Rasi: «Avremo sei, sette vaccini. I primi effetti tangibili in estate».

Articolo del 17 Novembre 2020

Il direttore dell’Agenzia Ue dei farmaci conferma l’arrivo dei primi dati clinici di Pfizer: «A gennaio si può partire, i primi risultati sul declino della pandemia dopo cinque, sei mesi».

«Se i dati saranno robusti potremo dare il via libera al primo vaccino già entro la fine dell’anno e far partire la distribuzione da gennaio. Proprio oggi (il 13 novembre, ndr) sono arrivati i primi dati clinici da Pfizer per il suo vaccino, quelli annunciati nei giorni scorsi dalla stessa azienda. Da AstraZeneca abbiamo ricevuto i dati pre-clinici, quelli delle sperimentazioni sugli animali che sono già in fase di valutazione e poi sono state fatte diverse interlocuzioni con Moderna».

Guido Rasi è il direttore dell’Agenzia europea del farmaco, incarico che lascerà proprio in questi giorni dopo 9 anni e nel passaggio di consegne ci sarà il dossier forse più delicato che l’Ema abbia mai trattato nella sua storia: il via libera al vaccino più atteso, quello contro il Covid. «In realtà alla porta dell’Ema stanno cominciando a bussare in molti: dai produttori degli anticorpi monocolonali alle aziende che sviluppano i vaccini. Perché verosimilmente avremo più di un vaccino nel 2021, anche fino a 6-7. Cosa che è positiva vista la grande domanda di dosi».

Quanto ci metterà dunque l’Ema a dare il suo via libera?

«Per la parte scientifica se i dati sono solidi può bastare anche un ciclo di valutazione rapida, una rolling review di 15-20 giorni. Ci sono poi gli aspetti regolatori che possono sembrare un aspetto burocratico e invece sono importanti perché valutano la qualità dei vaccini e la capacità per esempio delle aziende di produrli in larga scala senza modificarne l’efficacia. Noi quindi potremmo metterci qualche giorno in più della Fda americana proprio perché valutiamo questi aspetti, ma sarà tempo guadagnato perché così eviteremo intoppi successivamente».

Per diversi vaccini si parla di doppia dose. Quanti ne serviranno per vaccinare gli europei e gli italiani?

«In Europa siamo 450 milioni. Non sono un esperto di epidemiologia ma se i vaccini confermano un range alto di efficacia, come quello di Pfizer che parla di una efficacia del 90%, allora potremo avere dei buoni risultati quando almeno più della metà popolazione sarà vaccinata. Quindi 250 milioni di europei e più di 30 milioni di italiani. Il che significa che per assistere a un declino della pandemia dovremo avere almeno 500 milioni di dosi in Europa e oltre 60 in Italia».

Sono numeri enormi. Ci saranno vaccini sufficienti?

«Credo che potremo avere a disposizione nel 2021 fino a 6-7 vaccini. Sia dal punto di vista clinico che di mercato ci sarà spazio per tutti quanti visto la grande domanda. Ognuno avrà piccoli vantaggi e svantaggi e saranno utilizzati in base alle strategie vaccinali alle modalità di trasporto e di conservazione».

Con uno sforzo enorme per la distribuzione.

«Sì, sarà uno sforzo mai visto. In Italia so che è partita una task force ed è nei tempi. Perché ora sarà fondamentale sapere da Ema quali sono le caratteristiche di ogni vaccino che sarà autorizzato e quindi quale sarà l’impatto logistico. Non credo esista una ricetta unica. Si dovranno seguire vari modelli: penso a una distribuzione più capillare nelle grandi città per evitare assembramenti e invece il ricorso a grandi strutture in zone meno popolate dove è più facile evitare gli assembramenti e quindi i contagi.

Quello di Pfizer con la conservazione a -75 gradi non sarà troppo complicato?

«È una variabile da gestire con investimenti e conoscenze. Sulla conservazione credo si stia lavorando per garantire che per un po’ di tempo possa essere conservato a temperature più basse. Per questo la valutazione dell’Ema sarà attenta e anche se dovesse prendere qualche giorno di più servirà a comprendere bene queste importanti variabili».

Se l’ok dell’Ema arriverà a gennaio quando vedremo i primi effetti del vaccino?

«Il potenziale è che i primi effetti sulla diffusione del virus si vedano in 5-6 mesi, in pratica la prossima estate. Ovviamente non si potrà vaccinare tutti ma si partirà dalle categorie più esposte, come gli anziani e gli operatori sanitari, cominciando così a bloccare i ponti di trasmissione».

Ma per vaccinare tutti quanto ci vorrà?

«Difficile fare previsioni. Il resto del mondo ha le nostre stesse aspettative. Penso che ci vorrà almeno un anno, se tutto filerà liscio a fine 2021 avremo una immunizzazione sufficiente».

E poi che succederà?

«Sarà cruciale monitorare come farà l’Ema con l’Ecdc per i prossimi 4-5 anni. Gli scenari possibili sono diversi: il virus può essere eradicato o può mutare in peggio o in meglio. E il virus potrebbe diventare uno dei componenti del vaccino influenzale dei prossimi anni».

 

Fonte: 24+ de IlSole24Ore

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