Obesi causa Covid-19: come la pandemia ci sta facendo ingrassare

Articolo del 15 Dicembre 2020

L’obesità è peggiorata durante il lockdown ed è in continua crescita, così come il sovrappeso: le diete sono state abbandonate, come l’attività fisica.

Il lavoro da casa, le restrizioni alla circolazione, le quarantene: da mesi facciamo lo slalom fra le regole dettate dall’emergenza Covid-19 che ci rendono inevitabilmente più sedentari. I risultati non tardano a farsi sentire: secondo dati raccolti dall’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica e dalla sua Fondazione, c’è stato un netto peggioramento dell’obesità. Molti pazienti hanno preso ancora più peso, tanti hanno abbandonato la dieta, la maggioranza si è mossa di meno: così, come ha ‘certificato’ anche l’Italian Barometer Obesity Report, gli italiani ormai sono sempre più sovrappeso e obesi.

Diete abbandonate

Per capire l’impatto delle restrizioni della scorsa primavera sull’obesità, la Fondazione ADI ha condotto uno studio su circa 1.300 obesi in cura nei centri specializzati del Paese. I risultati mostrano che uno su due ha messo su in media quattro chili, con accumuli ancora più sostanziosi in chi ha lavorato da casa o è stato messo in cassa integrazione; il 58 per cento dei pazienti ha ridotto l’attività fisica e il 35 per cento ha avuto maggiori difficoltà emotive. «Il 66% degli obesi intervistati ha dichiarato di seguire regolarmente una dieta prima del lockdown, ma il 44% l’ha abbandonata durante il blocco con una conseguente diminuzione dell’attività fisica e un maggior senso di fame», commenta Antonio Caretto, presidente Fondazione ADI. «Per molti poi è subentrato un difficile stato emotivo dovuto non tanto ai numeri dei contagi quanto al vissuto quotidiano e allo sconforto generale: più colpiti casalinghe, disoccupati e persone con problemi economici, mentre i dipendenti pubblici sembrano aver retto bene l’impatto emotivo. I dati dimostrano che la gestione dei pazienti obesi è molto delicata, perché devono essere seguiti con un controllo costante nel loro percorso: strategie come il supporto remoto con la telemedicina o la terapia farmacologica sono indispensabili per proseguire la cura e prevenire peggioramenti e complicanze».

Crescita al Nord

Non si può insomma abbassare la guardia, peraltro l’obesità è una delle patologie croniche che si associano a un peggior decorso in caso di contagio, per cui è quanto mai fondamentale prevenirla e trattarla. Anche perché l’eccesso di peso è ormai un’epidemia nella pandemia: stando al secondo Italian Obesity Barometer Report, realizzato in collaborazione con ISTAT e presentato di recente dall’Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation, la prevalenza di sovrappeso e obesità è aumentata fino al 30 per cento negli ultimi trent’anni e oggi l’eccesso ponderale riguarda un minore su quattro, quasi uno su due fra gli adulti. «Ci sono differenze per sesso ed età» specifica Roberta Crialesi, Dirigente del Servizio Sistema integrato salute, assistenza, previdenza e giustizia di ISTAT. «Fra le donne dai 18 ai 45 anni il sovrappeso è aumentato del 15 per cento, fra gli uomini con più di 75 anni l’incremento arriva al 20 per cento. L’aumento dell’obesità ha riguardato in misura maggiore gli uomini, soprattutto a partire dai 55 anni; la geografia è rimasta invece inalterata, con lo svantaggio del Sud, ma in alcune regioni del Nord c’è un peggioramento: in Liguria e Valle d’Aosta si è registrato un aumento del sovrappeso superiore al 10 per cento, in Lombardia e in Piemonte l’incremento è stato doppio rispetto a quello della media nazionale del 4 per cento. La prevalenza dell’obesità è cresciuta di oltre il 30 per cento in Liguria, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna al Nord, Umbria e Calabria al Centro-Sud, a fronte di un incremento medio a livello Italia del 17 per cento» conclude Crialesi.

 

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