Sempre più difficile per le foreste riprendersi dalle catastrofi

Articolo del 17 Agosto 2022

Le foreste di tutto il mondo stanno perdendo la loro resilienza e diventano più vulnerabili ai fattori perturbanti determinati dal riscaldamento del pianeta. Ciò è particolarmente vero per gli ecosistemi delle zone tropicali, temperate e secche del mondo, secondo un nuovo studio.

Quando una foresta perde resilienza, significa che sta gradualmente perdendo la capacità di riprendersi dopo incendi, siccità, deforestazione e altri eventi dirompenti, spiega lo studio, pubblicato su “Nature”. Oltre un certo limite, alcune foreste possono avvicinarsi a una sorta di punto di non ritorno, una soglia che le proietta verso un rapido declino.

Inoltre, secondo alcuni studi, una foresta potrebbe non essere in grado di riprendersi completamente. Potrebbe così trasformarsi in un altro ecosistema, come una prateria o una savana.

Negli ultimi anni, il concetto di punto di non ritorno delle foreste è diventato un tema caldo della climatologia. La vasta foresta amazzonica è una delle principali aree interessate.

Ampie zone dell’Amazzonia soffrono già degli effetti a lungo termine della deforestazione. Ora, molti scienziati avvertono che il cambiamento climatico sta peggiorando la situazione. La diminuzione delle precipitazioni, l’aumento della siccità e gli incendi devastanti stanno mettendo a dura prova l’iconica foresta pluviale.

Alcuni studi basati su modelli hanno suggerito che il continuo riscaldamento del pianeta – unito alla deforestazione in corso e ad altri disturbi umani – finirà per spingere l’Amazzonia oltre un punto di non ritorno. Oltre questa soglia, l’ecosistema potrebbe entrare in una spirale inarrestabile di declino, trasformandosi da lussureggiante foresta pluviale a savana erbosa.

C’è un notevole dibattito su dove possa trovarsi esattamente questo punto di svolta. Un recente rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), che riassume le migliori e più aggiornate scienze climatiche di tutto il mondo, ha affermato che un punto di svolta in Amazzonia potrebbe essere possibile prima della fine del secolo. Ma rileva anche che c’è ancora molta incertezza su quanto sia probabile.

Poco dopo la pubblicazione del rapporto dell’IPCC, uno studio che ha destato scalpore pubblicato sulla rivista “Nature Climate Change” ha avvertito che l’Amazzonia sta perdendo resilienza da almeno un paio di decenni. Ciò significa che si sta già avvicinando al presunto punto di svolta, anche se gli autori dello studio affermano che un’azione immediata per proteggere la foresta pluviale e frenare il cambiamento climatico potrebbe ancora salvarla.

Ora gli scienziati stanno rivolgendo lo sguardo al resto del mondo. Lo studio di questa settimana prende in esame le foreste di tutto il mondo, dai caldi tropici alle foreste boreali del Canada settentrionale e della Russia.

Guidato da Giovanni Forzieri dell’Università di Firenze, il gruppo di ricerca ha usato tecniche di apprendimento automatico per analizzare 20 anni di dati sulla vegetazione globale, dal 2000 al 2020. I ricercatori hanno utilizzato i dati satellitari sulla produttività dell’ecosistema – un indicatore della salute degli alberi – per valutare la velocità e la facilità con cui le foreste sono in grado di riprendersi dai fattori disturbanti.

Molte foreste boreali settentrionali, hanno scoperto gli scienziati, stanno in realtà aumentando la loro resilienza. Secondo i ricercatori, il riscaldamento e l’aumento del tasso di anidride carbonica potrebbero compensare altri effetti negativi del cambiamento climatico in queste regioni, almeno per ora. Tuttavia, anche alcune foreste boreali stanno subendo perdite di resilienza localizzate, tra cui alcune zone della Russia centrale e del Canada occidentale.

Altrove il quadro è desolante. Le foreste delle regioni tropicali, temperate e aride del mondo stanno subendo un calo significativo della resilienza.

Le foreste intatte, cioè quelle che non sono gestite né sfruttate dagli esseri umani, tendono ad avere livelli di resilienza di base più elevati. Tuttavia, sia le foreste intatte sia quelle gestite stanno perdendo la loro resilienza nel tempo a tassi simili tra loro.

Questo suggerisce agli scienziati che il declino non è legato alle tecniche di gestione umana. Probabilmente è causato dal cambiamento climatico.

 

Fonte: Le Scienze

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