Lotta al fumo: dalle app alle spiagge senza sigarette.

Articolo del 21 Ottobre 2020

Il corso «Pneumo e Psiche: la memoria e il respiro», organizzato a inizio ottobre dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha rappresentato un’interessante occasione di riflessione e approfondimento sul tema del respiro, e anche per parlare delle tecnologie digitali impiegate per la salute – tra cui le app per la lotta al tabagismo.

La digitalizzazione in relazione alla conoscenza scientifica offre prospettive innovative, come modalità di diagnosi attraverso software progettati per sostenere decisioni diagnostiche. In questo contesto diventa però centrale la capacità del singolo cittadino di autoprodurre dati e informazioni di salute e di condividerli. Siamo di fronte alla m-health, o mobile health, e al quantified self: l’insieme delle tecnologie digitali che consentono di utilizzare dati rilevanti per la salute provenienti da dispositivi medici portatili e dai cosiddetti wearables (dispositivi indossabili come braccialetti fitness) anche nell’ambito della cartella informatizzata del paziente (CIP).

Tutto questo conduce inevitabilmente a una sorta di delocalizzazione della conoscenza. Prendiamo l’app Immuni. L’utente che scopre di essere positivo al virus deve chiedere assistenza a un operatore sanitario per caricare i dati necessari a avvertire gli utenti che sono stati a contatto con lui: l’operazione si effettua tramite convalida di un codice univoco che non svela i dati personali dell’utente. Ma se l’operatore sanitario non fornisce il supporto necessario (come pare stia accadendo in più di una regione)? Il sistema di tracciamento si blocca, nonostante il senso di responsabilità del cittadino e la bontà della tecnologia a disposizione. Non basta il gadget, se le relazioni non si attivano.

App per smettere di fumare

Anche la lotta al tabagismo ha le sue app: un mondo in cui si è addentrata  Elena Munarini, psicologa e psicoterapeuta della Pneumologia dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (INT) durante il corso di formazione «Pneumo e Psiche: la memoria e il respiro», organizzato dall’Istituto lo scorso 3 ottobre. Una rassegna della letteratura pubblicata lo scorso aprile ha indagato l’efficacia delle tecnologie per smettere di fumare. La ricerca ha rilevato, dalle fonti rintracciabili in Pubmed e Scopus, 32 tecnologie: 12 sistemi di rilevamento del fumo e 20 app per smartphone. Le cosiddette smoking detection technologies non necessitano di alcun inserimento di dati da parte dell’utente, si basano sull’interazione tra l’app per smartphone e un dispositivo indossabile. I primi lavori si sono avvalsi dell’utilizzo di sensori e attestavano un tasso di rilevamento del fumo dell’80-90%, in seguito si è abbinato l’utilizzo dello smartwatch (completo di un accelerometro) allo smartphone e più recentemente si è ricorsi al solo smartwatch.

Le applicazioni di queste tecnologie si basano sull’annotazione di comportamenti, risultati ed eventi legati al desiderio di fumare e le valutazioni medie sono significative grazie all’alto numero di download registrato. In questo modo esse aiutano a pianificare percorsi personalizzati per smettere di fumare. La diffusione mirata di video, suggerimenti, messaggi, forniscono elementi validi per l’adozione di tecniche psicologiche (come protocolli mindfulness), di terapie mirate (quale la terapia sostitutiva con nicotina, NRT) e descrivono soluzioni interessanti, supportate da risultati sperimentali.

Nonostante le elevate prestazioni dal punto di vista tecnico, anche in questo caso è importante sottolineare il fatto che non basta la tecnologia per concretizzare un programma clinico.

Pneumo e psiche

Oltre al tema del digitale, il corso «Pneumo e Psiche: la memoria e il respiro» ha rappresentato un’interessante occasione di riflessione e approfondimento sul tema del respiro, inteso come funzione ricca di connessioni fisiche e psicologiche, ma anche con un forte riverbero nella letteratura di tutti i tempi, dall’uso metaforico della parola pneumones nella lirica greca (nella relazione di Marina Cavalli, Università degli Studi Milano), alla presenza della malattia che permea la scrittura della Recherche proustiana (Flavio Allegri, pneumologo dell’INT). La relazione di Mike Maric, campione di apnea e docente di Medicina all’Università degli Studi di Pavia, si è concentrata sulle possibili cause di disfunzioni respiratorie in età pediatrica e sulla relazione tra respirazione e sport: il respiro è il primo atto della vita extrauterina ed è fondamento della vita stessa. Quando si sta bene non ci si sofferma mai su di esso, è scontato che funzioni, a meno che qualcosa non lo minacci. Anche il respiro può essere trattato bene o male, curato o trascurato, goduto appieno nelle sue potenzialità che agiscono su tre parametri fondamentali: fisiologico, fisico, mentale, o considerato mero automatismo fisico.

Massimo Verga (responsabile del centro antifumo dell’Ospedale San Paolo di Milano) ha offerto una panoramica molto accurata sulle opzioni terapeutiche e correlati psicologici nei casi di BPCO, asma, fumo, mentre Roberto Boffi (responsabile della Pneumologia dell’INT), ha spostato l’attenzione sul fumo passivo. Partendo dalla valutazione del rischio di cancro per i fumatori involontari e da un’attenta analisi degli effetti del fumo passivo, si giunge a dati inequivocabili sull’inquinamento indoor e outdoor che il fumo genera. Il Codice europeo contro il cancro del 2014 riporta in apertura dell’elenco di dodici indicazioni per ridurre il rischio di cancro: “Non fumate. Non usate alcun tipo di tabacco”. Anche sulla scia di questa raccomandazione si è assistito, dopo l’esempio del 2019 di Bibione, al moltiplicarsi anche in Italia delle spiagge senza fumo, giunte a 21 la scorsa estate.

 

FonteScienza in Rete