Pseudomonas aeruginosa: il batterio mangiaplastica tra minaccia e opportunità

Articolo del 25 Luglio 2025

Pseudomonas aeruginosa è un batterio ubiquitario, ben noto nel mondo medico per la sua capacità di causare infezioni resistenti agli antibiotici. Tuttavia, negli ultimi anni, l’interesse della comunità scientifica si è acceso anche per un altro suo possibile talento: la capacità di degradare materiali plastici, un problema ambientale sempre più urgente.

È considerato un patogeno opportunista, responsabile di infezioni respiratorie, urinarie e cutanee, soprattutto nei pazienti immunocompromessi. La sua pericolosità è legata anche alla capacità di formare biofilm e alla resistenza a molti antibiotici, che ne rendono difficile il trattamento.

Da nemico a risorsa: la biodegradazione della plastica

Recentemente, alcune ricerche hanno indicato che P. aeruginosa, come altri batteri del genere Pseudomonas, è in grado di degradare polimeri plastici, in particolare il poliuretano e alcuni tipi di polietilene. Non si tratta della plastica comune come quella delle bottiglie in PET (polietilene tereftalato), ma comunque di materiali altamente inquinanti.

Il processo avviene tramite enzimi prodotti dal batterio, come l’esterasi e la lipasi, che attaccano i legami chimici dei polimeri, trasformandoli in composti più semplici, talvolta utilizzabili dal microrganismo come fonte di carbonio ed energia.

Il mito del “mangiaplastica”

Anche se la stampa ha soprannominato P. aeruginosa un “mangiaplastica”, è importante chiarire che:

  • Non è l’unico batterio con questa capacità: esistono altri microrganismi, come Ideonella sakaiensis, che degradano PET più efficacemente.
  • Le condizioni di laboratorio in cui avviene la degradazione spesso non sono facilmente replicabili su larga scala.
  • La velocità di degradazione è molto lenta rispetto ai ritmi necessari per risolvere il problema dell’inquinamento plastico.

Applicazioni future e limiti

Le potenzialità di P. aeruginosa nella biotecnologia ambientale sono promettenti, ma attualmente limitate da diversi fattori:

  • La sua natura patogena pone problemi di sicurezza nell’utilizzo su scala industriale.
  • I processi di biodegradazione sono ancora poco efficienti.
  • Serve molta più ricerca per ingegnerizzare ceppi sicuri e più attivi.

Conclusione

Pseudomonas aeruginosa rappresenta un esempio perfetto di come la natura possa offrire strumenti sorprendenti per affrontare problemi ambientali come l’inquinamento da plastica. Tuttavia, non è ancora la soluzione definitiva: definirlo “mangiaplastica” è più un’anticipazione ottimistica che una realtà concreta. La scienza sta ancora lavorando per trasformare questa capacità in un’arma efficace e sicura per il nostro pianeta.

Per approfondimenti: FOCUS

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