Welfare aziendale: quali i vantaggi fiscali per l’impresa?

Articolo del 01 Novembre 2020

Il welfare aziendale garantisce un’ottimizzazione del vantaggio fiscale non solo per i dipendenti, ma anche per datori di lavoro e imprese: in cosa consiste esattamente questo beneficio?

Posto il fondamentale contributo di alcune delle ultime Leggi di Bilancio allo sviluppo del welfare aziendale, il principale riferimento normativo in materia di welfare aziendale e benefici fiscali, è stato – e continua a essere in assenza di ulteriori specifiche legislative – il Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), il quale, all’interno degli articoli 51 (erogazioni a favore dei dipendenti) e 100 (oneri di utilità sociale), individua somme e valori che, se erogati dal datore di lavoro alla generalità dei dipendenti, non concorrono alla formazione di reddito per il dipendente e sono deducibili dal datore di lavoro ai fini IRES, godendo quindi di un particolare trattamento fiscale.

Se, per il dipendente, ricevere un premio in welfare piuttosto che in denaro è senz’altro conveniente in termini di risparmio di contributi previdenziali e imposte a suo carico, grazie al sostanziale azzeramento del prelievo fiscale e contributivo sui beni e servizi, va considerato che i vantaggi fiscali sono tutt’altro che trascurabili anche per le aziende.

Il punto di vista dell’impresa: ottimizzazione del vantaggio fiscale, attrattività e produttività

Anche in questo caso, viene in aiuto un esempio. Si consideri allora il caso di  un lavoratore che percepisce una retribuzione annuale lorda di 28.000 euro e che riceve un premio di risultato pari a 3.000 euro annui. Le possibilità a riguardo sono di fatto tre: 1) un aumento diretto in busta paga, con conseguente aumento della RAL; 2) il versamento del premio di risultato in busta paga; 3) la conversione del premio di risultato in servizi di welfare aziendale.

L’eventualità più conveniente anche per l’impresa è proprio quella della conversione del premio di risultato in servizi di welfare: in questo caso, il vantaggio è correlato non solo alla completa deducibilità del premio, ma anche all’esenzione della trattenuta per contributi INPS.  Non solo, se oltre al vantaggio fiscale derivante dalla detassazione del premio di risultato si considerassero anche i contributi destinati a previdenza complementare e sanità integrativa, completamente deducibili all’interno dei limiti previsti dalle rispettive normative, il risparmio in termini di imposte dovute gioverebbe ancor di più sia ai dipendenti sia alle aziende: per le imprese che già prevedono piani di previdenza  e assistenza sanitaria, destinare l’intero premio di risultato (o una sua parte) a queste due finalità non concorrerebbe al calcolo del tetto massimo di deducibilità annuale.

Dunque, ricapitolando, il welfare aziendale consente un miglioramento dell’efficienza fiscale nell’allocazione delle risorse, favorendo al contempo il benessere del lavoratore. Dipendenti più soddisfatti da un lato e, dall’altro, una riduzione del cuneo fiscale e contributivo tale da agevolare investimenti in settori aziendale strategici (ad esempio, formazione o tecnologie) incentivano di fatto produttività e sviluppo aziendale, riverberandosi positivamente tanto sulla società quanto sui suoi lavoratori e le loro famiglie.

 

Fonte:  Pensioni & Lavoro