Perché il vaccino monodose di Johnson e Johnson potrebbe essere la svolta

Articolo del 19 Gennaio 2021

L’azienda ha pubblicato i risultati sul New England Journal of Medicine, prima di comunicarli al mercato. I risultati sono molto buoni. Per l’Europa in arrivo 200 milioni di dosi.

Oltre a quello di AstraZeneca, sul quale si attende il pronunciamento di EMA entro il 29 gennaio e del quale abbiamo parlato in maniera approfondita in questo articolo, c’è un altro vaccino che potrebbe arrivare molto presto, solo pochi giorni dopo, a dar man forte alle campagne vaccinali anche europee: quello di Johnson & Johnson o, per meglio dire, di Janssen, l’azienda olandese specializzata in vaccini acquistata dal colosso statunitense qualche anno fa.

E se così fosse, come ha detto Moncef Slaoui, capo di Operation Warp Speed, la task force istituita da Donald Trump per gestire i vaccini, potrebbe essere un game changer, un prodotto che fa la differenza, per le sue caratteristiche: va somministrato una sola volta, e può essere conservato per mesi in un normale frigorifero, senza bisogno di essere congelato.

I risultati della sperimentazione

Il vaccino ha infatti dato ottimi risultati nella sperimentazione di fase 1-2, appena pubblicati sul New England Journal of Medicine; la fine della fase 3, che ha coinvolto 45.000 persone, è attesa per fine gennaio e, se dovesse confermare quanto visto finora, l’autorizzazione di emergenza da parte della FDA potrebbe arrivare quasi in contemporanea, visto che anche in questo caso l’agenzia sta procedendo alla rolling review, cioè sta analizzando i dati via via che le vengono forniti, senza aspettare che sia tutto concluso per verificarli tutti insieme.

Come già accaduto per quelli di Pfizer/BioNTech e Moderna, quella di EMA potrebbe arrivare poco dopo. Nell’analisi ad interim del New England, sono stati riportati i dati di oltre 800 persone, di età compresa tra i 18 e i 55 anni per un campione, e superiore ai 65 per un altro, tutte sottoposte a uno tra due dosaggi di vaccino, oppure a un placebo.

Potrebbe bastare una sola dose

Un altro campione, invece, è servito per controllare se una sola dose avesse o meno la stessa efficacia di due dosi, perché dopo che erano stati analizzati i primissimi dati, nella scorsa estate, l’azienda aveva deciso di provare subito, e in un protocollo specifico, se una sola dose fosse sufficiente.

I risultati dello studio chiamato ENSEMBLE sono stati estremamente positivi. Per quanto riguarda la sicurezza – scopo primario della fase 1 -, non sono emersi eventi di rilievo in nessuno dei partecipanti, se si escludono quelli previsti e simili a quelli di tutti i vaccini. Per quanto riguarda l’efficacia, i numeri sono stati molto confortanti: dopo 29 giorni dalla prima inoculazione (la seconda è dopo otto settimane, e non ci sono ancora i dati relativi), il 90% di tutti i vaccinati aveva anticorpi neutralizzanti.

Dopo 57 giorni la percentuale era del 100%, e la sintesi di anticorpi era in crescita in tutti i gruppi. Dopo 71 giorni la situazione era stabile. Nelle persone che avevano ricevuto un richiamo, poi, la sintesi di anticorpi è risultata essere ulteriormente aumentata, di un fattore compreso tra 2,6 e 2,9, quindi quasi triplicata.

In tutti, infine, sono stati rilevati anche i linfociti specifici, anche se nei più anziani le percentuali sono state inferiori rispetto a quelle dei soggetti più giovani. Tutto ciò autorizza a sperare che questo vaccino, che si basa su un vettore virale che veicola il DNA della proteina spike, e che utilizza una piattaforma già sfruttata per la produzione dei vaccini contro Ebola, Zika, HIV e virus respiratorio sinciziale, chiamata AdVac, possa davvero arrivare molto presto.

Quante dosi arriveranno?

Sempreché si riesca a tenere fede agli impegni presi sulla produzione. Come ha raccontato il New York Times, infatti, al momento c’è un ritardo di un paio di mesi sulle previsioni fatte in autunno, dovuto principalmente al fatto che l’azienda non ha iniziato a produrre prima di avere in mano i numeri, e si sta organizzando ora per sintetizzare il vaccino su larghissima scala, sia nella sua sede olandese che in quella di Baltimora, siglando anche accordi con fornitori di vettori virali e altre componenti.

L’Europa ha prenotato 200 milioni di dosi di questo vaccino per il 2021, cui se ne potrebbero aggiungere altrettanti se ve ne fosse la necessità e, soprattutto, se fossero disponibili. Una volta messa a punto la complessa macchina della produzione, Janssen pensa di riuscire a fornire un miliardo di dosi nel 2021, anno in cui si è impegnata a dare 200 milioni di dosi anche a Covax, la partnership internazionale che cerca di reperire i vaccini per i paesi che non possono pagarli.

L’azienda (che, va sottolineato, ha pubblicato i risultati, evitando di comunicarli prima alle Borse o comunque in sedi e con modalità non proprie, come invece avevano fatto Pfizer, Moderna e AstraZeneca), a fine ottobre aveva annunciato di avere intenzione di procedere prima possibile – cioè non appena ci fossero stati dati sulla sicurezza – con la sperimentazione sui bambini e ragazzi di età compresa tra i 12 e i 18 anni, una popolazione al momento non coperta da alcun vaccino, ma cruciale per contenere la diffusione del virus e per tenere aperte le scuole.

I dati sulla sicurezza ora ci sono, e del resto il vaccino contro Ebola approvato dall’EMA, messo a punto con la stessa piattaforma, è autorizzato anche per i neonati, i bambini e le donne in gravidanza, ed è già stato impiegato in 100.000 persone di tutte le età.

 

Fonte:  24+ de IlSole24Ore

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