“Sì al vaccino Covid in gravidanza. Ma la donna deve essere informata esaustivamente su tutti i pro e i contro”. Position paper dei ginecologi italiani

Articolo del 04 Gennaio 2021

Le società scientifiche italiane Sigo, Aogoi, Agui e Agite hanno redatto un documento sulla vaccinazione Covid in gravidanza alla luce delle conoscenze attuali. Mancano ancora dati specifici ma “trattandosi comunque di un vaccino con mRNA, cioè non di un vaccino a virus vivo, ed in cui le particelle di mRNA vengono rapidamente degradate, si ritiene che possano essere considerati sufficientemente sicuri nelle donne in gravidanza”.

IL POSITION PAPER.

La Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), l’Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi), l’Associazione ginecologi universitari italiani (Agui), l’Associazione ginecologi territoriali (Agite) prendono posizione sulla vaccinazione Covid in gravidanza condividendo un position paper ad interim sulla base delle conoscenze attuali.

Il documento è stato condiviso anche dalla Società italiana di neonatologia (Sin), dalla Società italiana di pediatria (Sip), dalla Società italiana di medicina perinatale (Simp), dalla Società italiana embriologia riproduzione e ricerca (Sierr) e dalla Federazione nazionale degli Ordini della professione di ostetrica (Fnopo).

La premessa è che, come già sottolineato nelle linee guida internazionali e da Aifa, al momento “i dati disponibili sui vaccini  sono derivanti solo da studi su modelli animali, e non hanno mostrato effetti dannosi in gravidanza”. Inoltre, “non sono disponibili dati di sicurezza ed efficacia nelle donne in gravidanza e allattamento”.

Tuttavia, si legge nel documento dei ginecologi e neonatologi italiani, “trattandosi comunque di un vaccino con mRNA (il riferimento è al vaccino Pfizer-BioNTech, l’unico attualmente autorizzato in Italia, ndr.), cioè  non  di un vaccino a virus vivo, ed in cui le particelle di mRNA vengono rapidamente degradate, si ritiene che possano essere considerati sufficientemente sicuri nelle donne in gravidanza”.

Fonte:  QuotidianoSanità.it

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