Genitorialità consapevole, i genitori come ingegneri genetici

Articolo del 22 Ottobre 2021

Conoscete senza dubbio la seducente idea secondo la quale, una volta che i genitori hanno trasmesso ai figli il proprio patrimonio genetico, possono sedersi tranquillamente in poltrona.

Basta soltanto che non abusino dei figli, che li nutrano e li vestano, aspettando di vedere dove li condurrà il loro programma genetico. Questa idea consente ai genitori di continuare la loro vita precedente di non-ancora-genitori: devono soltanto parcheggiare i figli alla scuola materna o chiamare una babysitter.

È un’idea attraente per genitori troppo impegnati e/o pigri. Ed è anche attraente per i genitori che hanno figli biologici con personalità radicalmente contrastanti tra loro.

Ma la realtà è molto diversa. Ce lo spiega in un modo straordinariamente comprensibile il famoso biologo molecolare Bruce Lipton nel suo bestseller internazionale Biologia delle credenze.

Genitorialità consapevole, i genitori come ingegneri genetici

I genitori sono importanti!

Le scienze di frontiera stanno confermando ciò che le madri e i padri illuminati hanno sempre saputo che i genitori contano davvero. Per citare il dottor Thomas Verny, un pioniere nel campo della psichiatria prenatale e perinatale: «Le conclusioni a cui si è giunti dopo decenni di ricerca dimostrano al di là di ogni dubbio che i genitori hanno un influsso enorme sulle caratteristiche mentali e fisiche dei figli che allevano». Il condizionamento ha inizio, secondo Verny, non dopo la nascita dei figli, ma PRIMA.

Quando Verny ha avanzato per primo l’ipotesi che l’influsso dei genitori si estenda addirittura al grembo materno, nel suo libro fondamentale del 1982, The Secret Life of the Unborn Child, le prove scientifiche erano ancora a uno stadio preliminare e gli “esperti” erano scettici. Poiché la scienza riteneva che il cervello umano diventasse funzionale solo dopo la nascita, si dava per scontato che feti e neonati non possedessero una memoria e non sentissero dolore.

La memoria implicita nella vita intrauterina

Dopo tutto, notava Freud coniando il termine “amnesia infantile”, la maggior parte delle persone non ha ricordi anteriori ai tre o ai quattro anni di età. Tuttavia gli psicologi sperimentali e i neuroscienziati stanno demolendo il mito secondo cui i bambini non sono in grado di ricordare, e quindi di imparare, e di conseguenza il concetto che i genitori siano semplici spettatori della vita dei loro figli.

Il sistema nervoso fetale e infantile ha ampie capacità sensoriali e di apprendimento, e un tipo di memoria che i neurologi chiamano memoria implicita. Un altro pioniere della psicologia prenatale e perinatale, David Chamberlain, scrive nel suo libro The Mind of Your Newborn Baby: «La verità è che molte delle nostre convinzioni tradizionali riguardo ai bambini sono false. Non sono esseri semplici, ma piccole creature complesse e senza età, dotate di pensieri di insospettata ampiezza».

Queste piccole creature complesse hanno una vita prenatale intrauterina che influenza profondamente il loro stato di salute e il comportamento futuro: «La qualità della vita nell’utero, la nostra dimora temporanea fino al momento della nascita, programma la nostra predisposizione alle malattie coronariche, all’ictus cerebrale, al diabete, all’obesità e a una quantità di altri fattori che potranno verificarsi nel corso della vita», scrive il dottor Peter W. Nathanielsz in Life in the Womb: The Origin of Health and Disease.

Recentemente, una gamma ancora più ampia di disturbi cronici dell’età adulta, come l’osteoporosi, i disordini mentali e le psicosi, è stata strettamente collegata al periodo di sviluppo prenatale e perinatale. Il riconoscimento del ruolo dell’ambiente prenatale nella formazione delle malattie costringe a riconsiderare il determinismo genetico. Nathanilesz scrive: «Ci sono sempre più prove che la programmazione della salute della vita intera attraverso le condizioni intrauterine è altrettanto, se non più importante dei nostri geni nel determinare il nostro rendimento mentale e fisiche».

Programma la felicità dei tuoi figli prima della loro nascita

I “meccanismi” di programmazione a cui fa riferimento Nathanilesz sono i meccanismi epigenetici grazie ai quali gli stimoli ambientali controllano l’attività genetica. Come sostiene Nathanilesz, i genitori possono migliorare l’ambiente prenatale e in questo modo agire da ingegneri genetici nei confronti dei figli.

L’idea che i genitori possano trasmettere cambiamenti ereditari dalla propria vita ai loro figli è ovviamente un concetto lamarckiano in conflitto con il darwinismo. Nathanilesz è uno degli odierni scienziati dotati di sufficiente coraggio per invocare la L maiuscola per Lamarck: «Il passaggio transgenerazionale dei caratteri attraverso vie non genetiche è una realtà. Lamarck aveva ragione, sebbene la trasmissione transgenerazionale dei caratteri acquisiti avvenga attraverso meccanismi che ai suoi tempi erano sconosciuti».

 

Fonte: Scienza e Conoscenza

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