Un gruppo sanguigno protegge dal coronavirus

Articolo del 09 Marzo 2021

Chi ha il gruppo 0 rischia meno di sviluppare forme gravi del virus.

Ci sarebbe un nesso fra il gruppo sanguigno e la probabilità di infettarsi con Sars-CoV-2 e di sviluppare forme gravi di Covid-19. A suggerirlo sono ormai diversi studi, l’ultimo dei quali pubblicato su Blood Advances.
Lo studio, realizzato da scienziati del Brigham and Women’s Hospital di Boston, ha analizzato il meccanismo con il quale il recettore del virus si attacca alle cellule dell’ospite per capire come avviene l’infezione.
“SARS-CoV-2 – afferma Sean R. Stowell del Brigham and Women’s Hospital – sembra essere particolarmente attratto dall’antigene del gruppo sanguigno A presente sulle cellule respiratorie”.

Gli scienziati hanno considerato gli antigeni del gruppo sanguigno sui globuli rossi e respiratori di individui con gruppi sanguigni A, B, e 0, analizzando il modo in cui l’agente patogeno interagiva con i gruppi sanguigni.
“Abbiamo scoperto che il recettore sembrava fortemente attratto dal gruppo sanguigno A sulle cellule respiratorie – spiega l’esperto – mentre non abbiamo riscontrato la stessa prevalenza per altri gruppi sanguigni o per la categoria A nei globuli rossi. È interessante notare che il recettore si lega principalmente alle cellule respiratorie – osserva lo scienziato – il che conferma ciò che le precedenti indagini mostrano, cioè che l’agente patogeno entra nell’organismo tramite le cellule respiratorie”.
“Il gruppo sanguigno non si può alterare, per questo rappresenta una sfida significativa”, conclude Stowell. “Le nostre scoperte non bastano a descrivere completamente come i coronavirus possano interagire con le cellule respiratorie umane, per cui saranno necessari ulteriori approfondimenti sul legame tra il gruppo sanguigno e la suscettibilità a un decorso grave della malattia”.
Già a marzo uno studio cinese aveva mostrato una correlazione, poi confermata da una ricerca cui aveva partecipato anche l’Università degli Studi di Milano-Bicocca.

In un altro studio, realizzato dagli scienziati della University of Southern Denmark, i ricercatori hanno confrontato i dati provenienti dal registro sanitario danese con oltre 47mila positivi e quelli di circa 2 milioni di cittadini sani.
È emerso che la percentuale di positivi fra le persone con gruppo sanguigno 0 era inferiore a quella dei gruppi A, B e AB.
Un’altra analisi firmata da scienziati della University of British Columbia ha segnalato invece che i pazienti con gruppi sanguigni A o AB corrono un rischio maggiore di sviluppare una forma grave di Covid-19 rispetto a quelli con gruppo sanguigno 0 o B.
La ricerca si è basata su 95 pazienti gravi ricoverati in un ospedale di Vancouver, scoprendo che quelli con i gruppi sanguigni A o AB avevano bisogno con maggior frequenza della ventilazione meccanica per danni polmonari e della dialisi per insufficienza renale.
“Questi studi confermano una serie di evidenze già note sul legame tra il Sars-Cov-2 e i gruppi sanguigni”, commenta Paolo Bonfanti, professore di Malattie infettive in Bicocca, tra gli autori della ricerca pubblicata sul New England Journal of Medicine. “Accanto ai tre fattori di rischio ormai noti per essere legati a una maggior gravità della malattia, che sono l’età avanzata, il sesso maschile e la comorbidità, ci sono anche dei fattori di tipo genetico, come appunto quelli legati all’espressione del gruppo sanguigno, che possono contribuire a spiegare il perché alcune persone sviluppano una forma più lieve e altre una forma più grave della malattia. Possiamo, quindi, affermare che c’è un fattore genetico che condiziona sia la sensibilità all’infezione che la risposta alla malattia e che questo è legato in qualche modo ai gruppi sanguigni”, conclude l’esperto.

 

Fonte: Italia Salute

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