Pesticidi: a che punto siamo?

Articolo del 22 Febbraio 2021

In dicembre è uscito il rapporto di Legambiente «Stop pesticidi 2020» che fa il punto sulla presenza di fitofarmaci negli alimenti e sulle buone pratiche agricole. La materia dei pesticidi è regolata da un decreto legislativo del 2012 ed il primo Pan (Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari) risale al 2014. Avendo validità quinquennale, è dunque scaduto da tempo. Un ritardo particolarmente preoccupante perché il Pan dovrebbe «promuovere le pratiche di utilizzo dei prodotti fitosanitari maggiormente sostenibili e fornire indicazioni per ridurre l’impatto dei prodotti fitosanitari nelle aree agricole, nelle aree extragricole (aree verdi urbane, strade, ferrovie e così via) e nelle aree naturali protette».

Il rapporto di Legambiente sintetizza così la situazione italiana rispetto ai residui chimici nella frutta e verdura:

• Frutta Il 60 % dei campioni contiene uno o più residui chimici: il 64% delle pere, il 61% dell’uva da tavola, il 57% delle pesche, il 54% delle fragole. Alcuni campioni contengono multiresidui, come accade per le uve da tavola (fino a 6) e le fragole (fino a 9). I campioni di papaya sono risultati tutti irregolari.

• Verdura Situazione migliore, ma comunque i campioni con residui sono circa il 40%, percentuale che aumenta considerevolmente se i prodotti vengono dall’estero, come succede per i pomodori (51%) e i peperoni (70%).

Ogni anno viene segnalato il prodotto con il maggior numero di residui, ovvero: il detentore del record negativo. Nel 2019 sono state le foglie di tè verde cinese (21 residui) e quest’anno un peperone cinese con 25 residui. La segnalazione serve soprattutto a dimostrare l’errore metodologico dell’Efsa (Agenzia europea per la sicurezza alimentare) che non fa distinzione fra i prodotti con monoresiduo e quelli con il cocktail di pesticidi.

Record positivo invece per i campioni da agricoltura biologica, che risultano tutti senza residui.

L’Italia, tuttavia, nonostante la crescita del biologico, è la terza nazione europea per uso di pesticidi, preceduta da Francia e Spagna e seguita dalla Germania. Le conseguenze negative interessano, oltre il settore agroalimentare, l’aria, il suolo e le acque, come ha certificato l’Ispra. Basti ricordare che il 60% dei fiumi e delle acque italiane sono inquinate a vari livelli e i pesticidi danno un contributo rilevante con le 130.000 tonnellate annue usate nella filiera agricola.

L’uso dei pesticidi, poi, è una delle cause principali, insieme ai cambiamenti climatici, della strage delle api e degli insetti impollinatori che, in alcune regioni, come la Lombardia, ha raggiunto livelli di guardia. In questo contesto, il ritardo nella presentazione del nuovo Pan è veramente immotivato, anche se nutriamo qualche sospetto sulla volontà politica del Governo e della (ora ex) ministra Bellanova di procedere sulla via maestra della conversione ecologica del sistema agroalimentare.

Se ci colleghiamo al sito del Ministero dell’agricoltura, la pagina del Pan risale ai primi mesi del 2019 e da allora non è successo niente, mentre procede celermente il tentativo di introdurre gli ogm (per ora arginato) e, soprattutto, abbiamo dovuto registrare il dato relativo al fatto che i parlamentari europei del PD hanno dato un contributo determinante per l’approvazione, da parte del Parlamento europeo, della controriforma della Pac.

 

Fonte: TerraNuova.it

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