In Giappone 1700 decessi per Covid-19 da inizio pandemia. Quale strategia di contenimento ha adottato?

Articolo del 28 Ottobre 2020

Intervista al Professor Kentaro Iwata, Direttore di Malattie Infettive e Salute Pubblica del Policlinico di Kobe: «Non abbiamo fatto miracoli. È l’atteggiamento delle persone che conta»

In Giappone si sono registrati 1.700 decessi da Covid-19, da inizio pandemia. In Germania 9 mila. In Italia 37 mila. Quali sono le differenze tra il gigante asiatico, che conta una popolazione di 120 milioni di abitanti – il doppio dell’Italia, e molto superiore agli 83 milioni di cittadini tedeschi -, e l’Europa? Come ha contenuto il Giappone questa pandemia? Quali strategie ha messo in campo? Sanità Informazione ha intervistato uno degli esponenti più autorevoli della comunità scientifica giapponese, il Professor Kentaro Iwata, Direttore di Malattie Infettive e Salute Pubblica del Policlinico ospedaliero universitario di Kobe.

Professore, come ha fatto il Giappone ad avere un tasso di mortalità così basso?

«La bassa mortalità si spiega principalmente con il basso numero di infezioni, circa 90 mila al momento in cui scrivo, e soprattutto il basso tasso di infezione tra gli anziani».

Come ha fatto il Giappone a contenere la diffusione di Sars-CoV-2? Qual è la strategia principale: la prevenzione?

«Non l’abbiamo ancora contenuta, ma siamo riusciti a mantenere basso il tasso di infezione cercando e distruggendo i cluster».

Il Giappone ha sviluppato particolari strategie di monitoraggio e tracciamento?

«Il sistema di monitoraggio funziona solo per chi viene dall’estero, ma al momento si tratta di una porzione molto piccola. Le PCR sono state fatte piuttosto ad hoc».

Come vengono “testati” le persone infette e i loro contatti?

«Principalmente tramite PCR (reazione a catena della polimerasi)».

Quanti tamponi vengono fatti al giorno? (in Italia circa 150 mila).

«Circa 20 mila al giorno, ma i test non ufficiali non sono inclusi».

Test molecolari, antigenici, sierologici?

«Anche noi facciamo test antigenici, ma la PCR (il molecolare) è il test principale».

Ci sono state epidemie nelle scuole? Sono stati determinati ad aumentare i contagi a luglio?

«Non molto. Sono stati osservati cluster sporadici, in particolare nei dormitori».

I bambini a scuola usano la maschera? Da 1 a 9 anni? Da 9 a 19 anni?

«Dentro e fuori la scuola. Sotto i 5 anni non è raccomandato, e non si usano maschere durante l’esercizio fisico».

Come proteggete gli anziani dal contagio?

«Finora non sono state prese misure specifiche. Si stanno isolando volontariamente in qualche modo».

Il Giappone è riuscito a limitare la circolazione del virus con le maschere e l’allontanamento sociale? Ci sono altri motivi?

«No. Questi sono i metodi più efficaci. L’adesione alla raccomandazione è la chiave».

Le terapie intensive del Giappone sono mai state sotto stress? Quanti posti letto ci sono?

«5.861».

Qual è la principale differenza di strategia tra il Giappone e altri Paesi come la Gran Bretagna, dove ci sono stati circa 40 mila morti, o la Francia, 33 mila morti?

«Non c’è molta differenza. Non credo dipenda dalla strategia, ma il diverso atteggiamento delle persone».

Si sta registrando una nuova ondata di contagio? Quanti nuovi casi ci sono al giorno all’incirca?

«743 ieri».

A luglio c’è stato il picco di contagio in Giappone, cosa hanno fatto le autorità sanitarie per fermare il picco?

«È stato proclamato lo stato di emergenza».

In Giappone vengono utilizzati farmaci precoci come l’idrossiclorochina?

«Sporadicamente».

Quali farmaci vengono utilizzati quando iniziano a manifestarsi i sintomi di Covid-19?

«Nessuno, a meno che il paziente non sia ipossico. Il desametasone è usato quando è ipossico».

Vuole aggiungere qualcos’altro?

«Il Giappone non ha fatto miracoli. Sta facendo meglio di molti Paesi europei e americani (del Sud e del Nord), ma sta facendo peggio della Cina e di altri Paesi asiatici o del Pacifico».

 

FonteSanità Informazione