antibiotici da affiancare a quelle tradizionali; questo studio rappresenta dunque un importante passo in quella direzione.

Sul fronte dei trattamenti oncologici, la kedarcidina potrebbe rappresentare una risorsa contro le forme tumorali più aggressive. Ora che è possibile riprodurre per sintesi la kedarcidina, sarà più facile comprendere più a fondo i meccanismi alla base della sua attività anti-tumorale che potrebbero renderla un futuro trattamento nel campo delle neoplasie ematologiche o dei tumori solidi, quali il melanoma.

Fonte: quotidianosanita.it