Un anticorpo contro SARS-CoV-2 dall’Università di Bari.

Articolo del 13 Novembre 2020

Quando un virus anche tra i più pericolosi incontra un anticorpo (ovvero una immunoglobulina) in grado di legarlo in modo stabile quel virus è un virus morto… Se volessimo parafrasare il noto film Per un pugno di dollari, in cui a morire era l’uomo con la pistola quando incontrava l’uomo col fucile, potremmo dire proprio così. Ed effettivamente se i linfociti B sono tra le sentinelle più performanti del nostro sistema immunitario, insieme ai linfociti T, gli anticorpi sono i “proiettili” sparati dai linfociti B contro i virus che invadono il nostro organismo.

Cosa sono gli anticorpi?

Gli anticorpi (o immunoglobuline) prodotti dai nostri linfociti sentinella sono proteine dalla caratteristica a “Y”. Gli amminoacidi all’interno della tasca costituita dai due bracci della “Y” sono in grado di intercettare e riconoscere in modo molto specifico le proteine virali usate dal virus per entrare nelle nostre cellule. Una volta che l’interazione tra anticorpo e proteina virale è stabilita, l’allarme è lanciato e possono intervenire i macrofagi che fanno piazza pulita.
Gli anticorpi possono essere isolati dal plasma di pazienti che hanno contratto e superato una infezione, o addirittura lo stesso plasma dei pazienti guariti può esser usato per combattere la stessa infezione in un altro individuo. Tuttavia oggi abbiamo la tecnologia giusta e le capacità produttive per disegnare e progettare in laboratorio anticorpi con alta specificità per bersagli ben definiti, che si tratti di virus, batteri o tumori.

Come si progetta un anticorpo

Grazie alla ricerca scientifica condotta in campo cristallografico-immunologico è stato possibile risolvere la struttura di diversi anticorpi. In particolare, una delle prime strutture complete di un anticorpo IgG (immunoglobulina gamma) depositata sul database delle strutture di proteine risale al 1997. Tutti gli anticorpi condividono la caratteristica struttura a “Y” e presentano molte componenti conservate. Quindi, partendo dalla frazione conservata, oggi è possibile ingegnerizzarli e/o modificarli al computer, usando visualizzatori molecolari che permettono di modellare intere proteine.

Studiare SARS-CoV-2 per sconfiggere il Covid

Il meccanismo di infezione del Covid-19 è praticamente lo stesso studiato per la SARS del 2003 e prevede l’impiego da parte del coronavirus di una proteina chiamata “spike”, rappresentata come un “fiocchetto colorato a tre punte” sulla superficie delle particelle virali, che funge come una chiave usata dal virus per aprire le porte delle nostre cellule, rappresentate dal recettore ACE2 umano.
Nel nostro laboratorio dell’Università di Bari abbiamo dapprima verificato la somiglianza tra la proteina “spike” usata da SARS-CoV-2 e la proteina spike di SARS-CoV-1 quantificandola in una percentuale di identità maggiore del 75%. Partendo da questo dato abbiamo identificato i residui importanti per le interazioni tra le proteine spike di SARS-CoV-1 e SARS-CoV-2 e il recettore umano ACE2 per capire quali fossero le interazioni da disturbare per evitare che il virus entri nelle nostre cellule.
Partendo da queste informazioni e dalla struttura di un anticorpo isolato da un paziente guarito da SARS-CoV-1 abbiamo modificato il suddetto anticorpo per ottenere un anticorpo specifico contro la proteina spike di SARS-CoV-2. Una volta completata la fase di “modelling” sono state effettuate misure di energia di legame al computer che hanno permesso di verificare l’alta affinità degli anticorpi costruiti per la proteina spike di SARS-CoV-2.
Sebbene l’attività diagnostica sia stata potenziata non siamo ancora pronti per affrontare efficientemente una nuova ondata di contagi, siamo ancora piuttosto lontani dall’ottenimento di un vaccino e non abbiamo armi efficaci contro questo virus subdolo. Ad oggi lo sviluppo di anticorpi terapeutici resta la strategia più promettente per affrontare con maggiore serenità la sfida lanciataci dal virus SARS-CoV-2.
Noti personaggi, come il presidente americano Trump, che tanti errori ha fatto nella gestione dell’epidemia in USA, hanno avuto la fortuna di esser curati con anticorpi sperimentali. Ma non è una fortuna che possono avere tutti al momento. Per testare l’efficienza in vitro e in cellula di 5 degli anticorpi proposti dal nostro laboratorio, mediante saggi di legame e saggi di neutralizzazione. sono necessari 5 mesi e un finanziamento di 200 000 euro per coprire i costi della ricerca. Non si tratta di una cifra esorbitante se pensiamo che la regione Lazio ha investito 8 milioni di euro per lo sviluppo di un vaccino presso l’ospedale Spallanzani. Ma è difficile ottenere l’attenzione della politica e/o di sponsor privati, nonostante l’importanza del risultato che si potrebbe ottenere se gli anticorpi conferissero una copertura totale contro le infezioni da SARS-CoV-2. Sarebbe utile per i nostri clinici che si trovano in prima linea nella gestione locale delle nuove ondate di contagi, e più in generale per tutti, soprattutto se gli anticorpi venissero prodotti in Italia.

 

FonteSapere Scienza

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