ELIZA: la rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale negli anni ’60

Articolo del 29 Settembre 2023

Nell’ambito dell’intelligenza artificiale, una delle pietre miliari più significative è rappresentata da ELIZA, un programma informatico sviluppato negli anni ’60 che ha rivoluzionato la nostra comprensione delle interazioni tra l’uomo e la macchina. ELIZA, sebbene rudimentale rispetto agli standard odierni, ha gettato le basi per molte delle tecnologie di chatbot e assistenti virtuali che utilizziamo oggi.

L’inizio dell’avventura di ELIZA

ELIZA, conosciuta anche come “Eliza Doolittle“, prende il nome dal personaggio principale della commedia teatrale “Pigmalione” di George Bernard Shaw. Il suo creatore, Joseph Weizenbaum, professore al MIT, ha sviluppato ELIZA come un esperimento per esplorare l’interazione umano-computer e dimostrare quanto fosse facile ingannare gli esseri umani facendo loro credere di conversare con un’intelligenza artificiale avanzata.

Il cuore di ELIZA era un semplice programma che riconosceva i modelli nelle risposte dell’utente e rispondeva in modo appropriato, imitando una sorta di terapeuta. Ad esempio, se l’utente scriveva “Sono triste”, ELIZA poteva rispondere con “Perché ti senti triste?” In questo modo, ELIZA faceva sembrare di avere una comprensione approfondita dei sentimenti umani, anche se il suo funzionamento era essenzialmente basato su sostituzioni di parole chiave in modo molto semplice.

L’impatto di ELIZA

L’impatto di ELIZA fu sorprendente. Il programma attirò l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media, poiché molte persone si stupirono delle conversazioni apparentemente significative che potevano avere con questa “macchina”. Nonostante fosse evidente che ELIZA non aveva una vera comprensione dei pensieri o dei sentimenti umani, le persone erano disposte a sospenderne l’incredulità e a interagire con il programma.

Uno dei momenti più noti nella storia di ELIZA fu quando Joseph Weizenbaum scoprì sua segretaria intenta a conversare seriamente con il programma. Questo lo portò a riflettere sulla natura dell’interazione umano-computer e sui pericoli potenziali di creare macchine che sembrassero empatiche ma che in realtà non lo erano. Questa esperienza personale ha spinto Weizenbaum a diventare un critico dell’uso eccessivo dell’IA nell’assistenza umana.

Il legato di ELIZA

Nonostante la sua semplicità e il fatto che ELIZA non sia mai stata progettata per scopi terapeutici reali, questo programma ha gettato le basi per lo sviluppo futuro di chatbot, assistenti virtuali e terapie digitali. La sua capacità di simulare conversazioni umane ha dimostrato che le persone erano disposte a interagire con macchine che sembravano comprendere e rispondere alle loro esigenze emotive e informative.

Oggi i chatbot basati su IA sono onnipresenti, utilizzati in servizi clienti, assistenza sanitaria, e-commerce e molto altro. Essi sfruttano algoritmi di apprendimento automatico e tecniche avanzate di linguaggio naturale per fornire risposte più sofisticate ed empatiche rispetto a ELIZA.

In conclusione, ELIZA ha rappresentato un momento epocale nell’evoluzione dell’IA e delle interazioni uomo-macchina. Benché sia stata una creazione relativamente semplice, ha dimostrato la potenza dell’imitazione delle conversazioni umane e ha ispirato lo sviluppo di tecnologie che oggi utilizziamo in modo diffuso. La sua eredità vive nei chatbot e negli assistenti virtuali moderni, che continuano a migliorare la nostra esperienza digitale quotidiana.

Per approfondimenti: MISSIONESCIENZA

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