Coronavirus: tra pochi anni non ci farà più paura

Articolo del 19 Gennaio 2021

Grazie al vaccino l’infezione potrebbe attenuarsi fino a tramutarsi in un virus blando. Lo scenario in uno studio statunitense.

COVID è con noi per restare. Nonostante i vaccini, il distanziamento, le mascherine, difficilmente riusciremo a eradicare un virus che ha ormai raggiunto tutti i continenti, infettato milioni di persone, attraversato indenne climi e fusi orari. E se ora lottiamo per uscire da questa tremenda fase epidemica, il dubbio degli scienziati – più che lecito – riguarda il futuro: che succederà negli anni a venire? Covid continuerà a mietere vittime a lungo? I vaccini (non esattamente economici) andranno ripetuti ogni anno? E in quali fasce della popolazione? Per tentare di rispondere, un team di ricercatori della Emory University di Atlanta e della Pennsylvania State University ha realizzato un modello che tenta di prevedere l’evoluzione di Covid 19 basandosi sui suoi parenti più prossimi: 4 coronavirus del raffreddore che circolano ogni anno in tutto il pianeta, e i due patogeni più gravi della famiglia, ovvero Sars e Mers. Arrivando a un risultato incoraggiante: se tutto andrà per il meglio, in pochi anni anche Sars-Cov-2 si tramuterà in un virus blando, una malattia dell’infanzia che negli adulti provoca sintomi assolutamente trascurabili.

Dall’epidemia al raffreddore

Si tratta di un fenomeno che in gergo tecnico viene definito endemizzazione, cioè la transizione da un andamento epidemico, come quello che osserviamo ora, verso una malattia stabilmente presente nella popolazione e (solitamente) poco dannosa per la stessa. Il cambiamento può avvenire per varie ragioni, ma nel caso dei coronavirus che provocano il raffreddore dipende tutto dall’esposizione precoce al virus. Il raffreddore circola ovunque, infetta praticamente tutti durante l’infanzia provocando sintomi fastidiosi ma banali, e poi torna a colpirci regolarmente nel corso della vita senza provocare quasi mai sintomatologie gravi. Questo perché le difese immunitarie che si sviluppano in seguito alla malattia non rendono immuni a lungo da nuove infezioni, ma permettono di contrastare più efficacemente il virus in caso di nuove aggressioni. Senza queste difese costruite nel corso dell’infanzia e della vita, anche i virus del raffreddore – ipotizzano gli autori dello studio – potrebbero rivelarsi pericolosi per un adulto o ancor peggio una persona molto anziana. Che è poi quanto accaduto con Covid 19: un nuovo virus verso cui nessuno possedeva difese immunitarie specifiche, e che si è rivelato estremamente letale per gli adulti, e molto blando per i più piccoli.

Un malanno di stagione

Anche se non si diventa immuni al raffreddore, insomma, il contagio rende quanto meno più resistenti, e con Covid 19 è probabile che ci troveremo di fronte a una situazione simile. Se le reinfezioni si riveleranno possibili il virus è destinato a rimanere con noi nonostante tutte le campagne vaccinali in atto, trasformandosi però in un blando malanno stagionale, con una mortalità che secondo gli autori dello studio scenderà persino al di sotto di quella della comune influenza. Quanto ci vorrà? Impossibile a dirsi: pochi anni, o qualche decennio, in base alla velocità con cui circolerà il virus in futuro. Molto dipenderà quindi da quanto sarà necessario portare avanti le politiche di prevenzione (distanziamento sociale, mascherine, e tutte le altre misure che oggi servono proprio a ridurre la diffusione del virus) e dagli effetti dei vaccini che abbiamo a disposizione: se i vaccini conferissero un’immunità sterile duratura (impedissero cioè a lungo sia lo sviluppo di sintomi che la trasmissione del virus) il tempo necessario per l’endemizzazione potrebbe aumentare notevolmente, lasciandoci esposti al rischio di nuove epidemie. Se gli effetti dei vaccini saranno invece paragonabili a quelli di un’infezione naturale da coronavirus, che solitamente protegge dalle reinfezioni per qualche mese ma garantisce una certa protezione dai sintomi della malattia, le campagne vaccinali non si riveleranno utili solamente per salvare vite durante il picco epidemico, ma anche per velocizzare l’endemizzazione di Covid 19.

“Su questi temi ci muoviamo in un territorio inesplorato – commenta Ottar Bjornstad, della Penn State University – ma il messaggio chiave del nostro studio è che gli indicatori immunologici disponibili suggeriscono che la letalità del virus potrebbe crollare già nel breve periodo, così come la necessità di campagne di vaccinazione su ampia scala. Per questo motivo dobbiamo fare tutto il possibile per spingere questa epidemia vergine sulla strada dell’endemizzazione”.

 

Fonte:  La Repubblica

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