Lo smog come causa di morte: una sentenza storica

Articolo del 28 Dicembre 2020

Un tribunale inglese ha stabilito che lo smog contribuì materialmente alla morte di Ella Kissi-Debrah, una bambina di 9 anni affetta da asma.

Ella Kissi-Debrah, scomparsa nel 2013 in seguito all’ennesimo attacco d’asma, è la prima persona morta ufficialmente a causa dello smog nel Regno Unito. Con una sentenza destinata a passare alla storia, un tribunale inglese ha dichiarato che l’inquinamento atmosferico contribuì materialmente alla fine della bambina, che aveva 9 anni e viveva a 25 metri da una delle arterie stradali più trafficate della zona sud di Londra.

UNA RESPONSABILITÀ PRECISA. Ella Kissi-Debrah morì per un grave attacco d’asma il 15 febbraio 2013: nei tre anni precedenti era finita in ospedale 27 volte per episodi simili, sempre salvata sul filo del rasoio. Una prima inchiesta sulla morte della bambina, strettamente incentrata sulle cure mediche ricevute, aveva concluso che il decesso era da attribuire a un’insufficienza respiratoria acuta. Tuttavia, nei giorni scorsi, dopo essersi consultato con esperti di qualità dell’aria, medici, rappresentanti della famiglia, del governo e del quartiere di Lewisham dove Ella viveva, il coroner Philip Barlow ha stabilito che lo smog contribuì in modo materiale alla morte della giovane.

VITTIMA DEL TRAFFICO. Nel verdetto si legge che Ella «morì di asma a cui aveva contribuito l’esposizione a un eccessivo inquinamento dell’aria». L’incapacità delle autorità di ridurre i livelli di biossido di azoto (NO2), un gas altamente tossico generato dai processi di combustione – in particolare dalle emissioni diesel – e la mancanza di informazioni sugli effetti deleteri di questi inquinanti fornite alla madre della bambina furono elementi determinanti per il decesso.

ASMA DA SMOG. Nel 2018, un’indagine dell’Università di Southampton basata su campioni di tessuti della bambina e sui sensori di misurazione dello smog vicino alla sua abitazione aveva concluso che proprio l’esposizione a livelli di NO2 fuori dalla soglia di sicurezza fissata dall’OMS aveva contribuito in modo chiave agli attacchi d’asma. Ogni giorno Ella doveva camminare accanto alla South Circolar, una circonvallazione estremamente trafficata, per arrivare a scuola. Come lei altri milioni di bambini, nelle zone più povere e inquinate di Londra e altre grandi città, respirano livelli potenzialmente letali di smog.

DIRITTI NEGATI. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra l’11 e il 14 per cento dei bambini di cinque anni o più nel mondo soffre d’asma: in molti casi questi sintomi sono direttamente collegati all’inquinamento dell’aria o domestico, al fumo di seconda mano, al polline o a condizioni malsane di umidità unite a propagazione di muffe. Nell’ultimo decennio i decessi in età pediatrica per asma nel Regno Unito sono cresciuti in modo allarmante: nei giorni con livelli di smog più pesanti, sempre più pazienti faticano a respirare e possono accusare crisi respiratorie gravi.

Secondo un’inchiesta condotta nel 2017 dal Guardian, più di 2000 scuole e asili in Inghilterra e Galles si troverebbero esposti a livelli preoccupanti di emissioni diesel. Sono i più poveri a respirare l’aria più inquinata. Il verdetto è destinato – si spera – ad aprire un dibattito sulle disuguaglianze sociali e sul diritto alla salute.

 

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