Le ong di trenta paesi: «Stop agli allevamenti intensivi di salmone, condizioni crudeli e insalubri»

Articolo del 24 Marzo 2021

Un’inchiesta sull’industria scozzese del salmone rivela sofferenze diffuse su scala industriale, violazioni della legislazione sul benessere degli animali e tassi di mortalità scioccanti. E’ quanto sostiene il rapporto “Gabbie subacquee, parassiti e pesci morti: perché è necessaria una moratoria sull’espansione dell’allevamento dei salmoni in Scozia”, pubblicato da una rete globale di Ong in 30 paesi e guidata dall’organizzazione per il benessere degli animali d’allevamento Compassion in World Farming.

In Italia l’investigazione vede l’appoggio di Animal Equality, Animalisti Italiani, Animal Law, Ciwf Italia Onlus, Enpa, Essere Animali, Jane Goodall Institute Italia, Marevivo e Sea Shepherd Italia.

La Scozia è il terzo produttore mondiale di salmone atlantico d’allevamento (circa 38 milioni di pesci prodotti nel 2019), con esportazioni in oltre 50 paesi, e il governo scozzese sostiene un piano per la massiccia espansione dell’industria entro il 2030. L’Italia è fra i primi 10 importatori di salmone scozzese. Oltre il 96% della produzione di salmone scozzese è gestita da cinque aziende. Compassion ha condotto indagini su 22 allevamenti in totale, sia utilizzando la tecnologia dei droni sia, in 6 allevamenti, i sommozzatori, tra settembre e novembre. In molti di questi allevamenti, gli investigatori hanno trovato gravi infestazioni di pidocchi di mare e alti livelli di mortalità e pesci stipati in spoglie gabbie sottomarine, dove questi migratori naturali non hanno altro da fare che nuotare senza meta in condizioni anguste fino all’età di 2 anni.

Il grado di sofferenza di questi animali è tale, secondo le ong, che la mortalità può raggiungere il 25% prima che il gruppo sia destinato alla macellazione.

“I salmoni soffrono in crudeli allevamenti subacquei in tutta la Scozia. Anche investigatori esperti sono rimasti scioccati da quello che hanno trovato”, ha detto Sophie Peutrill, responsabile della campagna globale di Compassion. “Le immagini rivelano la presenza di salmoni con deformità e malattie, occhi mancanti e grandi pezzi di carne e pelle mangiati dai pidocchi di mare. Questo è completamente inaccettabile. Abbiamo bisogno di fermare immediatamente la continua espansione dell’allevamento del salmone scozzese”.

I pidocchi di mare sono parassiti che si nutrono della pelle, del sangue e del muco dei pesci. Il loro numero è cresciuto con l’espansione dell’industria del salmone, che deve ancora implementare un trattamento o un metodo di prevenzione efficace, positivo per il benessere e rispettoso dell’ambiente. I metodi che l’industria ha sviluppato nel tentativo di liberare i pesci dai pidocchi di mare – compresi i trattamenti chimici tramite dei bagni, i trattamenti con termolicer e idrolicer (l’esposizione del salmone ad acqua estremamente calda o fredda) – sono crudeli e inefficaci e causano la morte di molti pesci.

Non solo l’allevamento del salmone risuta, secondo il rapporto, dannoso per il benessere degli animali, ma anche per l’ambiente. I rifiuti organici e chimici degli allevamenti di salmone scozzesi stanno cambiando la chimica dei sedimenti e uccidono la vita marina sul fondo del mare. I rifiuti possono portare a una cattiva qualità dell’acqua e a fioriture algali dannose. Anche i medicinali e le sostanze chimiche, come gli antibiotici e gli insetticidi, vengono rilasciati nell’ambiente, e molti di questi sono noti per essere tossici per i pesci e altri organismi marini, così come per gli uccelli e i mammiferi. Inoltre, l’allevamento di pesci carnivori, come il salmone, è responsabile di gran parte della pesca industriale dei nostri oceani già impoveriti. Milioni di tonnellate di pesce catturato in natura sono ridotti a farina e olio per nutrire i pesci negli allevamenti intensivi.

Compassion ha scritto una lettera aperta al governo scozzese, chiedendo urgentemente una moratoria sull’espansione dell’industria, al fine di eliminare gradualmente l’allevamento intensivo del salmone.

 

FonteTerraNuova.it

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