Anatomia dei raggi solari: il sole è (soprattutto) una cura. Basta saperlo prendere

Articolo del 29 Giugno 2022

Il sole è, prima di tutto, un dispensatore di gioia e benessere. A patto che sia preso con le dovute cautele. I consigli degli esperti.

  • Dalla (quasi) demonizzazione del sole, anche in ambito scientifico si è passati a una equilibrata valutazione dei rischi e benefici derivanti dall’esposizione.
  • Eccezion fatta per gli UVC, che vengono bloccati dallo strato di ozono, tutte le restanti radiazioni solari arrivano sulla terra interagendo con la pelle e l’organismo con specifiche modalità e conseguenze.
  • Per prendere tutto il meglio del sole valgono le note raccomandazioni: non superare le 4 ore al giorno di esposizione, mettersi all’ombra tra le 11 e le 16 e utilizzare protezioni solari con filtri ad ampio spettro e mirate al proprio fototipo e al grado di abbronzatura già raggiunta.

Doverosa premessa: con la pelle esposta al sole occorre massima cautela, perché le statistiche allarmanti sui danni da invecchiamento moltiplicati dell’esposizione scorretta non sono un’opinione, bensì prove inconfutabili. Però, senza il sole non ci sarebbe vita sulla terra e il nostro corpo e la nostra mente, letteralmente, si spegnerebbero. “Indiscutibili e scientificamente dimostrati sono gli innumerevoli benefici elargiti dalla luce solare, naturalmente se la stessa viene ‘assimilata’ con criterio. Che significa non superare le 4 ore al giorno di esposizione – ma l’ideale sarebbe non oltrepassare l’ora e mezza al dì -, inseguire l’ombra nelle ore più calde, tra le 11 e le 16, e utilizzare protezioni solari mirate al proprio fototipo e al grado di abbronzatura già raggiunta”, premette Leonardo Celleno, dermatologo e cosmetologo presidente Aideco, Associazione italiana dermatologia e cosmetologia.

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Meglio esporsi al sole quando l’irraggiamento è minore (prima delle 11 e dopo le 16)

Rispetto al recente passato l’atteggiamento verso il sole è cambiato anche in ambito scientifico: dalla (quasi) demonizzazione si è passati a una moderata ed equilibrata valutazione dei rischi e benefici derivanti dall’esposizione. In una review pubblicata nel 2020 sull’International journal of enviromental research and public health si sottolinea come gli studi dell’ultimo decennio indichino che un’esposizione solare insufficiente possa essere responsabile di 340mila decessi negli Stati Uniti e 480mila decessi in Europa all’anno e di un’aumentata incidenza, tra l’altro, di cancro al seno, cancro del colon-retto, ipertensione, malattie cardiovascolari, sindrome metabolica, sclerosi multipla, morbo di Alzheimer, diabete di tipo 1.

La review in questione porta la firma anche del ricercatore svedese Pelle Lindqvist, dell’Istituto Karolinska di Stoccolma, che qualche anno prima aveva coordinato uno studio condotto su 30mila soggetti di sesso femminile, dove era emerso che le donne che evitano il sole vivono dai 0,6 ai 2,1 anni in meno rispetto a quelle che si espongono spesso, anche se la ragione non è del tutto chiara. Sono evidenze che non sorprendono, poiché è ben noto che il sole sia il “motore” di una miriade di reazioni nell’organismo. La più nota e osservata dalla scienza è la capacità di stimolare la vitamina D3. “Basta un ‘bagno solare’ di 20-30 minuti con il 10 per cento del corpo esposto, quindi indossando una normale mise estiva, per stimolare ogni giorno la giusta quantità di questa preziosissima molecola. Oltre l’80 per cento della vitamina D circolante nell’organismo è infatti frutto dell’esposizione alla luce naturale, mentre solo il restante 20 per cento è assorbito con l’alimentazione”, spiega Massimo De Bellis, medico specialista in idrologia medica ed esperto di medicine non convenzionali a Milano. Non solo: alcuni studi hanno rilevato come la vitamina D sintetizzata nell’organismo, quindi con l’intermediazione del sole, riesca a bloccare l’azione di un particolare enzima (11-βHSD1) necessario per produrre il cortisolo, l’ormone dello stress che aumenta la pressione del sangue, restringe le arterie e stimola i reni a trattenere acqua.

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Oltre l’80 per cento della vitamina D circolante nell’organismo è frutto dell’esposizione alla luce naturale

Il che significa che esporsi al sole è uno dei sistemi più semplici, immediati e naturali per contribuire a proteggere cuore e arterie. Ma anche per innalzare l’umore. “La retina, stimolata dai raggi UV, trasmette segnali di tipo bio-elettrico ai centri ipotalamici, all’ipofisi e all’epifisi, le ghiandole cerebrali che influenzano i livelli ormonali, compresi quelli della serotonina e di altre endorfine del buonumore”, continua De Bellis. La luce solare è, paradossalmente, anche il più piacevole (e naturale) dei sonniferi, perché mantenendo in buona sincronia il rapporto tra la serotonina e la melatonina regola tutti i ritmi biologici dell’organismo, inclusi quelli del sonno/veglia. Il sole è anche un detossificante naturale, poiché gli UV hanno un’azione regolatrice dell’alcalinità del sangue che, di riflesso, migliora la capacità di trasportare ossigeno ai tessuti e di eliminare le sostanze di scarto. “Con un’intelligente esposizione solare, pure il cervello ringrazia, rivelando una maggiore capacità di attenzione e di apprendimento: diversi studi hanno dimostrato che, oltre al rendimento fisico, i raggi ultravioletti sono in grado di migliorare le performance mentali”, puntualizza De Bellis.

 

Fonte: LIFEGATE

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