L’approccio antiacido è un valido aiuto per la prevenzione e la cura delle malattie degenerative: ce ne parla il dottor Stefano Fais

Articolo del 25 Gennaio 2022

Le malattie legate a condizioni di acidità corporea sono innanzitutto tutti i tumori maligni, ma anche il diabete e la sindrome metabolica, tutte le infiammazioni croniche e le malattie legate ad aspetti degenerativi: cosa fare per contrastare l’acidità e prevenire le malattie?

SC – Quali sono le più recenti evidenze scientifiche che individuano nell’acidità un fattore scatenante di malattia? Di quali patologie stiamo parlando?

Stefano Fais – L’acidità come causa di malattia è stata sempre snobbata dalla scienza ufficiale, e questa tendenza continua in un’epoca nella quale se non si parla di molecole, geni, proteine, metaboliti si parla di ricerca di retroguardia. Ne sanno molto più i medici di acidità e malattie che non i ricercatori di base, che purtroppo spesso non conoscono neanche l’anatomia del nostro corpo.
Le malattie legate a condizioni di acidità corporea sono innanzitutto tutti i tumori maligni, ma anche il diabete e la sindrome metabolica, tutte le infiammazioni croniche e le malattie legate ad aspetti degenerativi.
In pratica si potrebbe usare un assioma simbolico “acidità=malattia”. Ma sarebbe più corretto dire “permanenza di una condizione di acidità=malattia”. In realtà è tutto molto più complesso e poco conosciuto, e ogni singolo essere umano fa storia a sé.

SC – Che strumenti abbiamo a disposizione a livello di prevenzione per mantenere nel nostro corpo un ambiente alcalino?

Stefano Fais – Gli strumenti ci sarebbero e come. Gli approcci antiacidi vanno da un corredo ampio di farmaci anti-acidi molto potenti (gli inibitori di pompa protonica sono quelli che ho studiato di più nella terapia del cancro), ma anche una serie di tamponi che vanno dal bicarbonato di sodio, al citrato, al basen-pulver, ma anche miscele alcalinizzanti, come l’Alkawater®.

SC – Quali sono le principali caratteristiche dell’alimentazione alcalina?

Stefano Fais – Il concetto di cibo alcalino non è facilissimo da capire. Bisogna partire dal concetto che più che alimentazione alcalina bisognerebbe parlare di cibi alcalinizzanti. Questo perché ciò che acidifica il nostro corpo sono i costituenti elementari degli alimenti che quotidianamente usiamo, cioè il contenuto in zuccheri, proteine e lipidi degli alimenti, che alla fine dei processi metabolici liberano variabilmente H+ e quindi acidificano.
Per parlare di un argomento che riguarda da vicino la mia attività di ricerca, Otto H. Warburg dimostrò, e per questo ricevette il premio Nobel nel 1931, che una differenza clamorosa fra una cellula normale e una cellula di cancro, è che quest’ultima vive metabolizzando gli zuccheri e producendo acido lattico, senza avere bisogno alcuno di ossigeno. Mentre noi sappiamo che una cellula normale in assenza di ossigeno muore in pochi attimi.
Quindi, gli alimenti alcalinizzanti sono quelli che non contengono o contengono molto poco, zuccheri, proteine e lipidi. Limone, pomodori e tutte le verdure.

SC – La medicina convenzionale ancora fatica a riconoscere all’alimentazione un ruolo preventivo e terapeutico, cosa che alcune medicine tradizionali e non convenzionali riconoscono da millenni: secondo lei quali solo le ragioni di questa lacuna?

Stefano Fais – Dietro ad ogni avvenimento dell’era moderna c’è il potere economico. Nulla succede per caso e se ci pensate bene, producono ricchezza sia i farmaci che i prodotti che non si possono definire farmaci (omeopatici, integratori, cosmetici). Ognuno si tiene caro il proprio mercato cercando di evitare di pestare i piedi all’altro. E questo avviene anche tra medicina ufficiale e non ufficiale.
Il medico dovrebbe poter usufruire di tutto quello che esiste al mondo per prevenire e curare le malattie.

SC – E a livello di cura, ci sono farmaci che agiscono sull’acidità? Per quali tipi di malattie stanno dando risultati?

Stefano Fais – Fornire dati in assoluto è difficile e posso farlo solo per quello che riguarda i farmaci testati nei miei studi, cioè gli inibitori di pompa protonica. Gli studi clinici pubblicati sinora hanno dimostrato che questa classe di antiacidi può essere già presa in considerazione come minimo nell’implementare le terapie anti-tumorali esistenti. I dati preclinici hanno chiaramente dimostrato che da soli questi farmaci hanno un chiaro effetto anti-tumorale, ma, come sappiamo, il meccanismo con cui funzionano è talmente in contrasto con le tendenze della ricerca, direi al livello mondiale, che in tempi brevi sarà difficile che un trattamento anti-acido entri nella pratica clinica in oncologia.
I dati preclinici hanno inoltre dimostrato che, sia l’uso di tamponi, sia l’assunzione di acqua alcalinizzata possono rientrare nella terapia e nella prevenzione non solo dei tumori, ma di gran parte delle malattie che affliggono l’umanità.

 

Fonte: SC Scienza Conoscenza

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