Glifosato: il nuovo studio dell’Istituto Ramazzini riaccende il dibattito sulla sicurezza

Articolo del 13 Agosto 2025
Il glifosato, l’erbicida più utilizzato al mondo, è tornato sotto i riflettori grazie a un nuovo studio dell’Istituto Ramazzini, uno dei principali centri indipendenti di ricerca su ambiente e salute pubblica. I risultati, pubblicati recentemente su una rivista scientifica peer-reviewed, sollevano nuove preoccupazioni sugli effetti a lungo termine dell’esposizione a basse dosi di glifosato, soprattutto in età precoce.
Che cos’è il glifosato?
Il glifosato è un principio attivo presente in numerosi diserbanti, incluso il celebre Roundup. Viene usato in agricoltura, giardinaggio e manutenzione urbana per eliminare le erbe infestanti. Nonostante sia stato approvato da molte autorità regolatorie, il glifosato è da anni al centro di un acceso dibattito internazionale: è cancerogeno o no? È sicuro per l’ambiente?
Nel 2015, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), parte dell’OMS, lo aveva classificato come “probabilmente cancerogeno per l’uomo”, ma altri enti come l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) hanno sostenuto l’assenza di rischio se usato correttamente.
Il nuovo studio dell’Istituto Ramazzini
Il nuovo studio condotto dall’Istituto Ramazzini si distingue per un approccio a lungo termine, multidisciplinare e indipendente, utilizzando dosi comparabili a quelle considerate “sicure” dalle autorità europee.
Secondo i ricercatori, l’esposizione al glifosato, anche a dosi molto basse (equivalenti a quelle presenti nei residui alimentari o nelle acque potabili), può:
- Alterare il microbiota intestinale nei soggetti esposti fin dalla nascita
- Influenzare l’equilibrio ormonale, in particolare nel sistema endocrino
- Indurre modificazioni epigenetiche che potrebbero aumentare la suscettibilità a malattie croniche
- Mostrare segnali precoci di tossicità epatica e renale, anche senza sintomi clinici evidenti
L’importanza dell’indipendenza scientifica
L’Istituto Ramazzini si è spesso distinto per la sua posizione indipendente dalle industrie chimiche e agroalimentari, conducendo ricerche senza conflitti d’interesse. Il nuovo studio è stato finanziato attraverso donazioni pubbliche e crowdfunding, e supervisionato da un comitato scientifico internazionale.
Quali implicazioni per la salute pubblica?
I risultati dello studio potrebbero riaprire la discussione a livello europeo sulla riapprovazione dell’uso del glifosato, attualmente autorizzato nell’UE fino al 2033. Alcuni Paesi, tra cui Austria, Francia e Germania, hanno già avviato processi di restrizione o progressiva eliminazione del prodotto.
In parallelo, aumentano le pressioni per migliorare la trasparenza nei processi di valutazione dei pesticidi, includendo anche studi indipendenti e non solo quelli presentati dalle aziende.
Conclusione
Il dibattito sul glifosato è tutt’altro che chiuso. Il nuovo studio dell’Istituto Ramazzini non fornisce risposte definitive, ma solleva domande fondamentali sulla sicurezza a lungo termine di una sostanza così ampiamente diffusa. In attesa di ulteriori conferme, il principio di precauzione potrebbe tornare ad avere un ruolo chiave nelle decisioni politiche e ambientali.
Una cosa è certa: non possiamo ignorare la voce della scienza indipendente.
Per approfondimenti: REPERTORIOSALUTE