SALUTE: Cos’è il ‘fuoco di Sant’Antonio? Come riconoscerlo e curarlo.

Articolo del 08 Ottobre 2020

La patologia che colpisce pelle e nervi è causata dalla riattivazione del virus della varicella. Attenzione alla comparsa di arrossamento con vescicole liquide di solito sul torace.

Attivato anche dallo stress

In gergo medico si chiama Herpes zoster, ma in Italia la maggior parte delle persone lo conosce come «Fuoco di Sant’Antonio», malattia infettiva, talvolta molto insidiosa, che ha come bersaglio i nervi e la pelle ed è causata dalla riattivazione del virus della varicella. Come si sviluppa? «Dopo la guarigione dalla varicella, malattia infettiva che la maggior parte delle persone supera durante l’infanzia, il virus varicella-zoster (come tutti i virus erpetici) non viene eliminato del tutto, ma rimane confinato, inattivo, nei gangli nervosi dei nervi sensitivi», spiega il professor Carlo Gelmetti, direttore della Dermatologia pediatrica dell’Irccs Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. «Può tuttavia succedere che a distanza di tempo, il virus si risvegli a causa di un indebolimento del sistema immunitario, come può capitare con l’avanzare dell’età, o per l’impiego di alcuni farmaci immunosoppressori o, ancora, in seguito a uno stress ambientale (troppo caldo, troppo freddo, troppo sole) o emozionale. Il virus riattivato si moltiplica e risale lungo il fascio nervoso periferico fino a raggiungere la cute innervata da questo nervo, area chiamata in termini tecnici dermatomero».

I segni e i sintomi

Da che cosa si riconosce il Fuoco di Sant’Antonio? «Nel momento in cui si riattiva il virus, il paziente avverte un fastidio nella sede corrispondente a quella innervata dal ganglio nervoso interessato. La forma statisticamente più comune è quella toracica, ma possono essere interessati anche i nervi sensitivi del volto oppure quelli sacrali. Il fastidio iniziale, avvertito come pizzicore, bruciore, formicolio o persino dolore, può essere più o meno intenso a seconda dell’età, in genere è maggiore negli anziani o, invece, addirittura assente nei bambini. «Compare poi un tipico arrossamento con vescicole a contenuto liquido che si rompono con facilità. Si formano così delle croste che si staccano nell’arco di una o due settimane. Di solito i disturbi sono localizzati solo a un lato del corpo, nell’area innervata da un nervo sensitivo». Finché non si manifestano le classiche vescicole cutanee, la diagnosi può essere difficile perché il paziente lamenta fastidi non ben identificabili. Per esempio se è interessato un nervo toracico a sinistra, si può addirittura pensare a un infarto. Quando però compaiono le caratteristiche lesioni (di solito monolaterali), la diagnosi è pressoché immediata.

Le terapie farmacologiche e il vaccino

Esistono cure efficaci per questa patologia? «Il ricorso a farmaci antivirali, da assumere il prima possibile dal momento dell’esordio dei sintomi, favorisce una guarigione più rapida e riduce il rischio della nevralgia posterpetica, la complicanza più temibile dell’Herpes zoster. «In genere si utilizza l’aciclovir a dosaggio elevato, circa quattro volte maggiore rispetto alle dosi usate per combattere l’Herpes simplex (famiglia di virus che causano l’Herpes labiale e quello genitale). In alternativa si può somministrare il valaciclovir, un profarmaco di aciclovir. Al paziente si raccomanda poi di evitare situazioni stressanti che potrebbero rallentare la guarigione e/o favorire lo sviluppo di complicanze». In Italia è anche disponibile un vaccino usato per prevenire sia l’Herpes zoster sia la nevralgia posterpetica. Il vaccino contiene una forma attenuata del virus della varicella-zoster che stimola il sistema immunitario ad agire specificamente contro il virus. La vaccinazione gratuita è rivolta alle persone con 65 anni di età e alle persone con più di 50 anni con particolari condizioni di salute (diabete, patologie cardiovascolari, bronchite cronica, eccetera.). «La vaccinazione andrebbe presa in considerazione soprattutto negli anziani (over 70), quando il rischio di riattivazione del virus è maggiore. Un nuovo vaccino ricombinante, ancora non disponibile nel nostro Paese viene attualmente consigliato per profilo di efficacia e sicurezza» segnala Gelmetti.

Con la nevralgia posterpetica si rischia grosso

Quali sono le complicanze? «Le vescicole cutanee causate dall’Herpes zoster si risolvono sempre senza grossi problemi, ma il nervo sensitivo interessato può impiegare molto tempo a guarire o non guarire mai in rari casi, soprattutto negli anziani. Il risultato può essere la citata nevralgia posterpetica, caratterizzata dalla persistenza di dolore neuropatico anche per settimane, mesi o anni dalla scomparsa delle lesioni cutanee dell’Herpes zoster. Il dolore viene in genere descritto dai pazienti come bruciore continuo nella parte interessata, a cui si possono associare alterazioni della sensibilità superficiale della cute».

 

Fonte: Corriere della Sera