Alimentazione: gli anziani bevono poco e mangiano troppi carboidrati.
Articolo del 21 Ottobre 2020
L’aumento costante di persone che soffrono la fame nel mondo cresce di pari passo con l’aumento dell’obesità. La malnutrizione, dalla sottoalimentazione al sovrappeso e fino all’obesità, incide sull’economia globale di circa 3.500 miliardi di dollari l’anno. E gravi sono i rischi per la salute in presenza di uno stile alimentare scorretto. Diabete, osteoporosi, malattie cardio-vascolari e tumori, hanno spesso origine da diete non equilibrate.
In occasione della 75esima Giornata Mondiale dell’Alimentazione che si celebra il 16 ottobre gli specialisti sottolineano ancora una volta l’importanza di mangiare in modo sano. E uno sguardo particolare lo dedicano agli anziani, troppo spesso trascurati in fatto di controllo e attenzione rispetto alle abitudini a tavola. Disattenzione dei soggetti, magari non ben informati sulle caratteristiche dei vari cibi o legati ad abitudini alimentari consolidate negli anni e dunque non più in grado di riconoscere le possibili insidie di questo o quell’alimento sul proprio organismo.
Con la dottoressa Federica Almondo, specialista in Scienza dell’Alimentazione e co-fondatrice del Centro di nutrizione e anti-aging Blue Zone di Milano, abbiamo toccato alcuni punti chiave riguardanti le persone di una certa età e i loro stili di vita a volte non del tutto salutari.
Quando si parla di alimentazione per gli anziani a quale età ci si riferisce?
“Anche se ormai si considera anziana una persona a partire dai 75 anni, rispetto ai 65 anni fino ad ora considerati l’inizio dell’anzianità, dal punto di vista alimentare ci sono alcuni accorgimenti che dovrebbero essere messi in atto già a partire dai 60 anni circa, per costruire al meglio un ‘succesful aging'”.
Uomini e donne: quali le differenze nell’alimentazione ideale.
“In generale nell’anziano, non ci sono indicazioni alimentari diverse tra uomini e donne. Un dato da tenere presente, però, è che se parliamo di anziani autosufficienti, il rischio di malnutrizione è circa tre volte superiore nel maschio. Ciò è dovuto, almeno in parte, al fatto che le donne hanno sia un’attitudine maggiore a preoccuparsi di mangiare qualitativamente bene, sia a prepararsi i pasti in modo autonomo”.
Gli anziani in genere bevono poco. Quanto incide questo sulla loro salute e come si può compensare la carenza di liquidi?
“Una corretta idratazione è importante per tutti, ma bisogna avere un occhio di riguardo verso bambini e anziani che sono molto più soggetti di un adulto alla disidratazione. L’anziano in particolare va seguito in quanto spesso non sente lo stimolo della sete e questo può essere pericoloso.I benefici più importanti di una corretta idratazione sono:
– La depurazione dalle tossine che si accumulano giornalmente nel nostro organismo e che, se non regolarmente eliminate, possono causare molti disturbi.
– Fare un pieno di energia. In realtà detto così potrebbe sembrare un errore, infatti l’acqua è priva di nutrienti calorici da cui produrre energia. Ma tutte le reazioni chimiche nel nostro organismo avvengono in presenza di acqua. Se il corpo è disidratato faticherà non poco a svolgere tutte le sue funzioni e sarà “rallentato” e impigrito”.
– Aiuta il lavoro del cuore. Pompare un sangue denso (tipico del soggetto disidratato) è più faticoso per il nostro cuore rispetto a pompare un sangue fluido e poco denso.
– Aiuta a mantenere una buona funzionalità renale, cosa di rilevante importanza nel soggetto anziano.
-Aiuta a prevenire il rischio di stipsi, disturbo diffusissimo e fastidiosissimo della terza età.
Perché con l’invecchiamento alcune persone perdono peso e altre tendono a ingrassare o comunque non riescono più a ridurre i chili di troppo?
“Gli anziani hanno un rischio decisamente aumentato per malnutrizione che si traduce non solo in una eccessiva perdita di peso, ma molto spesso anche in sovrappeso e obesità. La solitudine, accompagnata da una giustificata svogliatezza nella preparazione dei pasti oltre che a frequenti problemi di masticazione o di digestione, porta l’anziano ad una forte ripetitività degli alimenti e la mancanza di varietà (un classico esempio è la minestrina con lo stracchino) porta inevitabilmente a eccedere con alcuni cibi e al contempo una carenza di elementi indispensabili al buon funzionamento dell’organismo.Inoltre, il fabbisogno calorico diminuisce molto con l’età e quindi se una persona era in sovrappeso farà fatica a perdere chili, anche perché, contestualmente, diminuisce quasi sempre anche il movimento>.
Esistono alimenti che dovrebbero essere totalmente cancellati dal regime alimentare degli anziani anche in assenza di patologie specifiche?
“Andrebbero evitati gli zuccheri raffinati ad alto indice glicemico e in generale tutti gli alimenti ricchi di grassi saturi e sale (salumi e formaggi stagionati per esempio), particolarmente dannosi per l’anziano”.
Il vino consumato dopo una certa età: quali i rischi?
“Nel soggetto anziano l’alcol viene “smaltito” più lentamente. Inoltre l’anziano subisce maggiormente gli effetti negativi dell’alcol. I rischi associati ad un eccessivo consumo di alcol sono in primis le cadute che hanno spesso conseguenze disastrose, ma anche malattie cardiovascolari, psichiatriche, tumori (laringe, esofago, colon) e renali. Il consumo di mezzo bicchiere di vino (meglio rosso) a pasto, magari allungato con acqua, non è dannoso. I superalcolici dovrebbero essere evitati del tutto”.
Quali disturbi risultano più comuni fra gli anziani in relazione ad una alimentazione non del tutto corretta?
“Il rischio principale nell’anziano collegato ad una errata alimentazione è la sarcopenia ossia la perdita eccessiva di massa muscolare. Rappresenta un serio problema nell’anziano ed è in crescita esponenziale. La perdita di massa muscolare è fisiologica a partire dai 50 anni, ma quando diventa eccessiva sfocia appunto in sarcopenia. Un anziano sarcopenico sarà un anziano maggiormente soggetto a cadute e maggiormente suscettibile a infezioni, malattie neurodegenerative come la demenza senile o l’Alzheimer. Nell’anziano le proteine sono spesso penalizzate a favore di carboidrati e formaggi che sono proteici ma dannosi sotto altri punti di vista. Si pensa che la carne faccia male, si ha difficoltà a masticarla o ancora semplicemente non si ha voglia di cucinare il pesce, oltre al fatto che cambiano i gusti e spesso il secondo piatto non è gradito. Questa tendenza a “saltare” o penalizzare la parte proteica del pasto va combattuta. L’apporto di proteine ad alto valore biologico è indispensabile ad una buona salute. Per raggiungere un’adeguata quota proteica oltre a carne e pesce, possono venire in aiuto le uova. E sgranocchiare qualche noce come spuntino o merenda, è l’ideale”.
Fonte: La Repubblica