SALUTE: Artrosi, i benefici dell’attività fisica adattata per gli anziani.

Articolo del 06 Ottobre 2020

Vietato rassegnarsi e smettere di muoversi, quando da anziani ci si trova prima o poi a fare i conti con l’artrosi. Anzi, un’attività fisica su misura, l’attività fisica adattata (Afa), può offrire notevoli benefici, contribuendo ad attenuare il dolore e a mantenere la propria autonomia. Lo dimostra uno studio pubblicato sulla rivista Clinical Therapeutics, coordinato da ricercatori dell’Asst Gaetano Pini-Cto di Milano. La ricerca nasce da un progetto di integrazione tra riabilitazione ospedaliera e continuità territoriale, pensato per non abbandonare i pazienti una volta terminato il programma riabilitativo e consentirgli di continuare a muoversi nei limiti delle loro possibilità sotto la guida di operatori specializzati. Da alcuni anni, infatti, il Polo riabilitativo Fanny Finzi Ottolenghi dell’Asst Gaetano Pini-Cto collabora con l’Unione italiana sport per tutti (Uisp), con le parrocchie e con le associazioni di quartiere per organizzare e attivare gruppi Afa, ovvero di attività fisiche specifiche «adattate» alle diminuite capacità funzionali dei partecipanti.

Le lezioni in piccoli gruppi

Durante le lezioni, che in genere si svolgono un paio di volte alla settimana in piccoli gruppi, gli operatori definiscono i movimenti da adattare alla persona rispetto al problema prioritario, come un sarto che taglia un abito su misura. «Il movimento, in generale, è sempre consigliato sia per le persone sane, in un’ottica di prevenzione e benessere, sia per chi deve fare i conti con patologie più o meno gravi — premette Lorenzo Panella, direttore del Dipartimento di riabilitazione dell’Asst Gaetano Pini-Cto di Milano nonché uno degli autori del nuovo studio —. L’attività fisica adattata è una valida opzione per chi presenta ridotte capacità funzionali conseguenti a condizioni croniche come l’artrosi della colonna vertebrale, delle anche o delle ginocchia, ma può giovare anche a persone reduci da un ictus o che devono convivere con la malattia di Parkinson. Non va confusa con la riabilitazione fisioterapica e nemmeno con la ginnastica dolce o altre forme di esercizio perché è un’attività personalizzata, finalizzata al recupero della funzione che è deficitaria con un approccio continuativo nel tempo».

Benefici non solo fisici

Oltre a migliorare le funzioni fisiche e prevenire peggioramenti, l’attività fisica adattata diminuisce anche il dolore e il rischio che diventi cronico. «Partecipare ai gruppi Afa ha inoltre un’altra importante ricaduta positiva: evita che la persona con difficoltà motorie o di altro genere si isoli e si deprima. Gli incontri per l’attività fisica diventano spesso occasioni per socializzare, con benefici per l’umore» aggiunge Panella. Anche se, ovviamente, in epoca Covid questo richiede precauzioni e presenta limitazioni. A sottolineare, in generale, i benefici del movimento nelle sue diverse forme per chi soffre di artrosi e malattie reumatologiche in generale sono stati specialisti intervenuti a Torino al convegno Reumasport. «Per colpa di un retaggio culturale del passato, ad ancora troppi pazienti viene erroneamente sconsigliata l’attività fisica — fa notare Simone Parisi, della Struttura complessa di reumatologia dell’Azienda ospedaliera-universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino —. Oggi per alcune malattie reumatologiche (artriti in primis) sono disponibili farmaci immunomodulatori sempre più personalizzati ed estremamente efficaci. Agiscono diminuendo il dolore e stabilizzando la patologia fino a contribuire al raggiungimento della sua remissione. Inoltre quelle reumatologiche non sono malattie solo appannaggio degli anziani, ma colpiscono sempre di più anche giovani adulti, adolescenti e addirittura bambini. Sono quindi categorie di persone che possono e devono continuare a praticare attività sportiva».

 

Fonte: Corriere della Sera