Vaccini e passaporti di immunità: a cosa servono e quali sono i rischi

Articolo del 01 Marzo 2021

A un anno dall’esplosione della pandemia, e con le campagne di vaccinazione cominciate in tempi record, le ipotesi di una ripartenza guidata da chi il vaccino l’ha già ottenuto stanno facendo discutere il mondo occidentale.

Sarebbe giusto se la Lega Calcio consentisse il ritorno negli stadi alle persone che possono dimostrare di essere state vaccinate contro il Coronavirus? Sarebbe giusto se uno Stato consentisse di evitare la quarantena ai turisti stranieri immuni al Covid perché vaccinati? E se un datore di lavoro riaprisse i cancelli della sua fabbrica solo agli operai con patente di immunità? Sono domande sempre più calzanti, nell’ultimo periodo. A un anno dall’esplosione della pandemia, e con le campagne di vaccinazione cominciate in tempi record, le ipotesi di una ripartenza guidata da chi il vaccino l’ha già ottenuto stanno facendo discutere il mondo occidentale.

Cos’è un passaporto di immunità
Un pass o un passaporto di immunità è la documentazione che prova che sei stato vaccinato contro il Covid-19. Alcune versioni attualmente allo studio permetteranno anche alle persone di dimostrare di essere risultate negative a un tampone molecolare, e quindi di poter viaggiare più facilmente. Nelle idee di alcuni Stati e di alcune aziende, un passaporto del genere dovrebbe consentire l’accesso a eventi e luoghi dove le possibilità di contagio sono alte.

Una discussione agli albori
Il quadro geopolitico attuale dice che gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Unione Europea stanno valutando l’opportunità di introdurre un passaporto digitale che possa consentire ai cittadini di dimostrare di essere stati vaccinati contro il Covid-19. E conferire loro dei privilegi – in fatto di mobilità – rispetto a chi non è vaccinato. È necessario chiarire che si tratta di una discussione agli albori, almeno per due motivi. Il primo – che è quello più rilevante – riguarda i numeri dei vaccinati. Almeno in UE, infatti, le somministrazioni procedono al rilento, e un’ipotetica patente di immunità, in questo momento, sarebbe di fatto impossibile e inutile (in Italia la otterrebbe il personale sanitario e qualche ultra-ottantenne). Il secondo motivo potrebbe essere di carattere scientifico: gli scienziati non sanno, ad esempio, quanto dura l’immunità derivata dal vaccino o se le persone che sono state vaccinate possono ancora trasmettere il virus. Allo stesso modo, i test sierologici sono imperfetti e sappiamo che le persone possono essere reinfettate anche dopo aver contratto il virus. I passaporti di immunità, in generale, dovrebbero essere offerti solo a persone che rappresentano un rischio minimo per gli altri. E su questo c’è ancora molto da chiarire.

Il caso Israele
Intanto, però, c’è chi ha già rotto gli indugi. E forte di numeri da record sulle vaccinazioni (già vaccinata con due dosi oltre metà della popolazione), sta sperimentando il funzionamento di un un passaporto di immunità. È Israele, Paese che ha fatto meglio di chiunque altro nella somministrazione di vaccini. Da qualche giorno a Tel Aviv, i cittadini vaccinati sono in possesso di una “green card” che consente loro di accedere ad aventi privati, cinema, palestre, concerti, centri commerciali. Uno dei primi eventi di questo genere è stato un concerto serale del musicista Aviv Geffen, a cui hanno potuto partecipare solo i possessori della green card. Nel Paese, i “passaporti verdi” o i badge ottenuti tramite un’app, sono diventati fonte di scontri, perché hanno inasprito le discussioni attorno alle disuguaglianze. Intanto, però, il governo di Tel Aviv ha raggiunto accordi con Grecia e Cipro per il riconoscimento reciproco dei badge, e sono previsti altri accordi di questo tipo per incentivare il turismo. «Chiunque non voglia vaccinarsi sarà lasciato indietro», ha detto senza mezzi termini il ministro della Salute, Yuli Edelstein.

Cosa succede nel mondo
È lecito pensare che presto Israele non sarà da solo. Il governo danese ha dichiarato nei giorni scorsi che nei prossimi tre o quattro mesi lancerà un passaporto digitale che consentirà ai cittadini di dimostrare di essere stati vaccinati. Negli Stati Uniti, invece, uno dei recenti ordini esecutivi del presidente Biden, chiede alle agenzie governative di «valutare la fattibilità» di collegare i certificati di vaccinazione con altri documenti e di produrne le versioni digitali. Ed è molto probabile, allora, che quando i numeri dei vaccinati nel Paese raggiungeranno quote interessanti, il discorso sulle green card diventerà di primaria importanza. Ma non ci sono solo i governi a suggerire i passaporti per i vaccini. Tra poche settimane, Etihad Airways ed Emirates inizieranno a utilizzare un pass di viaggio digitale, sviluppato dall’International Air Transport Association, per aiutare i passeggeri a gestire i loro piani di viaggio e fornire alle compagnie aeree e ai governi la documentazione di chi è stato vaccinato (o testato).

La chiave per il turismo
Non stupisce che la Grecia sia fra i maggiori sostenitori, in Europa, di una patente di immunità. L’economia greca è appesa al turismo, rappresentando circa un quinto del PIL e dell’occupazione. Il settore dipende quasi interamente dal turismo internazionale, considerato che quello interno è troppo piccolo in termini di numeri ed è ancora alle prese con la crisi del debito che nel 2009 colpì profondamente Atene. I tedeschi costituiscono il maggior numero di turisti internazionali in Grecia, con circa 4,4 milioni di visite nel 2018, secondo l’OCSE. Poi gli inglesi. Ed è per questo che il governo ellenico è stato particolarmente aggressivo nel richiedere una patente di immunità europea come metodo per consentire la ripresa del turismo.

Il mix britannico
Una discussione su una patente di immunità è comunque destinata a catalizzare molte polemiche. E i giuristi di mezzo mondo sono probabilmente pronti a impugnare qualsiasi legge del genere. Un esempio lampante è quello del Regno Unito, dove il primo a porre la questione è stato Tony Blair, definendo «inevitabili» le patenti di immunità. Anche il premier, Boris Johnson, si è detto favorevole a un passaporto vaccinale. Ma persuadere i suoi parlamentari non è sembrata un’impresa facile. Così nel Paese sta crescendo l’idea di trovare un compromesso. Una green card che possa essere fornita sia a chi ha già avuto il vaccino, che a chi risulta negativo a un tampone molecolare. Ad agevolare le pratiche di questa mossa dovrebbe essere l’app sanitaria NHS, che terrebbe traccia dei vaccinati e darebbe una spunta verde anche a chi passa il test del tampone.

Confusione tecnologica
Proprio le app per smartphone potrebbero essere di grande aiuto. Diversi Paesi e compagnie aeree stanno sviluppando le proprie app per consentire ai viaggiatori vaccinati di evitare la quarantena e i test obbligatori, magari mostrando un QR code. Di certo, insomma, sarà lo smartphone l’eventuale oggetto cardine di una mobilità degli immuni. Allo stesso tempo, c’è stato poco coordinamento internazionale su come implementare i pass. E questo potrebbe significare che un cittadino debba scaricare più app per viaggiare in giro per il mondo. Recentemente IBM ha sviluppato il proprio Digital Health Pass che consente alle persone di presentare la prova della vaccinazione o un test negativo per ottenere l’accesso a un luogo pubblico, come uno stadio, un aereo, un’università o un luogo di lavoro. Il pass, basato sulla tecnologia blockchain di IBM, può utilizzare più tipi di dati, inclusi controlli della temperatura, notifiche di esposizione ai virus, risultati dei test e stato del vaccino.

Una strada in salita
Ad ogni modo, i passaporti di immunità andranno incontro a una strada difficile. Perché gli interrogativi sono veramente tanti. E perché rischiano di esacerbare la disuguaglianza. Ad oggi, nel mondo, l’accesso al vaccino è molto diseguale nei diversi Paesi, e a volte anche all’interno dello stesso Paese. Alcune persone non possono essere vaccinate perché hanno gravi condizioni di salute. Altri non possono perché allergici. Altri ancora dovranno aspettare perché non sono in gruppi prioritari e le forniture sono limitate, o perché vivono in un Paese che è meno efficiente nel fornire vaccini. Trovare un compromesso, insomma, sarà la vera sfida.

 

Fonte: 24+ de IlSole24Ore

LEGGI TUTTE LE ALTRE NEWS