Covid. Un bimbo di 4 anni già infettato a Milano a novembre 2019. La scoperta dopo il riesame del tampone dell’epoca che gli venne fatto per sospetto morbillo

Articolo del 09 Dicembre 2020

Il Covid-19 circolava a Milano già a novembre 2019 e la prova viene ora da uno studio dell’Università di Milano coordinato da Elisabetta Tanzi e condotto presso il Laboratorio Subnazionale accreditato Oms per la Sorveglianza di Morbillo e Rosolia (MoRoNET) nel CRC EpiSoMI “Epidemiologia e Sorveglianza Molecolare delle Infezioni”.

Lo studio, recentemente pubblicato sulla rivista Emerging Infectious Diseases edita dal CDC americano dimostra la presenza di Sars-CoV-2-RNA in un tampone oro-faringeo raccolto da un bambino di Milano all’inizio di dicembre 2019, circa 3 mesi prima del primo caso riportato di Covid-19 in Italia. Si tratta di un risultato che rivoluziona le conoscenze sulla diffusione spazio-temporale del nuovo coronavirus.

La storia. Il 21 novembre 2019 il bambino aveva avuto tosse e rinite; circa una settimana dopo (30 novembre), era stato portato al pronto soccorso con sintomi respiratori e vomito. Il 1 ° dicembre, aveva avuto inizio un’eruzione cutanea simile al morbillo; il 5 dicembre (14 giorni dopo la comparsa dei sintomi), gli fu prelevato il campione di tampone orofaringeo per la diagnosi clinica di sospetto morbillo. Il decorso clinico del bambino, che includeva manifestazioni cutanee tardive, assomiglia a quanto riportato da altri autori in alre ricerche e le lesioni maculopapulari sono state tra le manifestazioni cutanee più prevalenti osservate durante la pandemia COVID-19 e diversi studi hanno notato un esordio successivo nei pazienti più giovani.

La scoperta del tampone positivo. Sarà proprio il tampone di questo bambino, l’unico tra i 39 tamponi orofaringei raccolti tra settembre 2019 e febbraio 2020 da 39 pazienti consenzienti dai riceractori di Milano, a risultare positivo al virus. Il frammento di Dna prelevatp viene sequenziato utilizzando la tecnologia Sanger e mostra il 100% di identità alla sequenza di riferimento del coronavirus di Wuhan-HU-1 nonché a sequenze di altri ceppi di SARS-CoV-2 circolanti in tutto il mondo in una fase successiva, fattore quest’ultimo che rende purtroppo impossibile determinare con precisione l’origine del ceppo identificato.

“L’idea – afferma un’altra autrice dello studio, Silvia Bianchi – è stata quella di indagare retrospettivamente tutti i casi di malattia esantematica identificati a Milano dalla rete di sorveglianza di morbillo e rosolia nel periodo settembre 2019 – febbraio 2020, risultati negativi alle indagini di laboratorio per la conferma di morbillo”.

“L’infezione da Sars-CoV-2 – spiegano i riceractori – può infatti dar luogo a sindrome Kawasaki-like e a manifestazioni cutanee, spesso comuni ad altre infezioni virali, come il morbillo. Le iniziali descrizioni di tali sintomatologie associate a Covid-19 sono arrivate proprio dai dermatologi della Lombardia, prima area duramente colpita dalla pandemia”.

“Che il virus circolasse da tempo indisturbato – si legge in una nota dell’Università di Milano – era ipotizzabile dall’impatto brusco e repentino con cui si è manifestata la pandemia e dalle successive evidenze scientifiche, prima fra tutte quella relativa al ritrovamento di Sars-CoV-2 nelle acque reflue di Milano a metà dicembre 2019. La lunga e non riconosciuta diffusione di Sars-CoV-2 nel Nord Italia potrebbe spiegare, almeno in parte, l’impatto devastante e il rapido decorso della prima ondata di Covid-19”.

“Un sistema di sorveglianza virologica sensibile e di qualità – afferma un’altra delle autrici, Antonella Amendola, responsabile dell’attività di sorveglianza del morbillo in MoRoNET – è uno strumento fondamentale per identificare tempestivamente i patogeni emergenti e per monitorare l’evolversi dei focolai in una popolazione. I risultati dello studio forniscono indicazioni sui futuri sforzi da mettere in atto per il controllo delle malattie infettive e per un’adeguata risposta alle emergenze pandemiche”.

 

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